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Imposte sui servizi digitali, L’Italia lavora a una riforma internazionale

Imposte sui servizi digitali, L’Italia lavora a una riforma internazionale

21 Ottobre 2021 Off Di Redazione In24

Austria, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti siglano un accordo per la transizione dalle attuali imposte sui servizi digitali a una nuova soluzione multilaterale concordata da OCSE e G20.

Accordo tra sei paesi per riformare le imposte sui servizi digitali

Sei Paesi – Italia, Spagna, Austria, Francia, Regno Unito e Stati Uniti – hanno concordato passare dalle attuali imposte sui servizi digitali a una nuova soluzione multilaterale concordata dal Quadro Inclusivo OCSE-G20. Si tratta, in parica, del primo passo verso una riforma internazionale che permetta tasse più efficaci anche per i colossi del web e dei social.

La riforma complessiva delle cosiddette Imposte sui servizi digitali, quelle cioè che ciascun paese ha adottato nel corso del tempo per tassare i guadagni da vendita di pubblicità attraverso piattaforme online, e che in Italia è attualmente del 3 per cento, è stata decisa lo scorso 8 ottobre, quando è stato raggiunto un accordo storico tra ben 136 Paesi del Quadro Inclusivo (Inclusive Framework) dell’OCSE/G20.

In quella occasione, i governi di quei Paesi, che rappresentano il 94 per cento del PIL mondiale – hanno concordato un pacchetto di riforme delle regole fiscali internazionali – fondato su due pilastri – da attuare nel 2023, per riuscire ad ottenere un sistema fiscale internazionale più equo, più stabile e maggiormente in grado di
soddisfare le esigenze dell’economia globale del 21° secolo.

Finora, ogni Paese ha adottato una sua autonoma politica fiscale, con decisioni unilaterali che hanno introdotto tassazioni a macchia di leopardo ed estremamente diverse, che si sono rivelate un vantaggio per i colossi del web.

Ora, in vista dell’introduzione delle nuove soluzioni multilaterali, Austria, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti hanno annunciato oggi un accordo transitorio valido per la fase di passaggio e si sono impegnati a proseguire le discussioni su questo argomento attraverso un dialogo.

Si tratta di una soluzione pragmatica, un insieme di rimedi pratici, per garantire che i Paesi coinvolti possano concentrare i loro sforzi collettivi sulla riuscita attuazione dello storico accordo del Quadro Inclusivo OCSE/G20 su un nuovo regime fiscale multilaterale e consente anche di superare le misure commerciali adottate finora in ordine sparso da ciascun paese.

Gli Stati Uniti avrebbero voluto una abrogazione immediata delle varie normative nazionali e unilaterali, mentre i cinque paesi europei avrebbero voluto attendere la realizzazione almeno del primo pilastro della nuova normativa multilaterale, ma grazie alle trattative di queste settimane si è arrivati a concordare che i cinque paesi europei non abrogano le rispettive tassazioni fino a quando non si inizierà ad applicare il nuovo accordo multilaterale, ma intanto rinunceranno alla parte di tassazione eccedente il limite previsto dal Primo pilastro.

Il nuovo accordo politico siglato dai sei paesi rappresenta un attento bilanciamento delle prospettive e delle esigenze dei vari paesi coinvolti, che però hanno compreso quanto sia necessario trovare un consenso e arrivare ad accordi comuni, per realizzare riforme multilaterali di vasta portata e di autentico sostegno alle varie economie nazionali.

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