Il Qatar esce dall’Opec e ignora la “fitna” lanciata dall’Arabia Saudita
10 Dicembre 2018
Il Qatar annuncia: a gennaio fuori dall’Opec
Lo scorso 3 dicembre il Qatar ha annunciato che a gennaio 2019 uscirà dall’Opec (l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio). Si tratta di una notizia bomba, tutto sommato passata quasi in sordina, se si tiene conto dell’importanza dell’evento.
The State of Qatar will attend the next meeting of the Organization of Petroleum Exporting Countries (OPEC), which is scheduled to take place later this month, as the last meeting to be attended as an OPEC member. #QNA
Ufficialmente, il governo del Qatar, attraverso il suo Ministro per l’Energia, ha fatto sapere che non si tratta di una scelta “politica”, perché è dovuta al fatto che il “Qatar non è un grande produttore di petrolio”.
In attesa di capirne di più, analizziamo cosa se ne dice.
- La giustificazione addotta dal Qatar é che intende concentrarsi sul prodotto che lo qualifica per essere il maggior produttore al mondo, il gas liquefatto (di cui una parte del gasdotto avrebbe dovuto attraversare la Siria per giungere in Turchia).
- Nel comparto energetico si ritiene che tale decisione sia destinata a rendere traballanti i prezzi e a sconvolgere i mercati.
- Gli analisti politici ritengono trattarsi di un’arma di ricatto agitata da Doha nei confronti di chi non si comporterà come Doha desidera.
La risposta dei qatarioti all’embargo commerciale
E’ comunque evidente che si tratta della risposta dell’emiro qatariota all’embargo commerciale (aereo e marittimo) decretato nel giugno 2017 nei confronti del suo paese da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto, formalmente a causa del coinvolgimento del Qatar nel sostegno al jihadismo internazionale… accusa che, mossa dai restanti paesi del golfo e dall’Arabia Saudita, fa sconpisciare dalle risate.
Noi occidentali, influenzati da analisi di stampo marxista, spesso diamo troppa importanza al vil danaro ritenendolo l’unico fattore in grado di scatenare gli eventi storici.
E omettiamo di considerare altri fattori che in una civiltà “altra” ricoprono un’importanza ancor più importante (mi si passi il bisticcio) del guadagno…
Tanto più che quei paesi che stentiamo a definire «canaglia» come i paesi del Golfo e l’Arabia Saudita, di soldi ne hanno a sfare e si possono permettere il capriccio di sperperarli in provvedimenti antieconomici o in una guerra che a noi potrebbe sembrare ridicola come la resa dei conti con gli odiati sci’iti (che, guarda caso, in casa qatariota costituiscono una comunità discriminata ma consistente)… e porre termine alla «fitna», ovvero, il «reddae rationem» tra musulmani .
Le mosse per risolvere la “fitna” tra sciti e sunniti
La prima mossa, patrocinata dall’Arabia Saudita in direzione della risoluzione della «fitna», é stata scendere sul campo di battaglia in Yemen assieme ad una coalizione raccogliticcia contro gli Houti protetti dall’Iran.
Si è trattato, molto probabilmente, di una sorta di banco di prova in vista di uno scontro più ampio, comunque, mal gliene incolse perché le stanno buscando.
La seconda é stata quella di scatenare la guerra civile in Siria con l’impiego di milizie wahabite riconducibili a Riyadh contro lo sci’ita Bashar El Assad (protetto dall’Iran) per tentare di sbaraccare l’odiata sci’ia dal medioriente…
Anche in questo caso: malgrado il sostegno indiretto di Francia e Gran bretagna, mal gliene incolse perché Putin si é messo di traverso.
Inascoltato l’appello alla battaglia per la “fitna”
Ma l’appello a ingaggiare battaglia per sciogliere sta benedetta «fitna» é rimasto inascoltato dai paesi del mondo arabo-islamico sunnita e dal Qatar, il quale invece, in netta controtendenza con la politica saudita tesa a compattare il mondo islamico sunnita intorno a sé e contro gli sci’iti, ha invece rinsaldato le relazioni con l’Iran.
Personalmente, ritengo che sia proprio questo fattore, l’avvicinamento del Qatar all’Iran, in controtendenza con la «fitna» scatenata dall’Arabia Saudita, che andrebbe approfondito.