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Intervista all’europarlamentare Luisa Regimenti

Intervista all’europarlamentare Luisa Regimenti

04 Aprile 2020 0 Di Vittorio Zenardi

di Rosangela Cesareo, Responsabile Relazioni Istituzionali Aidr 

Abbiamo incontrato l’onorevole Luisa Regimenti, europarlamentare Lega e medico. Le abbiamo chiesto il suo pensiero sulla pandemia che sta vivendo l’Italia.

Onorevole lei è un medico, come vive questa pandemia? Cosa si sente di dire ai suoi colleghi impegnati in prima linea nella lotta al Coronavirus Covid-19?

“Sono un medico legale e il mio pensiero è rivolto a tutti i medici e i professionisti sanitari che da settimane assistono i malati Covid-19 e sono impegnati nella ricerca di una cura al virus. La loro dedizione è ammirevole, anche perché sono spesso costretti a lavorare in condizioni sanitarie non adeguate. I medici impegnati in prima linea per questa drammatica emergenza sanitaria, oltre a essere costretti ad arrangiarsi a causa della mancanza di dispositivi di protezione personale, devono subire la beffa di errori clamorosi nella consegna, quando avviene, di questo materiale. Mentre si discute di picchi e curve di contagio, con drammatici bollettini quotidiani, è inammissibile che negli ospedali si sia ancora alla ricerca degli strumenti utili a garantire la sicurezza di chi opera all’interno delle strutture Covid-19, dove peraltro esiste una condizione di diffusa precarietà gestionale. Emergono anche nuove esigenze, come nella definizione dei casi sospetti, ardua ad esempio per gli asintomatici. L’elevato numero di decessi tra i pazienti, ma anche tra gli stessi medici, crea poi allarme e preoccupazione e lo Stato italiano ha il dovere di tutelare il lavoro dei professionisti della sanità. Mi auguro che il Governo prenda in considerazione la possibilità di inserire nel prossimo provvedimento legislativo una norma che permetta ai medici di evitare di ritrovarsi, in futuro, oggetto di cause di risarcimento per presunti episodi di malasanità legati all’epidemia di Covid-19”.

Come europarlamentare quali iniziative ha intrapreso per far fronte a questa situazione di crisi?

“Innanzitutto ci tengo a ricordare che già a partire dal 29 gennaio, quando la crisi Coronavirus sembrava essere ancora lontana, sono intervenuta alla sessione Plenaria del Parlamento europeo per allertare le istituzioni circa il grosso pericolo che stavamo per affrontare. Nella stessa data, ho anche sottoscritto un’interrogazione parlamentare prioritaria per chiedere alla Commissione europea di intervenire con misure urgenti, e ciò diversi giorni prima dell’intervento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
La mia attività parlamentare non è venuta meno nelle ultime settimane e, nonostante le restrizioni di movimento, con il voto a distanza siamo stati impegnati in alcuni dossier urgenti, come la mobilitazione degli investimenti nel settore sanitario e l’assistenza sanitaria per i paesi, come l’Italia, che affrontano questa grave emergenza.
Grazie anche ai voti della delegazione della Lega al Parlamento europeo, è stato possibile garantire agli Stati membri l’accesso a 37 miliardi di euro in fondi di coesione per rafforzare i sistemi sanitari e sostenere piccole e medie imprese, nonché la modifica dell’ambito di applicazione del Fondo di Solidarietà dell’Ue per includervi anche le emergenze di sanità pubblica, in aggiunta alle catastrofi naturali. Tale disposizione permetterà agli Stati membri di rispondere alle esigenze più urgenti durante questa pandemia.
Sono stata, inoltre, cofirmataria di alcune interrogazioni parlamentari per fare chiarezza sulle modalità con cui le istituzioni europee stanno affrontando la pandemia, come per esempio la richiesta alla Commissione europea di dati e informazioni puntuali sulle importazioni di dispositivi medici e principi attivi farmaceutici all’interno dell’Unione”.

Il governo italiano sta, tra alti e bassi, affrontando la crisi sanitaria che inevitabilmente ha generato anche una crisi economica. Cosa si dovrebbe fare, secondo lei, nel breve e nel lungo periodo?

“Nel breve periodo bisogna intervenire con la massima urgenza. Come già detto, penso che il primo passo debba essere quello di tutelare al meglio i medici e metterli nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro nel modo più sicuro e sereno possibile, sia dal punto di vista del materiale medico sia da quello della protezione legale. Allo stesso tempo, condivido le proposte della Lega: i 600 euro promessi non bastano. L’unica soluzione possibile per far ripartire l’Italia è un anno bianco fiscale. I lavoratori indipendenti, le piccole-medie imprese e le partite Iva non sono in grado di riconoscere allo Stato le tasse che vengono loro richieste.
Nel lungo periodo, sarà opportuno rivalutare questo governo alla luce di come ha affrontato l’emergenza virus. Il giudizio, fino a questo momento, però, non è per niente positivo. Mancano mascherine e ossigeno, ci sono migliaia di persone in difficoltà nelle case di riposo, molte rate dei mutui sono incassate dalle banche, non c’è nessuna certezza sui tempi di erogazione della Cassa Integrazione, non ci sono aiuti per chi non riesce a pagare affitto e bollette. I problemi sono chiaramente tanti. Adesso aspettiamo i fatti dal Governo Conte”.

La diffusione del virus ha reso necessaria una rivoluzione digitale, tanto attesa in Italia. Non solo telemedicina, ma anche smart working e la necessità di diverse applicazioni negli ambiti più disparati. Cosa ne pensa?

“Questa crisi, e la necessità del ricorso ai sistemi di smart working e e-learning, ha mostrato il fianco a tutti i problemi strutturali della rete internet in Italia. Ne emerge un quadro di forte arretratezza rispetto agli altri paesi europei, che rischia di causare ulteriori discriminazioni per le categorie più fragili. Non posso che essere preoccupata per tutti gli studenti, e in particolare per quelli provenienti da famiglie meno abbienti, che non sempre dispongono di dispositivi adatti alle connessioni richieste dalle scuole.
L’Italia deve essere capace di sfruttare questa situazione come volano per migliorare la propria architettura di rete e sviluppare una cultura della protezione dati, al momento insufficiente.
Difatti, quella dei forti disservizi e della mancanza di sicurezza delle banche dati e dei siti delle amministrazioni pubbliche è una questione che si ripropone regolarmente, e mettere in atto una rivoluzione digitale ormai è sempre più inevitabile e urgente. Lo dimostra il sito dell’Inps andato in tilt in questi giorni, e il cui pessimo funzionamento non solo sta costringendo migliaia di utenti a un autentico calvario ma ha permesso la diffusione di centinaia di dati personali.
Il livello di allerta per gli attacchi cibernetici è ai massimi livelli: i nostri centri ospedalieri di eccellenza sono stati vittima di ignobili attacchi hacker, che hanno messo fuori uso i computer destinati all’analisi dei test sul Coronavirus. I nostri cittadini devono, ora più che mai, essere vigili per evitare di cadere nella trappola delle frodi informatiche di sciacalli che approfittano vergognosamente dell’attuale situazione di emergenza”.

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