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Elettricità, acqua, gas: perché è l’ora di investire nelle infrastrutture di rete

Elettricità, acqua, gas: perché è l’ora di investire nelle infrastrutture di rete

14 Giugno 2021 0 Di Nunzio Ingiusto

Uno studio dell’Università La Sapienza punta il dito contro le mancate innovazioni nelle infrastrutture. Italia indietro nelle classifiche mondiali.

Infrastrutture, tallone di Achille di ogni governo italiano

Energia, reti elettriche, alta tensione, elettricità (foto Pexels da Pixabay)

Le infrastrutture italiane sono da sempre il tallone di Achille di ogni governo. Politica e manager sanno bene che gli investimenti non sono mai sufficienti a coprire le molteplici esigenze degli utenti e in generale del Paese.

Da un lato c’è il bisogno di soddisfare la domanda di buoni servizi, dall’altro quello di stare al passo con i tempi mettendo soldi in tecnologie, ricerca, innovazione.

Lo studio che cinque docenti della Sapienza di RomaDomenico Borello, Alessandro Corsini, Riccardo Gallo, Francesco Napolitano, Giuseppe Paris – hanno pubblicato sulla rivista Energia ha sollevato il velo sullo stato delle principali strutture del nostro Paese.

Non è l’unico papier sul tema, e temo che non sarà l’ultimo. Ma i professori ci aggiornano. Quasi una raccomandazione alla politica affinché non lasci passare il treno della riorganizzazione dopo i guasti di una pesante pandemia, senza prenderlo.

Dopo la pandemia, concentrarsi su reti idriche, elettriche, del gas

Se il contesto europeo dei prossimi cinque anni è favorevole ad una politica di investimenti e la BCE spinge per la spesa sostenibile, l’Italia deve approfittarne. Deve concentrarsi su reti idriche, elettriche, del gas.

Finora, dice lo studio , gli investimenti su queste infrastrutture sono state secondari rispetto ad altre. Dieci anni  durante i quali i governi avrebbero potuto pianificare meglio il lavoro su reti essenziali.

Dal lato economico le tre principali reti hanno generato utili per 16 miliardi, ma ne sono stati dati 12 in dividendi. «Un chiaro segnale della perdita di competitività che ha rilegato l’Italia in basse posizioni nelle classifiche internazionali».

L’Italia é, dunque, arretrata, studiata in profondità per il conto economico complessivo, nonostante la narrazione di una ripresa all’insegna dei 209 miliardi del Recovery plan.

Quanto pesa questo deficit di buona cultura industriale nello scacchiere mondiale? Moltissimo, si legge nello studio dei prof della Sapienza.

L’Italia, infatti, oggi si trova al 53esimo e al 41esimo posto nelle graduatorie mondiali e in quelle di base ed energetiche.

Dal punto di vista degli asset è indicativo il fatto che molte aziende che gestiscono i servizi a rete fanno capo allo Stato.

“Nei programmi del PNRR c’è il destino del Paese”

Cassa Depositi e Prestiti è azionista ed ha un ottimo management. Però deve incidere di più sui piani operativi, raccordare meglio visione, competitività e soldi.

Sia che si tratti di gas, di reti elettriche, di invasi idrici, o del crescente idrogeno.

Per superare queste diseconomie ci vorrebbero 15-20 anni di investimenti e lavoro costante, ai ritmi attuali. Ma per il governo delle transizioni ecologiche e digitali Draghi

Nei programmi del Pnrr c’è il destino del Paese”.

In  molto meno tempo, avendo anche tanto denaro a disposizione, da Colao a Cingolani, a Giorgetti, senza illusioni e slogan ingannevoli, possono arrivare le spinte giuste. E dimenticare  i 10 anni che abbiamo alle spalle.

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