Emilia Romagna al voto, la stirpe Bergonzoni: padre Pd e pro Sardine, figlia candidata leghista
15 Gennaio 2020In Emilia-Romagna la candidatura divide i Bergonzoni: il padre è del Pd e pro Sardine, la figlia leghista e candidata alla Regione. E al bar Dolce Lucia altolà per Salvini.
Emilia Romagna, la candidatura divide Bergonzoni padre e figlia
Scusate, “sputtanamento” non è un fiore tra fiori della lingua italiana, ma “quanno ce vò, ce vò”, come direbbe in romanesco Gigi Proietti. E l’espressione è proprio consona alle conseguenze di un’inequivocabile sentenza della Cassazione che giudica immotivato il provvedimento degli arresti domiciliari per il Sindaco di Reggio Emilia Andrea Carletti.
Lo “sputtanamento” mette fine alla velenosa campagna elettorale della Lega che ha puntato a favorire l’evanescente candidata Bergonzoni alle regionali strumentalizzando il coinvolgimento del sindaco Pd nel caso “Angeli e Demoni”.
Simona Malpezzi, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, ha dichiarato in merito alla decisione della Corte: “La Cassazione rileva che erano infondati gli arresti contro il sindaco di Bibbiano. Questo ci dice due cose: che la gogna a cui è stato sottoposto Carletti e il tentativo di certa politica di strumentalizzare sono stati indegni. E che la giustizia deve fare il suo corso”.
Alla Lega non ne va bene una alla vigilia del voto per le regionali di Emilia Romagna. L’ex ministro dell’interno Salvini prova a spendersi per supportare l’insostenibile Bergonzoni e incontra serie difficoltà a ‘comiziare’ in piazza. Non osa sfidare il tutto esaurito delle Sardine e ripiega sui bar, ma anche questo rintanarsi in piccoli spazi gli dice male.
Di buon mattino niente di meglio di un buon caffè e di incontrare “quattro amici al bar” e però, sulla porta del ‘Dolce Lucia’, gli sbarrano l’ingresso: “Qui non si fa campagna elettorale”.
L’ex vice premier ci riprova con il bar Tiffany, ormai Bologna questo gli consente.
Il leader del Carroccio incassa una più consistente contestazione alla ‘Casa della conoscenza’, dove lo aspettano decine di anti Lega con bandiere di Emilia-Romagna Coraggiosa, lo striscione ‘Casalecchio non si lega, cori ‘Bella ciao’ e volantini che inneggiano a Bonaccino, candidato del Pd.
Il peggio è per lui inaspettato e deflagrante: il padre della Bergonzoni, da un anno iscritto al Pd, regala le opere del nonno, artista affermato e noto in tutto il mondo alle Sardine, si fa fotografare con Mattia Sartori, uno dei fondatori del Movimento, e conferma che voterà per Bonaccini: “La lega non mi piace per il disprezzo che esprime verso gli ultimi. Le Sardine? Una ventata fresca. Spero che siano la primavera della politica”.
Le nomine Rai e il processo a Salvini dividono maggioranza e opposizione
È rissa a viale Mazzini: in attesa che i vertici della Rai ristabiliscano un minimo di decenza e cancellino l’occupazione leghista dell’informazione pubblica, sono state contestate le nomine per le reti proposte dall’amministratore delegato Salini, perché premiano irragionevolmente il dieci per cento di teorici consensi elettorali della Meloni.
Ancora rinviato il nodo dei Tg, scandalosi contenitori di propaganda leghista e della Destra (punta estrema è la faziosità del Tg1 diretto da Gennaro Sangiuliano, saltato sul carro della Lega dalla precedente militanza nella destra-destra).
Materia bollente del contendere è anche la data in cui il Tribunale dei ministri sarà chiamato a decidere se approvare che Matteo Salvini sia processato per sequestro di persona e abuso di potere, reati commessi nel ruolo di ministro dell’Interno.
Lo scontro maggioranza-opposizione è aspro. Contrappone l’intenzione della Lega di votare prima delle elezioni in Emilia-Romagna e Calabria per ottenere il vantaggio di attribuire a Salvini la parte di vittima politica, argomento temuto dal Pd e osteggiato anche dai 5Stelle, nel timore di mal di pancia dei sui membri nella commissione.
Legittima la domanda al Pd:
“Teme forse che si ripeta l’assurdo ‘no’ pronunciato nella precedente circostanza con la complicità dei grillini, alleati della Lega nel governo gialloverde? E nel caso di un ‘sì’, non si ritiene in grado di contestare a Salvini la finta di agnello sacrificale? Di domanda in domanda: cosa impedisce ai demostellati di abrogare i famigerati Decreti Sicurezza, strumenti che con una di molte norme assurde, hanno inflitto a un eroe delle navi salva vita una multa di trecentomila euro?