Ecco perché la lezione della storia deve guidare la politica
13 Novembre 2024La storia è maestra di vita, per tutti. Ecco perché anche il politico accorto dovrebbe sempre tenere presente la lezione della storia per affrontare al meglio le sue decisioni.
Ecco perché la lezione della storia deve guidare la politica
Nel mondo attuale, dominato da conflitti e spargimenti di sangue, si avvertono i limiti dell’hard power. Stiamo assistendo all’impossibilità di creare un nuovo ordine mondiale solo sulla potenza delle armi. È necessario, quindi, che i leader politici agiscano con responsabilità e che le loro scelte lungimiranti siano incentrate sul rispetto della dignità dei popoli e la tutela della sicurezza internazionale.
Affinché ciò avvenga i politici non devono dimenticare la lezione della storia che, come disse Cicerone nel De oratore, è maestra di vita (“magistra vitae”), ossia strumento per comprendere criticamente il mondo degli uomini, e quindi essere propositivi nel futuro.
Polibio: La conoscenza degli avvenimenti passati fornisca soluzioni ai problemi del presente
Polibio, nel primo libro delle Historiae, esaltò la storia con queste testuali parole: “Se a coloro che hanno esposto prima di noi fatti storici fosse avvenuto di tralasciare l’elogio della storia stessa, sarebbe forse necessario esortare tutti a scegliere e apprezzare tali opere, poiché non c’è per gli uomini un mezzo di correzione più disponibile della conoscenza dei fatti passati”.
Lo storico di Megalopoli intende la storia come materia d’apprendimento (“máthema”) per coloro che si occupano delle faccende politiche, affinché la conoscenza degli avvenimenti passati possa suggerire soluzioni ai problemi del presente ed essere lungimiranti per il futuro.
La storia ha dunque una funzione didattica essendo per Polibio la “più autentica educazione e più autentico addestramento all’azione politica”.
Il concetto di utile (“chrésimon”) presente nello studio della storia è stato già sottolineato secoli prima di Polibio dall’oratore Isocrate che, nell’orazione Ad Nicocle afferma: “Osserva le cose che avvengono e quelle che capitano in loro conseguenza e ai privati e ai re: infatti, qualora tu ricordi il passato, deciderai meglio sul futuro”.
Secondo Isocrate dalla lezione del passato si potranno ottenere risposte per l’avvenire. Colui che si occupa di politica, che si interessa dei problemi del contesto in cui vive, e che guarda al di là dei suoi confini, necessita di una formazione basata sul sapere storico.
Quest’ultimo non deve essere solo un insieme ordinato di fatti del passato ma, in quanto conoscenza della vita concreta, ha come scopo l’adozione del pragmatismo nella politica dispensando perle di saggezza.
Ancora Isocrate nel Panegirico si esprime con queste parole: “Infatti i fatti che sono avvenuti prima furono lasciati in comune a tutti noi, ma l’adoperarli opportunamente e riflettere sulle cose convenienti riguardo a ciascuno (di essi) ed esporli bene con le parole è proprio dei saggi”.
Seguire gli insegnamenti degli uomini illustri del passato forgia il carattere dei politici, di quelli che ritengono che l’azione ponderata, prudente possa rivelarsi la scelta giusta alle criticità del reale.
Da Machiavelli a Hobbes, ecco l’importanza della storia
Nell’età moderna, Niccolò Machiavelli nel Principe puntualizza l’importanza di meditare sulle gesta di coloro che
hanno segnato la storia con il proprio comportamento perché seguire il loro tracciato è la strada sicura per
affrontare nel modo migliore la realtà.
Dice lo scrittore fiorentino: “Camminando li uomini quasi sempre per le vie battute da altri, e procedendo nelle azioni loro con le imitazioni, né si potendo le vie d’altri al tutto tenere, né alla virtù di quelli che tu imiti aggiungere, debbe un uomo prudente intrare sempre per vie battute da uomini grandi, e quelli che sono stati eccellentissimi imitare, acciò che, se la sua virtù non vi arriva, almeno ne renda qualche odore”.
Sempre nell’età moderna, il giovane Hobbes, nel commento alle Storie di Tucidide, specifica l’importanza della storia come patrimonio da cui attingere per agire con intelligenza. Dice il filosofo inglese: “Poiché il lavoro principale e proprio della storia è quello di rendere gli uomini istruiti e, grazie alla conoscenza delle azioni passate, capaci di comportarsi con prudenza nel presente e con previdenza rispetto al futuro”.
La conoscenza storica dà la misura all’azione, ossia contribuisce alla formazione dell’uomo prudente che, nel ponderare le proprie scelte, valuta anticipatamente gli effetti del proprio agire nella situazione particolare. Egli ha il passo deciso di colui che, con sguardo attento sa bene dove mette i piedi, contrariamente all’avventato che, senza riflettere adeguatamente alle proprie azioni si muove come il vento d’improvviso tra le foglie.
La prudenza è la virtù degli uomini accorti che nel presente hanno la visione di qualcosa che dovrà ancora accadere; quindi il prudente è anche previdente. Quest’ultimo, infatti, grazie alla sua avvedutezza prende provvedimenti in anticipo per l’avvenire.
L’azione politica sarà efficace se non si baderà solo al vantaggio immediato nella situazione contingente ma si cercherà di costruire con prudenza e previdenza su solide basi la nuova società futura senza ignorare le influenze del passato sul presente.
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