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“I Pittori della Luce”. A Lucca una grande mostra sui caravaggeschi toscani

“I Pittori della Luce”. A Lucca una grande mostra sui caravaggeschi toscani

18 Marzo 2022 0 Di Patrizia Russo

Lucca ospita, negli spazi della Cavallerizza di Piazzale Verdi, una mostra capace di raccontare, attraverso alcuni capolavori del Seicento, il ruolo della luce nella pittura da Caravaggio, il primo regista della storia dell’arte, a Pietro Paolini, protagonista lucchese delle più importanti tematiche estetiche della nuova scuola naturalistica.

 Lucca ritrova i suoi caravaggeschi

«Dopo tutto questo buio a Lucca ritorna la luce». Vittorio Sgarbi

Dopo il “Museo della Follia”, Vittorio Sgarbi torna a Lucca per presentare la mostra “I Pittori della Luce – da Caravaggio a Paolini”.

Ed è proprio il critico d’arte il curatore di questa nuova mostra ideata per far conoscere i caravaggeschi lucchesi.

Orazio Lomi Gentileschi | Madonna con il Bambino “ai primi passi” 1614-1615 circa – collezione privata

Negli spazi espositivi dell’Ex-Cavallerizza, nel centro storico di Lucca, fino al 2 ottobre 2022, sarà possibile visitare l’esposizione che ripercorre le vicende del caravaggismo a Lucca in confronto con le opere dello stesso Caravaggio.

Sono circa cento le opere esposte, provenienti da musei italiani e esteri, dalle Diocesi e da prestigiose collezioni private, dipinte da pittori che hanno inseguito Caravaggio, lo hanno incontrato, qualcuno forse superato o addirittura, per certi aspetti, anticipato.

Sono i luministi, chiamati “I Pittori della Luce”, perché in tutte le loro opere è la luce la vera protagonista. Viva, imprescindibile, innovativa!

Considerevole è l’allestimento sviluppato appositamente in modo da valorizzare le stesse opere, secondo criteri di massima fruibilità del percorso espositivo.

 

Ai capolavori su tela si affiancano le maestose sculture di Cesare Inzerillo e Marilena Manzella che emergono dal buio delle pareti in stretto dialogo con i dipinti dei quali ne ricordano dettagli ingigantiti.

Un Sudario consumato di dolore a ricordare la passione dei martiri e di Cristo. Una Pera, oltremodo matura, confusa fra le nature morte dei trionfali banchetti seicenteschi.

Una Viola, muta, dinanzi al Concerto di Paolini e ai suoi cantori. Infine un Candelabro, che sta per cadere sul passante, il quale forse potrà, incuriosito, distogliere lo sguardo dai lampi di luce di Pietro Ricchi.

Autentiche presenze, oltre la scultura e al di là della materia, volumi e ombre ideali, in perfetto equilibrio tra dramma e ironia, morte e vita.

Ad animare le stanze espositive le musiche originali di Lello Analfino, pure poesie sonore costruite, registrate, composte, immaginate, desiderate. Certamente udite anche dagli autori che ancora si muovono insieme ai visitatori dentro le stanze del museo.

L’itinerario della mostra attraverso secoli di storia e arte

Caravaggio è così grande perché tutto, nei suoi dipinti, dalla luce al taglio della composizione, fa pensare a un’arte che riconosciamo, a un calco di sensibilità ed esperienze che non sono quelle del Seicento, ma quelle di ogni secolo in cui sia stato presente e centrale l’uomo.

In mostra si possono ammirare tre momenti fondamentali della sua produzione artistica.

Il primo, per cronologia è il Ragazzo che monda un frutto, un’opera giovanile, intima, pura, riempita di luce soffice e rassicurante, dipinta durante il suo esordio romano alla metà degli anni novanta del Cinquecento.

La seconda è (forse) l’immagine più importante del Caravaggio maturo il Seppellimento di Santa Lucia, un’opera cardine realizzata dopo l’evasione dal carcere di Malta e l’arrivo a Siracusa come pala per l’altare maggiore della basilica di Santa Lucia al Sepolcro, dove, secondo la tradizione, la santa fu martirizzata e sepolta.

La terza, un dipinto notevole, proveniente dalle Gallerie degli Uffizi e concesso in mostra fino a marzo Il Cavadenti che rappresenta a pieno la rivoluzione di Caravaggio e testimonia il legame con l’arte di Pietro Paolini (Lucca 1603 – 1681).

Pietro Paolini Cantore | 1625 circa – Roma, Fondazione Boris Christoff

Paolini vede le opere di Caravaggio e ritorna a Lucca portando una serie di novità pittoriche. E con lui altri toscani i quali si distinguono per l’utilizzo della luce in cupi notturni.

Degno di menzione è Orazio Gentileschi considerato tra i più importanti caravaggeschi toscani, in mostra con una inedita e raffinata Madonna con bambino ai primi passi.

Attraverso le contaminazioni di Caravaggio nell’arte romana, troviamo autori come Giovanni Baglione, Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino, Bartolomeo Manfredi e Giovanni Francesco Guerrieri, nel quale sono evidenti affinità di composizione con la produzione di Paolini.

 

 

L’ultimo Caravaggio è tutto a luce artificiale. La prima risposta a queste ambientazioni notturne viene da Pieter Paul Rubens a Roma, quando, nel 1609, dipinge la sua Adorazione dei Pastori per la Chiesa dei Filippini di Fermo. Una prova virtuosistica di effetti speciali dove il bambino è come un bozzolo di luce al neon che irradia sui personaggi circostanti.

Dopo la morte di Caravaggio, nel 1610, lo spagnolo Jusepe de Ribera e il francese Valentin de Boulogne sono i due più importanti protagonisti della pittura naturalista a Roma. A differenza di Ribera, che nel 1616 si stabilisce a Napoli, all’epoca sotto la dominazione spagnola, l’intera carriera di Valentin si svolge a Roma.

L’artista francese si muove con tutta agilità tra i soggetti affrontati dal maestro, con risultati sorprendenti e innovativi soprattutto per l’invenzione di una luce strisciante e uniforme, dai riflessi perlacei. È il pittore a cui Paolini stesso si avvicina di più stilisticamente e concettualmente.

Le atmosfere caravaggesche permeano anche le tele di Battistello Caracciolo, la cui produzione è pregna di effetti luminosi in termini radicali e quelle di Mattia Preti, quest’ultimo condivide con Paolini una sorta di fuga dalla realtà in favore di una rappresentazione di carattere teatrale con notevoli effetti scenografici.

Significativi gli influssi di Caravaggio in artisti del calibro di Alessandro Turchi detto l’Orbetto, Giovanni Serodine e Matthias Stomer.

Maestro dei Vignaioli – Parabola dei Vignaioli | Fine secondo decennio del XVII secolo – Collezione privata

Maggiori Info

La mostra è visitabile tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00 (la biglietteria chiude alle ore 18:45)

Biglietto intero 12 €

Per info: lucca@contemplazioni.it – 389.2346010

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