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Firenze, al Delle Arti arriva il Bartleby di Melville

Firenze, al Delle Arti arriva il Bartleby di Melville

28 Marzo 2019 0 Di Redazione In24

Firenze, al Delle Arti Luca Radaelli e Gabriele Vollero portano “Preferirei di no”, testo tratto dal “Bartleby” di Melville. Debutto venerdì 29 marzo alle 21.

Firenze, arriva “Preferirei di no”, tratto dal Bartleby di Melville

Arriva venerdì 29 marzo 2019 alle 21 al Teatro delle Arti di via Matteotti a Lastra a Signa (Firenze) la piece “Preferirei di no“, testo di Luca Redaelli e Gabriele Vollaro tratto dal Bartleby – Una storia di Wall Street di Herman Melville e diretto dal regista Renato Sarti.

Melville è uno dei massimi scrittori di tutti i tempi. In Italia tale grandezza non è stata riconosciuta appieno: solo “Moby Dick” ha acquisito una certa fama, dovuta più al film o alle riduzioni per ragazzi che alla lettura integrale del romanzo, eppure opere come “Taipi”, “Benito Cereno” e soprattutto “Billy Budd” sono ormai considerate classici.

Di questi romanzi brevi il più particolare e discusso è “Bartleby lo scrivano: una storia di Wall Street” considerato un precursore dell’esistenzialismo e della letteratura dell’assurdo. Anticipatore di Kafka, Beckett e Camus, ispirato a Dickens o alle filosofie orientali, è uno dei testi più elusivi e affascinanti della storia della letteratura.

Ambientato a Wall Street, descrive il contrasto tra la vita frenetica, rampante, votata al denaro e alla produttività, incarnata dalla city newyorchese e Bartleby, un personaggio che si rifiuta di svolgere le mansioni lavorative che il suo principale gli affida, finendo a poco a poco col rifiutarsi di fare alcunché, financo di vivere, reiterando il suo celebre «preferirei di no».

Questa opposizione, così radicale, a un mondo positivista e pragmatico viene descritta dall’esterrefatto datore di lavoro: un pacifico avvocato che cura gli interessi di danarosi clienti, ma che prova una strana attrazione mista a compassione e desiderio di scoprire quale mistero si celi dietro al rifiuto sempre più reciso di Bartleby.

In scena il desiderio di affrancarsi dalla schiavitù del lavoro

Il desiderio di Bartleby di affrancarsi dalla schiavitù del lavoro, e di un lavoro alienato come quello di copista, anche a costo della sua stessa vita, lo rende un personaggio oltremodo moderno, una sorta di working class hero: un eroe solitario che si batte con pervicacia donchisciottesca contro il Moloch del capitalismo internazionale.

Altrettanto interessante è l’antagonista/narratore: l’avvocato che cerca in tutti i modi di capire, senza riuscirci, la protesta dello scrivano. Il lavoro di scavo delle ragioni dell’altro, la pietà cristiana, l’indignazione, l’autoanalisi spietata anche dei sentimenti meno nobili che prendono il sopravvento in una simile vicenda rendono l’avvocato umanissimo e fanno sì che il lettore si immedesimi negli sforzi del principale.

L’idea di trasporre il testo per il teatro è venuta naturalmente; Bartleby è una narrazione fatta in prima persona dal personaggio dell’avvocato, una soggettiva attraverso la quale vivono gli altri personaggi: i tre dipendenti, i vicini di casa, il secondino e, naturalmente, lo scrivano.

È una narrazione sul filo dell’ironia, a tratti persino comica, che ci prende per mano e ci conduce su un sentiero sempre più stretto, alla fine del quale ci ritroveremo sull’orlo di un abisso.

L’avvocato si sente in colpa, si domanda se ha fatto tutto quello che poteva per salvare Bartleby e gli spettatori si immedesimano, condividono la colpa, sentono il peso della loro inadeguatezza rispetto all’irruzione del diverso, del dropout, dell’emarginato.

Noi sentiamo affiorare gli stessi desideri, le stesse domande ogni qualvolta ci imbattiamo in un immigrato, in un accattone, in un malato di mente.

Perché Bartleby è l’Umanità intera. Salvare Bartleby è l’impresa ardua, il grande fardello che ognuno di noi ha sulla coscienza.

Ben accolto da pubblico e critica, lo spettacolo coinvolge due figure preminenti del teatro italiano: Luca Radaelli, direttore della Compagnia Teatro Invito, e Renato Sarti, fondatore della Compagnia del Teatro della Cooperativa. Entrambi gli artisti hanno ricevuto diversi premi e riconoscimenti per il loro lavoro teatrale.

Info e contatti

Biglietti 15/13/8 euro, riduzioni per per over 65, under 26, soci Coop, soci BCC, soci Biblioteca Comunale e Amici del Museo Caruso. Prevendite online su www.boxofficetoscana.it e www.ticketone.it e nei punti vendita dei circuiti Boxoffice Toscana www.boxofficetoscana.it/punti-vendita, compresa la Coop Lastra a Signa.

Per chi lo desidera, la sera dello spettacolo dalle 19.45, c’è l’aperitivo teatrale, con buffet e drink 6 euro (prenotazione consigliata entro il giorno precedente lo spettacolo – 055 8720058 – 331 9002510 teatrodellearti.lastraasigna.fi@gmail.com).

Come di consueto, è disponibile su prenotazione un servizio navetta dal capolinea Villa Costanza della tramvia, a Scandicci, e ritorno.

Biglietti

  • Intero 15 euro
  • Ridotto 13 euro per over 65, soci Coop, soci BCC, soci Biblioteca Comunale e Amici del Museo Caruso
  • Ridotto 8 euro fino a 26 anni

Prevendite e prenotazioni

Teatro delle Arti – viale Matteotti 5/8, Lastra a Signa (FI)

Tel. 055 8720058 – 331 9002510 teatrodellearti.lastraasigna.fi@gmail.com promozione@tparte.it – www.tparte.it

Prevendite online su www.ticketone.it e nei punti vendita dei circuiti Boxoffice Toscana

www.boxofficetoscana.it/punti-vendita e Ticketone (tel. 892.101) compresa Coop Lastra a Signa. Presso il teatro delle Arti dal lun al ven 10-14 mart giov ven anche 14-17. La sera di spettacolo dalle 19.00.

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