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Festa della Donna 2018 tra luci e ombre

Festa della Donna 2018 tra luci e ombre

08 Marzo 2018 0 Di Patrizia Russo
Come ogni anno, insieme alle ricorrenze comandate (Natale, Pasqua, Ferragosto, ecc), torna, puntuale, l’8 marzo: la Festa della Donna.

Ogni anno spererei che non ci fosse niente di cui parlare, invece, ogni anno di argomenti da trattare ce ne sono molti: alcuni noti, altri nuovi e poco piacevoli; sembra che passi il tempo ma la situazione della donna resti immobile, se non peggiore di quella dell’anno precedente. Mi piacerebbe, in realtà, che non fosse necessaria una festa per chiedere “gli stessi diritti degli uomini “ o la parità tra i generi e tra gli esseri umani.

LE OMBRE

Quest’anno, oltre ai tradizionali fatti di cui sono piene le pagine di cronaca e che non starò qui a ricordare, due in particolar modo rimbalzano perché mettono in evidenza in settori molto diversi come il genere femminile continui ad essere sottovalutato.

Il primo è lo scandalo Weinstein sulle molestie sessuali alle attrici di Hollywood di cui si parla già da qualche mese e l’altro, venuto alla ribalta in questi giorni, riguarda il clamore mediatico per la denuncia dell’Osservatore Romano sulle suore che sono spesso sfruttate da preti, vescovi e cardinali. Weinstein è sicuramente uno scandalo sessuale senza precedenti: da Asia Argento a Gwyneth Paltrow, da Mira Sorvino ad Angelina Jolie sono molte le donne (attrici, modelle, collaboratrici della Weinstein) che hanno deciso di raccontare e denunciare fatti, abusi, molestie.

L’altra è l’inchiesta “Il lavoro quasi gratuito delle suore”, a firma della giornalista francese Marie-Lucile Kubacki, in cui vengono riportate alcune testimonianze che mettono in luce che anche nel mondo del clero le donne (in questo caso suore) sono sottomesse da parte del genere maschile.

“Alcune di loro servono nelle abitazioni di vescovi o cardinali, altre lavorano in cucina in strutture di Chiesa o svolgono compiti di catechesi e d’insegnamento. Alcune di loro, impiegate al servizio di uomini di Chiesa, si alzano all’ALba per preparare la colazione e vanno a dormire una volta che la cena è stata servita, la casa riordinata, la biancheria lavata e stirata….In questo tipo di “servizio” le suore non hanno un orario preciso e regolamentato, come i laici, e la loro retribuzione è aleatoria, spesso molto modesta” […]

e ancora

“Un ecclesiastico pensa di farsi servire un pasto dalla sua suora e poi di lasciarla mangiare sola in cucina una volta che è stato servito? È normale per un consacrato essere servito in questo modo da un’altra consacrata?

Nel caso delle suore le parole (estendibili anche ad altre categorie di lavoratrici) sono tutt’altro che misericordiose: paghe ridicole (o comunque inferiori), un ruolo non riconosciuto dall’interno delle gerarchie, nessuna (o scarsa) possibilità di fare carriera.

SPIRAGLI DI LUCE

Paesi diversi, contesti diversi, personalità diversissime (attrici vs suore) ma un unico comune denominatore lo sfruttamento della donna e la scarsa valorizzazione del genere femminile. È necessario, a mio avviso, andare oltre. Credo che sia importante lavorare sul concetto di aggressività e di cultura. Una società felice è una società inclusiva pronta ad apprezzare la diversità, accettare ed accogliere il diverso, rispettare l’altro e le sue idee, sviluppare i talenti, premiare l’impegno … riuscire non è una questione di sesso!

È sotto gli occhi di tutti quanto nella nostra società siano aumentati i numeri degli episodi violenti, soprattutto verso le donne (aggressioni verbali e/o fisiche, abusi, stalking, femminicidi), giovani (bullismo e cyberbullismo) e delinquenza in senso lato (comportamenti di intolleranza, aggressività, microcriminalità). Sono molte le cause che possono portare un individuo a diventare aggressivo: difficoltà nel gestire le proprie emozioni, abuso di alcol e/o droghe, risposta ad un torto subito o presunto, forti difficoltà relazionali e famigliari …. La violenza genera spese pubbliche elevate per servizi medici, sistema giudiziario, sicurezza, ecc. che incide direttamente sul benessere fisico e psichico dei cittadini e indirettamente sul benessere sociale e culturale di tutta la popolazione. Autocontrollo e regole sociali hanno il compito di arginare l’aggressività ed eventualmente guidarla verso usi più costruttivi.

Chi subisce una qualche forma di violenza (e riesce ad uscirne viva) andrà incontro a vari sintomi, tra cui ansia, depressione, difficoltà a condurre una vita equilibrata. Se poi la vittima è giovane, il prezzo da pagare riguarderà anche le future generazioni in termini di disagio, disorientamento, ecc. A questo proposito, un gruppo di ricercatori dell’Università di Firenze, mediante una ricerca svolta su adolescenti, ha evidenziato che quei giovani che esibiscono con maggiore frequenza comportamenti aggressivi è  probabile che li replichino, in futuro, anche con la partner, trasformandoli in molestie sessuali. Una spiegazione potrebbe essere ritrovata nel fatto che i giovani vivono in una società in trasformazione che in parte non ha saputo trasmettere il rispetto delle regole, il concetto di convivenza civile, l’autocontrollo, che non è riuscita a proporre loro modelli costruttivi rinforzando spesso atteggiamenti trasgressivi.

Quindi, il contrasto alla violenza non è soltanto una grande questione di civiltà e di rispetto dei diritti umani ma è oggi anche una vera e propria “questione sociale”, dal momento che riguarda trasversalmente aule, famiglie, generazioni, gruppi etnici, l’intera collettività. La profilassi potrebbe essere investire in cultura per costruire e condividere nuovi valori positivi. Promuovere studi, riflessioni, iniziative, progetti sulla cultura della non violenza a partire dalle giovani e giovanissime generazioni, per avere quanto prima una società più inclusiva e quindi più felice.

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