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Energie rinnovabili, il governo batte cassa ma monta la protesta

Energie rinnovabili, il governo batte cassa ma monta la protesta

09 Agosto 2022 0 Di Nunzio Ingiusto

Le aziende dell’eolico attaccano il governo per le tassazioni sulle vendite di energia. A rischio la transizione ecologica, peraltro, al centro della campagna elettorale.

Energie rinnovabili, il governo batte cassa ma monta la protesta

Una misura definita illiberale: così l’Associazione delle aziende eolicheAnev- ha definito il provvedimento del governo sugli extraprofitti delle Società delle rinnovabili.

Il piano della transizione ecologica che i Governi si sono impegnati ad attuare con gli obiettivi al 2030 e al 2050 rischia seriamente di essere messo in discussione a causa della carenza di politiche incisive.

Un colpo duro alla credibilità dell’esecutivo in carica solo per le affari ordinari. La protesta arriva in piena estate e con una crisi politica che sull’energia ha effetti pesantissimi.

Viviamo una crisi climatica senza precedenti ma il sistema politico si contraddice, sostiene l’Anev.

Cosa sta succedendo di così grave? Che tanto Draghi quanto il Ministro Cingolani alle dichiarazioni di svolta verso un sistema green, non stanno «compiendo neppure il minimo sindacale previsto dalle normative già approvate» per le rinnovabili.

Si aspettano i Decreti attuativi per realizzare i meccanismi delle aste e l’individuazione delle aree idonee, che per l’eolico non possono essere fatte solo sulla base della ventosità dei siti.

Lo stato di fatto sta comportando un ritardo assoluto nello sviluppo di nuove iniziative che non consente agli operatori di realizzare impianti che garantirebbero grandi quantità di energia elettrica.  

Insomma gli investimenti rallentano. Eppure l’Italia è il Paese che più crede nell’eolico

Le note dolenti sulle  rinnovabili di cui si fa interprete l’Anev sono il  cap per l’immissione in rete di elettricità prodotta da impianti rinnovabili in borsa, (prenderanno un prezzo massimo di € 58,00), ma anche il meccanismo degli extraprofitti (una tassa una tantum) che non tiene “conto del fatto che il 2021 sia stato l’anno peggiore per quanto riguarda i prezzi dell’energia elettrica”.

 Queste misure dovrebbero valere anche per il 2023 ma secondo le aziende del settore finirebbero per rallentare tutto il processo di transizione energetica dell’Italia.

La richiesta  finale è di ritirare i provvedimenti che per paradosso cercano di abbassare la bolletta elettrica.

La vicenda ha un peso sociale non indifferente, perché il governo ha preso quelle misure per alleggerire le bollette, ma i tempi  non sono così brevi e per questo Cingolani pensa alla loro vigenza anche nel 2023.

Non sbaglia del tutto il Ministro. Ma come sappiamo il vero test si avrà in autunno con i primi freddi, le fabbriche in attività e le case da riscaldare.

Le raccomandazioni sul contenimento dei consumi sono tutte da vedere in base alle necessità di ciascuna  famiglia in rapporto anche al luogo dove si vive.

Come ho detto più più volte, la guerra in Ucraina ha cambiato completamente lo scenario energetico europeo nel quale le energie rinnovabili – eolico e fotovoltaico più di tutte – hanno bisogno di crescere.

Ma se le parole hanno ancora un senso, definire “illiberali e punitivi” i decreti del governo  che ha scelto la transizione ecologica come elemento centrale della rinascita del Paese,  significa che stiamo andando in direzione opposta alle intenzioni. E bisogna trovare il tempo e la volontà per rimediare.

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