
Il Latino lingua franca internazionale al posto dell’inglese
01 Aprile 2025Mentre il Ministro Valditara rilancia il latino alle medie, l’autore Paolo Camilleri va oltre: nel suo saggio «La difesa della lingua italiana» (ed. Robin&Sons) propone di eleggere il latino a lingua franca mondiale, sostituendo l’inglese. Una scelta radicale ma non utopica: ecco perché è ora di riportarlo non solo in classe, ma al centro della politica globale.
Latino come lingua franca globale: perché sostituirebbe l’inglese meglio di qualsiasi altra lingua
E’ di questi tempi la proposta del Ministro dell’Istruzione Valditara di (re) introdurre il latino alle medie. A tal proposito vorrei riportare alcuni passi tratti dal mio ultimo lavoro intitolato “La difesa della lingua italiana” (ed. Robin&Sons) dove, non solo per forma mentis ma anche per ragioni di politica linguistica, suggerivo all’esecutivo di ogni Paese il ripristino della lingua di Virgilio.
“ L’utilizzo del latino al posto dell’inglese è la mia proposta legislativa per la politica linguistica di tutti i paesi. Solo attraverso il suo utilizzo, infatti, si potrà garantire un’equità linguistica il più accettabile possibile tra tutte le nazioni del mondo perché, se è vero che il latino non è comune a quelle lingue che non utilizzano il suo alfabeto e che pertanto sarebbero penalizzate rispetto alle lingue che lo utilizzano, è altrettanto vero che esso non è una lingua parlata dalla nascita da nessun paese al mondo e quindi il suo utilizzo non avvantaggerebbe alcun paese in particolare come invece avviene oggi per l’inglese.
Deve essere, pertanto, insegnato obbligatoriamente dalle scuole medie in poi e diventare così la lingua franca ufficiale del mondo. Un’ipotesi, questa, non troppo peregrina visto che ha un eclatante e illustre esempio: la denominazione ufficiale della Svizzera, ovvero la Confoederatio Helvetica, è stata adottata utilizzando proprio la lingua latina e questo allo scopo di non privilegiare nessuna delle quattro lingue ufficiali dello Stato.
Perché il latino? Equità linguistica senza favoritismi
Vado quindi a motivare il perché della scelta della lingua latina.
Innanzitutto il latino è una lingua praticamente ancora viva, è studiato in tutto il mondo per le più disparate ragioni ed è la lingua ufficiale di uno Stato sovrano e, anche se non ha parlanti dalla nascita, ha diverse pubblicazioni, almeno per gli atti formali della Città del Vaticano, a cadenza annuale.
Esempi storici: dal Vaticano alla Svizzera, il latino è già “vivo“
La Radio Vaticana trasmette periodicamente un notiziario nella sua lingua ufficiale e vi è un’emittente in Germania che trasmette un programma settimanale in latino. Vi sono inoltre diversi canali in rete, di diversi paesi, che utilizzano e promuovono la lingua latina.
Il latino ha una storia di quasi tremila anni e il suo alfabeto è quello ufficiale in gran parte del globo e ufficioso su tutta la Terra. Gode di un indiscusso prestigio in quanto appartenuto all’Impero romano, impero questo, che non ha avuto eguali nella storia per la condensazione plurima di elementi quali la vastità, la potenza, la durata e la civiltà.
Dalla Magna Charta alla scienza: un idioma senza tempo
Sono innumerevoli i documenti di ogni genere pervenuti a noi scritti nella lingua di Roma. Uno dei pilastri della cultura occidentale, ad esempio, la Magna Charta libertatum (1215), è stata scritta in latino così come l’importante Trattato di Utrecht (1713) tanto per fare due esempi.
L’ultimo atto ufficiale di un altro stato sovrano scritto anche in latino è stata la Riforma costituzionale della Monarchia Austro-Ungarica nel 1867 e fino al 2018 [il latino] era usato ufficialmente per la classificazione scientifica degli esseri viventi.
Ancora oggi termini dell’astronomia, della medicina, della scienza e della legge sono presenti e usati a pieno titolo in latino. Re regnanti e non, sono indicati in numeri romani così come i secoli.
Ad Oxford, le motivazioni per le lauree honoris causa erano lette in latino almeno fino al 1955 e anche Karl Marx aveva intuito le sue potenzialità di lingua franca chiedendo ad un suo interlocutore straniero di rivolgersi a lui nella lingua dei Romani.
Latino a scuola: la proposta di Valditara e il modello italiano
In Italia è quasi sempre stato presente nell’ordinamento scolastico del Paese. Constatata la sua presenza fin dagli embrioni di una scuola media che potevano essere riscontrabili nella riforma “Gentile” del 1924 e nella “Carta della Scuola” del 1939 a firma Bottai, dove appunto l’insegnamento del latino era previsto e obbligatorio, (nell’ultimo caso, almeno per poter accedere ai Licei), nel dicembre 1962, con l’approvazione della legge di riforma e istituzione della Scuola Media che divenne unica, l’insegnamento del latino fu presente in quell’ordinamento scolastico – seppur facoltativo e riservato ai soli studenti della terza media – per quindici anni, ovvero fino al 1977 quando, con una decisione quasi senza contraddittorio, fu abolito per far posto a discipline più tecniche che, secondo i proponenti, presumibilmente a quei tempi meritavano più spazio nella scuola media inferiore rispetto all’insegnamento di questa lingua che venne definita morta e quindi non più al passo coi tempi: una presunzione appunto.
Un Comitato per il latino moderno: soluzioni per una lingua franca del futuro
Alle obiezioni di esperti linguisti riguardo alle difficoltà di carattere squisitamente tecnico, che pure ci sono, nel proporre il latino come lingua franca rispondo seraficamente che esse potranno essere affrontate e superate in quanto sono problematiche alla portata di qualificati studiosi come loro.
La creazione di un Comitato della Lingua Latina sovranazionale, ad esempio, che potrebbe affiancare o fondersi con la già esistente Pontificia Accademia di Latinità, provvederà ad aggiornare l’idioma latino per inserirlo nella vita di tutti i giorni tenendo presente, ribadisco, che si tratta di una lingua ancora in uso e non necessiterà quindi di epocali stravolgimenti o sforzi come è stato fatto per altri idiomi riportati in vita o modificati nella loro struttura”.
Pertanto, si potrebbe concludere, che sia auspicabile che questa proposta del ministro Valditara venga accolta al più presto e nel modo più favorevole e ampio da parte di tutta la classe politica italiana.
Ad Maiora!
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