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Io non sono mai stato Charlie Hebdo

Io non sono mai stato Charlie Hebdo

25 Gennaio 2017 0 Di Andrea Antonetti

Dopo il 7 gennaio 2015 Charlie Hebdo si è sentito un gigante, che va avanti senza badare a chi o cosa calpesta. Ecco perché #Io non sono Charlie Hebdo e non lo sono mai stato.

#Io non sono mai stato Charlie Hebdo

Je suis Charlie” prima del 7 gennaio 2015 non era nient’altro che un’espressione utilizzata in Francia in fase di presentazione, dopo quel giorno è diventata un pensiero, il pensiero di chi, sentendosi colpito dall’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, ha deciso di utilizzare quelle tre parole per manifestare solidarietà, vicinanza ma anche una moda, un trend social da rispettare per sentirsi parte di una maggioranza.

L’emotività altera la percezione umana, ingigantendo o minimizzando una situazione, a volte fa sentire giganti, in altri casi nani. Charlie Hebdo si è sentito un gigante dopo il 7 gennaio. E un gigante non guarda in faccia nessuno, cammina, va avanti per la propria strada senza prestare attenzione a ciò che può calpestare. E così a volte quel gigante può mettere un piede dove non era il caso di metterlo, calpestando umanità come fosse solo terra, Intendendo per il gigante Charlie Hebdo la nuova redazione costituita dopo il folle omicidio di persone inermi, è da esseri umani chiedersi perché, dopo aver patito in prima persona una tragedia così grande, il gigante Charlie abbia deciso di ridere per la morte di persone che non facevano nient’altro che vivere la propria vita, non da angeli, da esseri umani.

Il terremoto del 24 agosto è stato solo il primo, ce ne sono stati altri e il gigante Charlie per ognuno di essi ha ritenuto giusto far vedere la sua natura, il suo distacco per ciò che non lo riguarda e così si è trasformato in un nano insignificante, fastidioso, che ricorre a luoghi comuni e barzellette inutili in grado soltanto di dimostrare la libertà di espressione associabile ad un disgraziato che passa la sua vita nei bar, ubriaco, a rivendicare attenzione da chi non mostra interesse, a rivendicare un malriposto senso di superiorità.

Io non sono Charlie, non lo sono mai stato, non perché fondamentalista islamico o perché in disaccordo per il modo di concepire la libertà di espressione che quel giornale ha sempre dimostrato, non sono Charlie perché la morte di persone inermi ha sempre lo stesso valore senza rendere mai nessuno migliore.

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