Le città che cambiano: una Mostra-simbolo a Pomigliano d’Arco.
19 Settembre 2024La Mostra sui 50 anni del Gruppo Operaio E’ Zezi raccordo tra passato e presente della città polo automobilistico del Sud. Dalla tradizione contadina all’ industrializzazione e allo spettacolo.
È una pagina aperta. Ingiallita, ma leggibile a tutti, pregna di ricordi e di partecipazione. E partecipazione è la parola che meglio di ogni altra racchiude la storia del Gruppo operaio E’ Zezi. La loro storia è intrecciata a quella del più grande polo automobilistico del Sud.
Qualche giorno fa avevamo scritto qui dell’inizio delle manifestazioni rievocative dei 50 anni dalla fondazione del Gruppo. Pomigliano d’Arco, dove ci sono le radici di questa straordinaria pagina artistica, li ha omaggiati con un grande concerto all’aperto e ora con una Mostra nel Palazzo dell’Orologio, nel centro storico. Si rivive il profondo cambiamento del vecchio centro agricolo. Decine di manifesti, copie di CD, cartelloni e il tabellone con la lunghissima lista di musicisti artisti e altro, attratti dal genio culturale e politico di Angelo De Falco. A lui- ‘o prufessore – il merito di aver scavato una trincea, sulla quale in mezzo secolo sono stati ricostruiti linguaggi musicali, politici, scenici, con curiosità e compartecipazione.
Le prime ricerche risalgono al territorio della Campania, alle tradizioni folk, alla cultura contadina, ai canti spontanei ritmati con le tammorre, le nacchere, i putibu. Negli anni ’70 Pomigliano d’Arco diventa il simbolo della modificazione sociale e culturale con l’insediamento dell’Alfasud, la più grande fabbrica di automobili italiana dopo la Fiat in Piemonte. La storia successiva dell’intuito di De Falco era già nel nome di “Gruppo operaio”, di una formazione allegra e rimbombante per la memoria paesana e cafone, ma lanciata nella modernità dell’industria e della forza lavoro massificata. Molti restavano indietro, ora delusi, ora sconfortati, quasi sempre arricchiti dalla fede e dediti ai riti cristiani. In fondo erano alla inconsapevole ricerca di qualcuno che ne simboleggiasse i tormenti. E’ Zezi sono stati la loro voce.
Il sindaco, Raffele Russo, all’inaugurazione dell’esposizione al Palazzo dell’Orologio ha ricordato quegli anni che i giovani hanno bisogno di rileggere. E’ Zezi hanno saputo interpretare quel mutamento profondo e simbolico di tutto il Sud, componendo canzoni e ballate sui temi della politica, del rapporto uomo-macchina, dei cambiamenti tra uomo e natura, della Campania felix che assorbiva i ritmi della catena di montaggio e delle superproduzioni. Hanno saputo dove e come rendersi protagonisti, avvicinandosi – o facendoli avvicinare – cantanti, musicologi, sociologi, intellettuali. Hanno avuto scissioni e addii, ma il territorio ex agricolo ha continuato a ispirare altre formazioni.
I 50anni di concerti, CD, tournée, sodalizi, riconoscimenti ne hanno fatto un modello di orchestrazione, di palcoscenico, di musica di strada. Una commistione civica tra le usanze protoindustriali e lo straniamento territoriale provocato da un megastabilimento, arrivato come un meteorite che ha distrutto e costruito al tempo stesso. Pomigliano resta la loro città, trasformata e vivace, epigono di un cambiamento, all’epoca non indolore, ma poi completamente assorbito. La visita alla Mostra, insomma, riproduce il clima e i sentimenti di una famiglia di spettacolo, non invecchiata, mai banale, unica nel panorama musicale italiano.