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G7: intesa sugli immigrati ma è scontro su commercio e clima

G7: intesa sugli immigrati ma è scontro su commercio e clima

26 Maggio 2017 0 Di Pietro Nigro

G7 a Taormina, dichiarazione congiunta sulle quote degli immigrati. Ma Trump prende tempo sugli accordi di Parigi. E il commercio resta terreno di scontro.

G7, grandi divisi su commercio e clima

Commercio internazionale e clima: sono questi i temi che dividono i leader dei maggiori paesi industrializzati del mondo che partecipano al vertice del G7 iniziato oggi nello strepitoso scenario del teatro greco di Taormina. A fare il bastian contrario è Donald Trump, che lamenta gli squilibri esistenti nelle importazioni ed esportazioni che danneggiano gli Stati Uniti. Ma che soprattutto non vuole saperne, per ora, degli accordi presi a Parigi per ridurre le emissioni. Al contrario, sull’immigrazione, un’intesa si è trovata, e diventa una vera e propria dichiarazione.

Al G7 ci sono tutti. Oltre a Trump, peraltro arrivato con dieci minuti di ritardo al vertice cui partecipa per la prima volta insieme al presidente francese Emmanuel Macron. C’è il premier giapponese Shinzo Abe, e c’è la veterana cancelliera Angela Merkel, c’è il canadese Justin Trudeau, e c’è, ma è partita presto per l’emergenza terrorismo, Theresa May. E c’è ovviamente il padron di casa Claudio Gentiloni, insieme al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Tutti riuniti sin dal mattino nello splendido teatro greco, aperto su un panorama mozzafiato in una giornata di sole bellissimo.

G7, imponente schieramento per la sicurezza

A proteggerli, un imponente dispositivo di sicurezza, che include ottomila uomini, dai poliziotti in strada ai tiratori scelti, dai sommozzatori ai body guard, elicotteri e navi da guerra in piena attività.

Poi, il via agli incontri vis-a-vis e il vertice vero e proprio nel vicino, lussuoso hotel Palazzo San Domenico, un tempo convento e durante la guerra sede dei capi delle forze aeree naziste.

La cancelliera e il nuovo presidente francese sono arrivati a Taormina con la speranza di utilizzare il vertice per convincere Trump a ammorbidire almeno qualcuna delle sue posizioni.

Alla fine della prima giornata, sarà che l’Africa è lì di fronte a 200 km, l’unica intesa viene raggiunta solo sul tema dell’immigrazione, con il connesso terrorismo: tutti concordano, in pratica, che i soccorsi agli immigrati che arrivano verso l’Europa sono indispensabili. Ma nella dichiarazione ufficiale prevale la linea dura Usa: “Pur sostenendo i diritti umani dei migranti e rifugiati, riaffermiamo i diritti sovrani degli Stati di controllare i loro confini e fissare chiari limiti ai livelli netti di immigrazione, come elementi chiave della loro sicurezza nazionale e del loro benessere economico”.

I leader del G7 hanno poi sottoscritto una dichiarazione congiunta sulla lotta al terrorismo, che contiene anche una ammonizione ai fornitori di servizi Internet e alle società di social media perché aumentino “sostanzialmente” i loro sforzi per frenare in contenuti estremisti.

 

Auto tedesche negli Usa? Very bad!

Su commercio e clima, invece, i temi in discussione nella sessione pomeridiana, c’è molto da discutere. Trump lo ha detto in campagna elettorale, e lo ha ripetuto anche a Taormina. Il riscaldamento globale provocato dall’uomo è una colossale truffa, e gli Stati Uniti dovrebbero sfilarsi dagli accordi sul clima firmati nel 2015 a Parigi dal suo predecessore Barack Obama. Ma Trump non ha ancora deciso. Ha ascoltato tutti gli altri leader, in un dibattito che la Merkel ha definito “Intenso e controverso”, ha assicurato che intende considerare tutte le argomentazioni che gli sono state presentate, ma si riserva di decidere entro la fine del vertice.

E ancor più delicata sembra essere la questione degli scambi internazionali. In un incontro faccia a faccia con Jean Claude Juncker, Trump si è lamentato non poco del disavanzo commerciale tra Usa e Germania: “Very bad“, ha detto Trump. Insomma, troppe Mercedes vendute in America, con negative ripercussioni sull’economia e soprattutto sui salari degli americani.

E poi c’è il tema Russia, la grande assente dai vertici da quando ha annesso la Crimea ed è stata estromessa dal G8. E questa volta è Trump che intende chiedere agli altri leader di cambiare posizione: il presidente Usa, che già in campagna elettorale ha detto di voler cercare un dialogo con Vladimir Putin, vorrebbe ridurre l’intransigenza degli altri leader verso Mosca e magari anche le sanzioni.

Ma il Russia-gate si sta sviluppando a casa, e lo sta avviluppando sempre più con le ombre dei tanti, troppi sospetti sui rapporti anomali della Casa Bianca con i russi, dagli aiuti informatici in campagna elettorale alla divulgazione di segreti militari al ministro degli Esteri russo.

E se non si arriverà all’impeachment del presidente, per ora chi è finito nel mirino dell’Fbi e rischia parecchio è il genero, il marito di Ivanka e principale consigliere di papà Donald, Jared Kushner. Non a caso, Ivanka e Kushner sono tornati a Washington – più o meno precipitosamente – dopo aver accompagnato il presidente in Vaticano.

Difficile dunque che Trump possa calcare più di tanto la mano sul dei rapporti con Mosca.

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