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Energia, G7 a prova di idrogeno

Energia, G7 a prova di idrogeno

10 Giugno 2021 0 Di Nunzio Ingiusto

Venerdì 11 giugno in Cornovaglia vertice mondiale del G7 sulle strategie contro i cambiamenti climatici: la nuova fonte idrogeno e il ruolo dell’Italia.


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Al G7 in Cornovaglia si discute di idrogeno

Le strade per un pianeta senza carbone sono state individuate. Ne sono tante. Studiate, analizzate, dibattute ma qualche volta lasciate sulla carta. L’11 giugno si apre in Cornovaglia il G7 che discuterà del passaggio ad un economia senza fonti energetiche fossili.

I Grandi hanno già tra le mani un documento in cui c’è l’impegno a decarbonizzare completamente i settori energetici entro il 2030.

Dalla fine del 2021 dovranno anche interrompere ogni investimento diretto nel carbone.

Sullo sfondo c’è sempre l’impegno della Conferenza Onu di Parigi del 2015 di  contenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi.

Due questioni non secondarie, a mio parere, si affacceranno al vertice in Gran Bretagna e non sarà facile vederne la soluzione: gli investimenti globali e lo sviluppo dell’idrogeno.

Sulla prima, i Paesi industrializzati dovranno concentrare sforzi enormi per mantenere il passo verso gli obiettivi climatici.

Una parte fondamentale l’avranno gli Stati Uniti dopo che Joe Biden ha ripristinato la validità degli accordi di Parigi.

Gli altri leader dovranno tutti specificare meglio le tappe della rinascita ecosostenibile dopo i guasti della pandemia.

Sullo sviluppo dell’idrogeno, come fonte alternativa alle fossili, insieme ad eolico e fotovoltaico, invece, bisognerà prestare attenzione ai contesti legislativi e tecnici  nazionali che dovranno accelerarne l’utilizzo.

La loro evoluzione sarà decisiva. E va da se che bisognerà puntare sull’idrogeno verde, ricavato da fonti pulite e non già da quello grigio usato qua e là nel mondo e contemplato da alcune regolamentazioni.

L’idrogeno è pronto ad assumere un ruolo di rilievo nella transizione verso le emissioni zero.

Ma i contesti normativi riusciranno a supportare questa evoluzione?

Che peso avranno  la politica e la burocrazia nel facilitare le nuove vie?

Non sembri eccessivo, ma  i capi di Stato e di governo dovranno stabilire chiare modalità per non trovarci nei prossimi anni dinanzi a disallineamenti strutturali come è avvenuto per il petrolio, il gas, il carbone.

A livello europeo nei confronti dell’idrogeno sta sicuramente crescendo l’attenzione. Lo si vede già nei bandi di gara che sempre più spesso ne richiedono l’impiego quale requisito necessario per l’accesso ai fondi, rispondono gli esperti dello studio legale internazionale Obsborne Clarke.

Quando in Italia, per esempio, si dice di volerlo usare per produrre acciaio o far viaggiare treni su reti non elettrificate, ci aspettiamo anche tempi e scadenze precise.

Il Piano di ripresa presentato a Bruxelles ha il traguardo del 2026 per l’impiego dei fondi a disposizione, ma due giorni fa il Ministro Cingolani ha spiegato che la transizione verde non si realizzerà in 5 anni.

Quindi sia le acciaierie che gli altri comparti industriali dovranno avere indicazioni più dettagliate.

Non dimentichiamo nemmeno che  sullo scacchiere europeo si gioca la partita dei  progetti di interesse comune europei – gli IPCEI – finanziati dalle risorse dei singoli stati.

Dentro di essi quelli sul passaggio all’energia H2O possono essere determinanti.

Per l’Italia riflettiamo, infine, sul fatto che il governo ambisce ad una leadership tecnologica e industriale nelle principali filiere ecosostenibili.

Un disegno ambizioso che assolutamente non può restare sulla carta per essere modello per tutti gli altri.

Ci può stare, ma alla condizione di armonizzare gli sforzi legislativi all’interno del più ampio quadro di interesse europeo.

“E’ la premessa basilare per la costituzione di una filiera internazionale – rispondono ancora gli esperti di Obsborne Clarke – Appare sempre più urgente, dunque, la definizione di un quadro normativo di riferimento chiaro e il più possibile omogeneo, affiancato e supportato da un quadro regolatorio e tecnico snello, aggiornato e facilmente intellegibile”.

Un lavoro non meno complesso della scrittura del Recovery plan. A fine settimana sapremo dalla Cornovaglia se lo si farà.

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