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Impeachment: Trump assolto, perdono Democratici e Repubblicani

16 Febbraio 2021 0 Di Anita Bonollo

Con 57 voti a favore e 43 contro, Trump è stato assolto dal processo di impeachment a suo carico. Per condannarlo, ne servivano 67. E adesso?

Impeachment, Trump assolto

Per la seconda volta, lo scorso 13 febbraio, Donald Trump è stato prosciolto dall’accusa per aver incoraggiato l’assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio.

L’ala democratica del Senato ha votato in maniera compatta a favore della condanna. Ai 50 democratici, si sono poi aggiunti ben 7 repubblicani.

Per dichiarare colpevole un presidente americano imputato per impeachment servono però almeno i voti di due terzi dei 100 senatori del Congresso statunitense, cioè 67 voti.

A poco più di un anno dal suo primo processo di impeachment, Donald Trump vince per la seconda volta.

Tuttavia, questa volta 7 deputati repubblicani hanno votato per lo stato di accusa. Mai nella storia americana era successo che così tanti senatori del partito del Presidente sotto accusa votassero a favore dell’impeachment.

Le conseguenze dell’impeachment

Nonostante non ci sia nessuna condanna, l’impeachment lascia sempre il suo segno. È un processo politico e non giudiziario, quindi è facile che questo produca delle forti ripercussioni politiche nell’opinione pubblica.

Negli anni ’70, il semplice avvio alla procedura di impeachment spinse l’allora presidente Richard Nixon a dimettersi.

Il processo di impeachment a Bill Clinton, invece, contribuì a mettere in cattiva luce il Partito repubblicano, che poi perse le elezioni. Complice un’opinione pubblica innervosita dal fatto che un motivo frivolo quale una relazione extra coniugale potesse prendere così tanto tempo e energie alla classe dirigente.

Durante il primo processo, nel febbraio 2020, Trump era stato messo in stato di accusa per abuso di potere. Era accusato di aver usato la sua posizione politica per ricattare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ottenere informazioni preziose per screditare l’avversario Joe Biden.

Trump vinse, ma il materiale imbarazzante su Biden non colpì l’opinione pubblica. Anzi, la figura politica dello stesso Trump ne uscì comunque indebolita. Tutti avevano notato quanto Trump avesse bisogno di aiuto da alleati esteri per vincere le elezioni.

Questa seconda volta, però, c’è quel dato significativo, mai successo prima, dei 7 senatori repubblicani. Anche se moderati, 7 repubblicani che si schierano contro il loro candidato è un fatto che pesa. Questa volta, dunque, il Partito repubblicano è stato davvero vicino a vedere il suo candidato condannato.

E infatti, il partito non ne è uscito indenne. I repubblicani al processo si sono spaccati. I più moderati, che rischiavano di perdere ulteriori elettori, hanno votato a favore della condanna. I conservatori, che dovevano tentare di mantenere il supporto degli elettori repubblicani di Trump, che tutt’ora si aggira intorno al 70%, hanno votato contro.

Molti di loro, a cominciare dal minority leader del Senato Mitch McConnell, hanno comunque condannato duramente le azioni di Trump, anche se poi, nei fatti, hanno deciso di assolverlo.

La seconda conseguenza del processo è la creazione di un precedente.

I democratici volevano condannare Trump per non lasciare impunite le sue azioni. Hanno creato invece un precedente: hanno di fatto mostrato come un presidente possa agire indisturbato negli ultimi mesi del suo mandato perché non c’è poi abbastanza tempo per portare a termine un processo in maniera accurata.

E Trump ha fatto proprio questo. In primis, ha rotto con gli schemi e le dinamiche tipiche dei presidenti uscenti negli ultimi mesi di mandato, nominando un giudice della Corte Suprema e processando a morte molti criminali.

Poi, indisturbato, ha continuato a fomentare le false notizie sulle elezioni, istigando così l’assalto al Campidoglio.

Tutto ciò sotto l’occhio osservatore del suo partito.

Vinti e vincitori

Alla fine, Donald Trump è l’unico vincitore. Anche se formalmente non a processo, i partiti repubblicani e i democratici invece accusano un duro colpo.

Da un lato, i repubblicani, divisi e spaccati, si ritrovano con un ex presidente che, fallita la ri-elezione ma vinto il processo, e mantiene ancora i consensi che gli permetterebbero di tornare alla Casa Bianca tra quattro anni.

Dall’altro i Democratici dovranno convivere con l’eredità estremista lasciata dall’ex presidente, e sperare che questo precedente sia presto dimenticato.

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