Intesa difficile tra Cinquestelle e Pd. Basi in rivolta e nodo programma
25 Aprile 2018Le basi contestano l’ipotesi di governo tra M5s e Pd. Di Maio: “In assenza di accordo sul Governo unica soluzione sarà il voto anticipato”.
Dal Reddito di cittadinanza al Jobs Act, il M5s non potrà rinunciare ai punti prioritari della sua battaglia
Spenti gli echi festosi di protagonisti e comparse sull’ipotesi di accordo salva pagnotta&poltrona, attutiti i gioiosi squilli di tromba e i glorificanti rintocchi di campane sulla intravista possibilità di intesa tra M5s e Pd, il giorno dopo si ragiona a freddo.
Analisti e commentatori più o meno distaccati sono pressoché concordi nel ritenere poco probabile l’accordo tra la prima e la seconda forza politica del Paese.
E si scommette che quella dei prossimi giorni sarà la cronaca di un fallimento, sarà il racconto di una intesa impossibile.
E finirà – vedrete – che costretto tra il dover scegliere tra la poco igienica cattiva compagnia del “Delinquente abituale” di Arcore o con quella altrettanto poco igienica del Flagello rignanese dei diritti dei deboli, Luigi Di Maio – oggi al centro di una partita delicata e pericolosa per se stesso e per i 5s – finirà con il preferire la via del voto anticipato.
Una idea che gli frulla nella testa da un po’ e che ha reso pubblica ieri pomeriggio all’uscita dal colloquio col presidente della Camera Roberto Fico.
“Senza accordo, non sosterremo Governi del presidente, istituzionali o di scopo. Una forza come la nostra con oltre 320 parlamentari non può restare esclusa. Si andrà al voto”.
Una minaccia e al tempo stesso un modo per non sporcarsi la faccia e per non fare compromessi letali sul programma pentastellato.
Già perché un accordo col Pd comporterebbe inevitabili aggiustamenti programmatici tali da snaturare lo spirito stesso della lotta 5s negli ultimi cinque anni. Un pericolo da scongiurare per i duri e puri del Movimento.
Troppi gli ostacoli sulla strada dell’accordo col Pd. Dal Reddito di cittadinanza alla cancellazione del Jobs Act con relativa reintroduzione dell’Art. 18, alla Legge sul Conflitto di interessi, alla Riforma della Giustizia con allungamento dei tempi della prescrizione, alla pensioni.
Temi ineludibili che hanno rappresentato le bandiere del M5s, materie che comportano l’automatica bocciatura dell’azione del Governo di Matteo Renzi durante gli sciagurati “mille giorni”. Una divaricazione quindi incolmabile.
Economia e Lavoro, non può bastare l’inutile decalogo del Professor Della Cananea
Né in tema di Economia e Lavoro può servire a ridurre le distanze tra M5s e Pd l’inutile vago decalogo di buone intenzioni dettato dal Professor Giacinto Della Cananea.
Intanto le rispettive basi sono in fermento. Questo matrimonio non s’ha da fare, si scatenano e urlano in Rete gli attivisti dell’uno e dell’altro fronte.
“L’idea – nota Repubblica.it – non va giù né ai sostenitori del Pd, né ai pentastellati, per non parlare di chi si dichiara simpatizzante del Centrodestra. Gli ottimisti, i favorevoli e i curiosi (o forse sarebbe meglio definirli cinici, quelli del “sarebbe bello vedere come va a finire”), almeno su Twitter e Facebook sono relegati a una sorta di riserva indiana”.
Ecco un video sulle ipotesi di accordo Cinquestelle – Pd: