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Foreign fighters, dall’Europarlamento più controlli alle frontiere

Foreign fighters, dall’Europarlamento più controlli alle frontiere

20 Febbraio 2017 0 Di Pietro Nigro

Per arrestare i foreign fighters il Parlamento europeo ha approvato un nuovo Regolamento che impone ai Paesi membri maggiori controlli sui passaporti delle persone alle frontiere.

Foreign fighters, più controlli alle frontiere

Li chiamiamo Foreign fighters. Sono cittadini europei, uomini e donne, giovani e non, di origine europea o extra europei, che crescono nelle nostre città, poi magari si convertono all’Islam più radicale e diventano estremisti.

E in molti casi trovano chi li arruola nell’Isis o nel Daesh e li manda in campi di addestramento in Afghanistan, Siria o Irak. E da lì tornano in Europa, dove magari vengono anche individuati da qualche polizia europea, ma poi sfuggono ai controlli e partecipano alla preparazione o all’esecuzione di ogni genere di attentati.

E’ da anni che si esamina il problema di individuare i Foreign fighters, o meglio di fermarli prima che possano entrare – o tornare – in azione.

Adesso arriva una stretta ai controlli dei passaporti alle frontiere esterne dell’Unione europea, da effettuare attraverso il confronto immediato sui database delle forze di polizia.

Dovrebbe essere questo il metodo per bloccare i Foreign fighters già alle frontiere dell’Europa e che è stato inserito nel nuovo Regolamento sui passaggi alle frontiere adottato la scorsa settimana dal Parlamento europeo in sessione plenaria.

Nuovo Regolamento che entrerà in vigore non appena sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea.

In sostanza il nuovo regolamento impone a tutti i Paesi membri dell’Ue di adottare controlli sistematici dei passaporti alle frontiere.

Chiunque varchi una frontiera esterna dell’Ue dovrebbe essere immediatamente fermato, ed i dati del suo passaporto dovranno essere controllati immediatamente sulle banche dati esistenti.

Controlli sistematici, dunque, sia per i passaporti dei cittadini europei che di quelli di altri Paesi, sia in entrata che in uscita, da effettuare sia alle frontiere terrestri che a quelle marittime o aeree.

E controlli ad ampio raggio, perché ad esempio dovranno essere consultati i database relativi al furto e allo smarrimento dei documenti, lo Schengen Information System e gli altri database esistenti in Europa.

Il Regolamento tuttavia, consente ai Paesi membri di eseguire solamente controlli mirati, se i controlli sistematici possono rallentare eccessivamente il traffico alle frontiere marittime o terrestri. Ma solo se viene effettuata una valutazione preventiva del rischio che escluda minacce dirette alla sicurezza interna.

E in questo caso, le persone che non vengono sottoposte a controlli mirati sistematici devono passare almeno per un controllo ordinario, che accerti almeno l’identità personale e la validità dei documenti di viaggio.

Proteggere le nostre frontiere esterne significa costruire un forte scudo contro il terrorismo in Europa e preservare il diritto alla vita, che è il corollario di tutti i diritti. Ogni vita che salviamo quando individuiamo uno dei potenziale foreign fighters vale lo sforzo sostenuto, e i controlli sistematici dei passaporti sulle banche dati sono il passaggio obbligato per ottenere quella minima protezione che che abbiamo il dovere di garantire ai nostri cittadini, ha affermato il relatore del provvedimento, la parlamentare romena Monica Macovei (del gruppo Ecr).

Modificato il Regolamento Schengen

Il Regolamento che modifica sostanzialmente le precedenti norme contenute nel Regolamento di Schengen sulle frontiere (Sbc) è stato approvato giovedì scorso con 469 voti a favore e 120 contrari, con 42 astensioni.

Ma il testo ha avuto una lunga gestazione. All’origine è stato proposto dalla Commissione Ue nel dicembre 2015, poi è stato concordato il 5 dicembre 2016 dai rappresentanti delegati dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei Ministri dell’Ue.

Il Regolamento tuttavia prevede una periodo di transizione di sei mesi per i controlli alle frontiere aeree, prorogabile al massimo per altri diciotto mesi. Sono previsti anche casi eccezionali, per esempio per gli aeroporti sprovvisti di strutture di controllo sistematico attraverso i database.

Il regolamento entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Le nuove regole saranno quindi esecutive immediatamente e contemporaneamente nella maggior parte degli Stati membri contemporaneamente. Solo Danimarca, Regno Unito e Irlanda hanno preferito non adottare questo nuovo Regolamento.

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