Governo, è tira e molla continuo. Per Pd e Salvini prima gli affari di bottega!
08 Aprile 2018Governo, è tira e molla continuo. Stand-by in attesa dell’assemblea Pd del 21 aprile e dell’esito del voto in Friuli Venezia Giulia.
Gli zombie del Nazareno recuperano l’uso della parola, la Lega sfoglia la margherita tra Berlusconi e Toti, il M5s in piena confusione mentale. Champagne!
Gli affari di bottega, inanzitutto! Ed ecco i tira e molla tra le forze politiche, ed ecco il dilagare dello sciocchezzaio in attesa che maturino i tempi per avere un quadro più chiaro degli equilibri politici all’interno delle singole forze e all’interno del Centrodestra. Il Governo – insomma – per ora può attendere.
Si tratta, comunque, di un affare strettamente privato, quello del 21 aprile. Affare strettamente privato perché in orgni caso dal Pd difficilmente potrà venire un contributo alla formazione di un Esecutivo a guida Cinquestelle. Separatamente, infatti, renziani e antirenziani non hanno numeri sufficienti da offrire per la formazione della maggioranza parlamentare.
Salvini non ha ancora deciso quando assestare il colpo del ko a Silvio
Nel Centrodestra, intanto, Matteo Salvini si fa i conti e prende tempo per assestare il colpo di grazia al Delinquente abituale di Arcore. Attende conferme dalla Liguria dove si sta rafforzando l’asse Toti-Lega (il governatore forzista potrebbe guidare la fronda antiberlusconiana) e attende conforto dall’esito del prossimo voto regionale in Friuli Venezia Giulia.
Salvini sa che la presenza di Silvio Berlusconi rappresenta un muro invalicabile per l’intesa M5s-Lega.
Ma non ha ancora deciso cosa fare per liberarsi dell’ostacolo.
Oggi summit ad Arcore tra Salvini, il Padrone di casa e Giorgia Meloni. Cercheranno una linea comune da esporre al Presidente Sergio Mattarella. Impresa non semplice.
Andranno insieme al Colle. E tra poco meno di sette giorni all’uscita dei Tre dal colloquio col Presidente Sergio Mattarella più che alle parole sarà interessante prestare attenzione all’espressione dei volti, alla postura di ciascuno, al linguaggio dei corpi e alla formazione con cui la pattuglietta si presenterà ai microfoni per le dichiarazioni di rito.
Chi parlerà? L’Immarcescibile accetterà il ruolo di anziano e silente valletto che intende assegnargli il Leghista? E la Meloni farà soltanto tappezzeria? E su Di Maio cosa diranno? Interrogativo – quest’ultimo – che potrebbe essere concellato già oggi al termine della colazione in Villa. La volubilità atmosferica primaverile talvolta contagia anche le persone…
M5s, l’autolesionismo come priorità politica
Intanto, regna la confusione nella forza politica trionfatrice del 4 marzo. Urge la registrazione di quelle sinapsi andate in fusione.
Il farsi male da soli è del resto prerogativa e peculiarità dei Pentastellati. La stessa politica dei due forni portata all’eccesso come in questi ultimi giorni rende un pessimo servizio alla immagine conquistata negli anni.
Una serie di disattenzioni e di analisi sbagliate che hanno di fatto spinto i Cinquestelle ad indossare i panni degli accattoni politici e – nel migliore dei casi – degli apprendisti stregoni.
L’ultima sconcezza politica e intellettuale in ordine di tempo è rappresentata dall’invito al Pd a collaborare. Una scemenza senza se e senza ma. A meno che i Cinquestelle non abbiano deciso di mandare al rogo il proprio programma elettorale…
Già perchè il programma dei pentastellati prevede la cancellazione della massima parte delle leggi ispirate dalla scorsa maggioranza a guida Renzi. Il Pd, insomma, accettando la proposta dovrebbe rinnegare se stesso e il proprio operato legislativo. Una scemenza senza limiti.
Non a caso lo stesso Segretario reggente Maurizio Martina nel commentare l’ultima offerta di Luigi Di Maio ha posto l’accento sui contenuti della proposta, quasi che Lui non li conoscesse…
Senza dire che i 5stelle così facendo si stanno esponendo a battutacce qualunquistiche da parte di avversari intellettualmente poveri. “Francia o Spagna purché se magna”, l’elegante battuta riferita ai due forni del M5s dal presidente del Consiglio Europeo Antonio Tajani. E questa è soltanto l’ultima volgarità pronunciata in ordine di tempo…
Uno scenario in cui furbizie partitiche, interessi e narcisismi spingono ai margini il tanto sbandierato Bene Comune.