La più piccola Regione del Sud potrebbe avviare sul serio il nuovo corso sostenibile per tutto il Paese. Confronto Regione-Legambiente e la necessità di sbloccare le opere.
Per anni la Basilicata è stata definita il Texas dell’Italia, la terra che assicurava gas e petrolio al Paese e contemporaneamente garantiva posti di lavoro. Dagli anni ’80-’90, la politica ne ha parlato come di un tratto distintivo di un nuovo modello di sviluppo del Sud. Le Associazioni ambientaliste di loro hanno sempre combattuto queste definizioni appaganti. Nella revisione della strategia nazionale sullo Sviluppo sostenibile (a Roma il 21 giugno ci sarà la Conferenza nazionale) gli ambientalisti sono diventati, pero’, un po’ più pragmatici. Ed è un riconoscimento giusto che non ne intacca la storia e le battaglie per un’Italia migliore. ll Convegno di due giorni fa di Legambiente a Potenza – “Proposte concrete per il futuro pulito e sostenibile della Regione”- ha criticato si’ la centralità lucana per le fonti di energia tradizionali, ma anche allargato l’orizzonte pratico alla vera transizione ecologica . Transizione energetica ed economia circolare sono un’ opportunità per la Regione che deve mostrare uno“scatto di reni nell’avvio delle filiere per il recupero e il riciclo dei materiali degli scarti. A maggior ragione lo deve far nelle aree di estrazione di gas e petrolio”. Davanti all’Assessore all’Ambiente Cosimo Latronico, il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani ha richiamato la Missione 2 del PNRR. Quella missione contiene due principi cardine per il futuro green dell’Italia : l’ adozione di un modello di economia circolare e l’implementazione della transizione energetica. Se si mettono insieme modelli di questo tipo si terranno insieme giustizia ambientale e giustizia sociale.
Si partirebbe, allora dal Sud ed anche questa condivisione strategica, a mio avviso, dà merito ad organizzazioni per lungo tempo contrapposte. Ma a che punto è la Regione ? Messa da partela circostanza che Legambiente ritiene le royalties del gas e petrolio “tra le più basse al mondo”, per tutto il resto bisogna lavorare sodo ed in fretta. Negli ultimi 3 anni la Basilicata è stata tra le Regioni più attrattive per nuovi progetti di eolico e fotovoltaico (dopo Puglia, Sicilia e Sardegna) ma è la penultima per quanto riguarda gli indicatori di avanzamento dei procedimenti autorizzativi. Quando giri per le province di Matera e Potenza, tra i paesini sopra la Statale Basentana e la direttrice verso Metaponto ti rendi conto di quanta potenzialità inespressa ci sia dentro territori sterminati. Ma per le nuove energie la politica della giunta Bardi ha imposto requisiti inderogabili più restrittivi rispetto alla normativa vigente. Non aiutano ad andare avanti. L’economia circolare dei rifiuti e degli scarti produttivi soprattutto dal settore agricolo, può avere un ruolo centrale per la produzione di combustibili funzionali alla transizione energetica in quanto fonti di energia economica e rinnovabile quali biogas e biometano. Ma si è indietro. La decarbonizzazione al 2030 in queste condizioni puo’ diventare uno sventurato miraggio, che nel Texas di casa nostra non deve assolutamente comparire. E poi non rompiamoci più la testa sulle infrastrutture. La Basilicata è carente di impiantistica per il riciclo dei materiali derivanti dalla raccolta differenziata dei rifiuti o dagli scarti produttivi. Dalle parti di Ferrandina , dove l’Eni negli anni del boom economico impianto’ stabilimenti, si possono fare cose straordinarie. I lucani sono pronti a mettersi in gioco. Ci vogliono gli impianti per la spazzatura; devono essere moderni, efficienti e a basso impatto ambientale. Se c’è qualcuno che lo contesta è bene si faccia avanti.
In conclusione, dice Legambiente, “ non ha nessun senso ostacolare e bloccare la diffusione delle fonti energetiche pulite con norme contrarie ai parametri costituzionali e una burocrazia immobile ed inefficiente. Questa situazione rischia di legare ancor di più la Basilicata alla lobby petrolifera ritardando e in qualche modo giustificando l’assenza di strategie di uscita dal fossile”. Le company delle fossili , io dico, non hanno fatto ancora il loro tempo e tutta l’Europa avrà comunque ancora bisogno di quei combustibili. Al tempo, signori! Nessuno poteva prevedere una guerra combattuta anche sul gas e sul petrolio. E noi dovremo abbandonare in pochi mesi le estrazioni in Val Basento ? L’ho già scritto a proposito della tassonomia europea e credo che anche Legambiente in parte ne sia consapevole: la transizione green non è uno slogan. Ma per la Regione Basilicata non è già tempo di adeguare gli strumenti normativi e programmatici per non rincorrere errori e finanziamenti border lines ? Certo che si. In particolare -io credo- quando si ha un alleato importante che mostra di avere i piedi per terra.
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