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Diabete, basta insulina con il trapianto di cellule

Diabete, basta insulina con il trapianto di cellule

10 Giugno 2016 0 Di Pietro Nigro

Al Niguarda di Milano il primo paziente con Diabete di tipo I in Europa che potrà smettere di usare insulina grazie al trapianto di cellule delle isole pancreatiche sviluppato in collaborazione con il Diabetes Research Institute di Miami. 

Diabete, a Milano il primo trapianto di cellule delle isole pancreatiche

Una svolta epocale nella cura del diabete di tipo I. Un trapianto di cellule delle isole pancreatiche con una tecnica innovativa messa a punto dal Diabetes Research Institute dell’università di Miami, negli Stati Uniti, e adottata per la prima volta in Europa all’ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano. A beneficiarne, un paziente di 41 anni, affetto dall’età di 11 anni da diabete del tipo I e che ora, primo in Europa, potrà fare a meno della terapia con insulina. E una importante conferma per il protocollo sviluppato dai ricercatori americani l’anno scorso.

Il trapianto, infatti, è stato effettuato seguendo il protocollo BioHub del Dri, il più importante centro mondiale di ricerca sul diabete, di cui il Niguarda è partner, dall’equipe guidata da Federico Bertuzzi, responsabile del programma di trapianto delle isole, Mario Marazzi, responsabile dell’unità di Terapia dei tessuti, e Luciano De Carlis, direttore del reparto di Chirurgia generale e Trapianti, che hanno trapiantato le cellule produttrici di insulina in una “impalcatura biologica” progettata sulla superficie dell’omento, un tessuto altamente vascolarizzato che copre gli organi addominali.

Un’operazione condotta con successo e che fornisce ai ricercatori del Niguarda Ca’ Granda una importante conferma della bontà del protocollo sviluppato dagli americani, sperimentato per la prima volta l’anno scorso in Florida e condiviso con tutti i centri che fanno parte della Federazione mondiale degli istituti di ricerca sul diabete, un’alleanza globale di ricercatori e centri medici che collaborano e condividono i risultati delle loro ricerche per accelerare la ricerca di una cura per il diabete.

Il diabete, infatti, è una delle malattie più dannose, con il maggior carico economico e sociale, soprattutto per le popolazioni dei Paesi più avanzati, ed una delle maggiori cause di morte per milioni di persone.

Le mie vive congratulazioni al team del Niguarda, la prima squadra della Federazione Dri in Europa e nel mondo ad aver confermato i primi risultati conseguiti lo scorso anno a Miami. Questa tecnica di ingegneria tissutale sarà essenziale per permettere la sperimentazione clinica di nuove tecnologie per prevenire l’uso di farmaci anti-rigetto, che attualmente limitano l’applicabilità del trapianto delle isole nei casi più gravi di diabete di tipo 1″, ha detto Camillo Ricordi, direttore del Dri e professore di Chirurgia, Medicina, Ingegneria biomedica, Microbiologia e Immunologia presso la Miller school dell’università di Miami, nonché direttore del Centro trapianti di cellule del Dri.

Il dottor Ricordi e il suo staff del Dri all’università di Miami forniscono la loro assistenza a diverse equipe di ricercatori in tutto il mondo, attraverso la condivisione di protocolli, di attrezzature e soprattutto attraverso la piattaforma di telescienza del Dri, che permette ai vari gruppi di ricerca di lavorare “virtualmente” insieme.

Dopo decenni di progressi nel trapianto delle isole del pancreas, il Dri è giunto a sviluppare un Biohub, un mini organo bioingegnerizzato per riprodurre le capacità del pancreas di produrre insulina naturale nelle persone con diabete di tipo 1. Nel procedimento sviluppato all’università di Miami, le isole pancreatiche del donatore sono state trapiantate all’interno di una impalcatura biodegradabile, una delle piattaforme BioHub del Dri, realizzata combinando plasma sanguigno del paziente con l’enzima trombina, per ottenere una sorta di gel che si attacca all’omento e tiene gli isolotti in posizione. L’omento a sua volta viene ripiegato intorno a questa miscela biodegradabile e biologica. Nel corso del tempo, il corpo del paziente assorbe il gel, lasciando intatti gli isolotti, mentre si formano nuovi vasi sanguigni che forniscono ossigeno e altre sostanze nutritive indispensabili per la sopravvivenza delle cellule.

Nel diabete di tipo 1, le cellule degli isolotti del pancreas che producono insulina vengono erroneamente distrutte dal sistema immunitario del paziente, che deve quindi tenere sotto controllo i suoi livelli di zucchero nel sangue assumendo insulina ogni giorno. Invece, il trapianto di cellule degli isolotti del pancreas di un donatore permette ad alcuni pazienti di vivere senza doversi iniettare insulina ogni giorno. In alcuni casi, i pazienti che hanno ricevuto il trapianto sono riusciti a rimanere indipendenti dalle iniezioni di insulina per dieci anni.

Finora, le cellule degli isolotti sono stati infusi nel fegato, ma hanno presentato spesso problemi di sopravvivenza in un ambiente evidentemente poco favorevole. Lo sviluppo di questa tecnologia BioHub, invece, dovrebbe addirittura eliminare la necessità di farmaci anti-rigetto. Nella procedura che ha ottenuto l’approvazione dell’agenzia americana Fda,  si stanno compiendo trial per testare l’Omento come sito di impianto alternativo, anche se il Dri sta testando anche altre possibili piattaforme BioHub in studi preclinici e clinici.

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