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Internet, mezzo mondo è fuori dall’economia digitale

Internet, mezzo mondo è fuori dall’economia digitale

23 Gennaio 2016 0 Di Pietro Nigro

Internet, cresce il digital divide nel mondo: il 60% della popolazione mondiale è totalmente esclusa dall’economia digitale. Lo afferma l’ultimo Rapporto della Banca mondiale sui Digital dividends.

Internet, World Bank: cresce il digital divide

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La rete Internet non avvolge tutto il mondo. Più di metà, per la precisione il 60 per cento della popolazione mondiale, non ha accesso ai vantaggi dell’economia digitale. E nonostante la rete, i telefoni cellulari, e tutte la altre tecnologie digitali si stiano diffondendo rapidamente in tutto il mondo, il grosso della popolazione resta esclusa dai benefici per lo sviluppo che si possono ottenere dall’utilizzo di queste tecnologie. A dimostrarlo, i dati contenuti nel Rapporto sviluppo 2016 della World Bank sul Digital dividend. ed illustrati anche in un video.

Ebbene, a quanto si legge nel Rapporto, internet, i cellulari e tutti gli altri strumenti di raccolta, elaborazione e utilizzo dell’informazione si sono diffusi rapidamente. Basti pensare che ci sono più famiglie con un cellulare di quante non abbiano accesso all’elettricità o all’acqua.

Inoltre, se consideriamo il 20% della popolazione mondiale più povera e collocata in fondo alla scala economica, ebbene, ben il 70% delle persone possiede un telefono cellulare.

Ancora, nell’arco di un decennio, il numero degli utenti di internet è più che triplicato in tutto il mondo, fino ad arrivare, si stima, a 3,2 miliardi alla fine del 2015. Il che ha portato a benefici diffusi, comunicazioni più facili, più numerose fonti di informazione e di svago, ed ha generato maggiore crescita economica, servizi migliori e più posti di lavoro, senza contare le maggiori possibilità di inclusione, di partecipazione e di riduzione dei costi dei servizi.

Ma l’impatto di internet sulla popolazione, sull’economia e sullo sviluppo è stato inferiore alle attese. Innanzitutto perché il digital divide resta significativo. Infatti, secondo il Rapporto, sei miliardi di persone in tutto il mondo non hanno la banda larga ad alta velocità, quasi quattro miliardi non hanno alcun accesso a internet, e quasi due miliardi non hanno un cellulare.

E il digital divide dipende dal reddito, dall’età, da fattori geografici e di genere.  Così, per esempio, in Africa, il 60% della popolazione con i maggiori redditi ha tre volte più probabilità di avere accesso ad internet rispetto al rimanente 40% più povero, mentre i giovani che vivono in città hanno il doppio delle possibilità di connessione delle persone anziane e che vivono in aree rurali.

In ogni caso, segnala il Rapporto, anche tra le persone connesse ad internet esistono differenze marcate in termini di capacità digitale. All’interno dell’Unione europea, ad esempio, nei Paesi più ricchi il numero di persone che utilizzano internet è il triplo che nei Paesi più poveri, con un divario che si ripete simile tra ricchi e poveri all’interno di ciascun Paese.

Ma un altro motivo è dovuto al fatto che i vantaggi offerti da internet possono essere annullati dall’emergere di nuovi rischi. Per esempio, in mancanza di autorità di controllo, gli investimenti del settore pubblico nelle nuove tecnologie diventano strumenti sotto il controllo di qualche elite. Inoltre, se da un lato si creano nuovi posti di lavoro, dall’altro l’automazione ha spinto molti lavoratori di medio livello fuori dal mercato del lavoro. Senza contare che l’ economia legata ad internet favorisce monopoli naturali, per cui la mancanza di un contesto competitivo si traduce in mercati più concentrati a vantaggio di poche imprese. Non a caso, dunque, secondo il Rapporto, i più istruiti, i meglio collegati e i più capaci ricevono maggiori benefici, e maggiori utili, dalla rivoluzione digitale.

Tra le priorità indicate dal Rapporto, dunque, la necessità di rendere internet economico ed accessibile a tutti i consumatori, e di rendere competitivi i mercati delle telecomunicazioni attraverso partenariati pubblico-privato, efficaci regolamentazioni del settore e riforme che riguardino tutta la rete dal primo all’ultimo miglio, per rendere la rete sicura e al tempo stesso aperta.

Ma la conclusione più importante a cui giunge il Rapporto è che le strategie sullo sviluppo digitale devono essere molto più ampie delle strategie sulle Ict e che la “connettività per tutti” deve rimanere l’obiettivo più importante da perseguire. Il che significa che tutti i paesi del mondo devono creare un ambiente favorevole all’innovazione investendo non solo nelle tecnologie digitali ma anche in “complementi analogici”, che sono di fatto necessari a raccogliere poi più significativi “dividendi digitali” in termini di maggiore sviluppo, più posti di lavoro e servizi più efficienti.

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