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I dazi di Trump possono portare Europa e Usa alla guerra commerciale

I dazi di Trump possono portare Europa e Usa alla guerra commerciale

30 Aprile 2018 0 Di Pietro Nigro

Potrebbero partire domani 1 maggio i dazi invocati da Donald Trump sui prodotti in acciaio e alluminio. E l’Europa è pronta a rispondere.

Dazi su acciaio e alluminio, l’Europa pronta a rispondere a Trump

Un botta e risposta di dazi sulle importazioni, che potrebbe diventare una vera e propria guerra commerciale, tra Europa e Usa, oltre che con la Cina e la Russia. E ciò già da domani, primo maggio, se l’amministrazione Usa guidata da Donald Trump andrà avanti ad introdurre le tasse sulle importazioni di prodotti in acciaio e alluminio. Una guerra che avrebbe gravi ripercussioni su tutte le economie che esportano prodotti versi gli Stati Uniti, a cominciare dall’Italia.

Al momento, Francia, Germania e Regno Unito sono già pronti, e minacciano “ritorsioni”.

Nei giorni scorsi, prima il presidente francese Macron e poi la cancelliera Angela Merkel sono volati a Washington proprio per chiedere a Trump di non applicare quei dazi alle produzioni europee, ma non hanno ricavato nulla.

Ora, con uno scambio telefonico che ha coinvolto anche la premier britannica Theresa May, i tre leader hanno messo a punto la linea comune nei confronti dei dazi americani. I tre Paesi, infatti, e con loro l’intera Unione europea, si sono detti pronti a innalzare analoghe barricate se Trump insiste con i dazi commerciali.

I dazi sono stati introdotti sin dallo scorso mese di marzo e prevedono una tassa del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio, con l’intento di “proteggere” le produzioni americane soccombenti di fronte a esportatori troppo aggressivi perché producono a ritmi maggiori o con costo del lavoro inferiore.

Ad esempio, uno dei settori nel mirino della Casa Bianca è quello dell’auto, ma potrebbe coinvolgere anche altri prodotti tecnologici e non, e perfino l’agro alimentare.

Obiettivo principale dei dazi è colpire, o almeno frenare, le importazioni dalla Cina, ma essi potrebbero avere ripercussioni anche sui commerci e sugli scambi con l’Europa se la loro applicazione non fosse stata sopsesa fino al 1° maggio. Ed ora si attende di sapere consa deciderà Trump.

Intanto, May, Merkel e Macron mettono però le mani avanti:

“Gli USA non devono prendere alcuna misura commerciale contro l’Ue, altrimenti l’Unione sarà pronta a difendere i propri interessi nel quadro delle regole del commercio multilaterale”, hanno detto i tre leader in un messaggio concordato e diffuso dal portavoce della cancelliera.

I tre leader si trovano d’accordo anche sul sostegno all’intesa sul nucleare con Teheran, ritenendola lo strumento migliore per impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari. Intesa sottoscritta anche dagli Usa ma che Trump vorrebbe sospendere, o almeno rimettere profondamente in discussione.

May, Merkel e Macron sono disposti, tuttavia, anche ad emendare il testo dell’intesa, allargandolo alla questione dei missili iraniani, e non escludendo quindi un nuovo accordo.

Trump deve decidere entro il 12 maggio se ritirare o meno gli Stati Uniti da un’intesa che, in più occasioni, l’inquilino della Casa Bianca ha detto di voler ridiscutere.

Dazi Usa, impatto grave sulle esportazioni Usa

L’eventuale introduzione dei dazi doganali Usa potrebbe avere un impatto tremendo sulle esportazioni italiane verso gli Usa. A risentirne sarebbero tra l’altro proprio i settori che hanno maggior peso nell’esport del Belpaese.

Un riferimento all’eventuale evoluzione della politica doganale internazionale – dazzi e ritorsioni – è contenuto ad esempio nel Def varato la settimana scorsa dal Governo Gentiloni.

«L’impatto macroeconomico per l’economia italiana di questo shock protezionistico prevede che nel 2018 il Pil registrerebbe una diminuzione dello 0,3% rispetto allo scenario di base e dello 0,7% nel 2019. Nei due anni successivi l’effetto negativo sul Pil sarebbe più pronunciato e pari allo 0,8%», si legge infatti nel Def.

E ad essere colpiti e danneggiati sarebbero sprattutto quei settori produttivi che pesano di più sull’esport italiano oltre che sulla intera economia, come macchinari, autoveicoli e prodotti agroindustriali. A calcolarne gli effetti, un’analisi del Centro studi di Unimpresa sui dati Istat del 2016, che calcola in 36,7 miliardi il valore delle esportazioni del Made in Italy verso gli Usa.

Le eventuali ritorsioni danneggerebbero soprattutto la categoria macchinari, che nel 2016 è risultata la più rilevante con 7,1 miliardi di euro (20% sul totale), seguita dagli autoveicoli con 4,5 miliardi (12%) e dalla categoria navi, treni, aerei che pesa per 3,6 miliardi (9,89%).

Va aggiunto che, nel 2016, sul totale delle esportazioni, gli alimentari pesavano per 2,02 miliardi (5,49%), in crescita di 137 milioni rispetto al 2015 (+7,25%); le bevande ‘pesano’ per 1,7 miliardi (4,66%), in crescita di 74 milioni (+4,49%) sul 2015; il settore tessile vale 515 milioni (1,39%), in diminuzione di 34 milioni (-6,19%) sull’anno precedente; quota 1,5 miliardi (4,25%) per l’abbigliamento, in discesa di 95 milioni (-5,71%) sul 2015; per quanto riguarda la pelle, l’ammontare delle esportazioni si è attestato a 1,7 miliardi (4,73%), in calo di 56 milioni (-3,11%).

A ciò si deve aggiungere il settore della chimica, che nel 2016 ha fatto registrare esportazioni per 1,6 miliardi (4,46%); i prodotti farmaceutici, 1,9 miliardi (5,26%), l’export dei minerali attestato a 1,3 miliardi (3,76%), e l’elettronica che vale 1,3 miliardi (+3,56%).

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