Iran, all’insediamento di Raisi nessuna concessione sul nucleare
06 Agosto 2021Ebrahim Raisi ha esordito alla presidenza iraniana dichiarando una linea ferrea sul nucleare. In platea durante la cerimonia di insediamento rappresentanti italiani ed EU, seduti a pochi metri dai capi di Hamas ed Hezbollah.
Di sorprese, durante il discorso d’insediamento del nuovo presidente ultra-conservatore iraniano, Ephraim Raisi, non ce ne sono state molte. Seppure qualche giorno fa il presidente, soprannominato “il macellaio di Teheran” per le stragi di prigionieri politici di cui si é fatto mandante verso la fine degli anni ’80, avesse aperto uno spiraglio sulle possibilità di poter rivedere la politica nucleare iraniana, ieri sembra l’abbia bruscamente richiuso.
Il discorso di insediamento
Raisi, che ha il sostegno dei Guardiani della Rivoluzione e della Guida Suprema di cui è anche il più quotato erede, ha dichiarato a più riprese che il programma nucleare iraniano è “pacifico”. A sua detta, “le sanzioni illegali contro l’Iran vanno immediatamente revocate”. Dunque, nessuna frenata sul nucleare, che secondo Francia, Germania, Regno Unito ed Israele sta raggiungendo livelli estremamente preoccupanti. Il neo presidente ha poi sostenuto che avrebbe “appoggiato qualsiasi tipo di iniziativa diplomatica volta a mettere fine alle sanzioni”.
Le reazioni di Stati Uniti e Regno Unito
L’amministrazione Biden ha tempestivamente fatto sapere che la porta dei negoziati è aperta, ma che non lo sarà per sempre. Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato statunitense ha sollecitato l’Iran a riprendere i negoziati velocemente, “Il nostro messaggio al presidente Raisi è lo stesso che abbiamo dato ai suoi precedessori. Gli Stati Uniti difenderanno i nostri interessi di sicurezza nazionale e quelli dei nostri alleati. Speriamo che l’Iran coglierà l’opportunità di far avanzare soluzioni diplomatiche”. Ha poi aggiunto “Questo processo non può andare avanti all’infinito”. Gli fa eco Domic Raab, Ministro degli Esteri britannico, che da Londra dichiara che le vie diplomatiche restano “socchiuse”, ma avverte “se l’Iran continua a disturbare il traffico commerciale in Medio Oriente, continuano a destabilizzare la regione tramite i loro proxy e ad ignorare i loro impegni nucleari, sarà tenuti a rispondere delle loro azioni”.
Qualche sorpresa in più in platea. 73 i Paesi presenti. Oltre agli stati maggiori di Hamas, Hezbollah e della Jihad Islamica Palestinese, un rappresentante italiano e uno dell’Unione Europea. Per L’Italia, Pasquale Ferrara, direttore generale per gli affari politici e di sicurezza della Farnesina, e per l’EU il vice segretario generale e direttore politico del servizio per l’azione esterna, Enrique Mora, secondo il quale ‘É cruciale passare direttamente alla nuova amministrazione messaggi importanti.’ A pochi posti di distanza, Ismail Haniyeh, Saleh al-Arouri e Alil Yahya, rispettivamente capo di Hamas, capo di Hamas in Cisgiordania, e vice capo di Hamas a Gaza. Oltre a Ziad Nahala, della Jihad Palestinese, e Naim Kasen, capo di Hezbollah.