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Islam, ma quali sono le nostre colpe e le loro?

Islam, ma quali sono le nostre colpe e le loro?

01 Febbraio 2019 0 Di Corrado Corradi
Ecco perché non si può dire che crociate e colonialismo hanno provocato il revanscismo che alimenta militanza islamista e jihad. E non è facile distinguere buoni e cattivi.

Parlando di Islam si sostiene spesso che la militanza islamista e la sua più probabile conseguenza, il jihadismo, siano attribuibili alla frustrazione patita dai popoli arabo-islamici per le Crociate, il colonialismo e la tracotanza del capitalismo occidentale.

Islam, quali sono le nostre colpe e le loro?

Francamente, attribuire alle Crociate la degenerazione dell’Islam in islamismo militante e in jihadismo é una forzatura gratuita che va ad alimentare quel revanscismo ideologico che effetivamente alberga nelle menti di alcuni musulmani (quelli che cercano di legittimare, anche a se stessi, la loro convinzione di essere chiamati da Dio a islamizzare il mondo).

E nemmeno la grifagna etica del capitalismo può essere posta alla base della degenerazione della religione islamica in ideologia.

Tale deterioramento, semmai, é da ricercare nel fallimento dell’idea ba’athista della grande nazione araba (laica ma non atea), subito sostituita dal collante più naturale per quelle popolazioni: l’islam.

L’Islam non distingue tra Cesare e Dio

Per quel che lo conosco (e penso proprio di conoscerlo abbastanza bene) l’Islam, come l’Ebraismo, non fa distinzione tra «Cesare e Dio», per cui reca in se il germe della sclerotizzazione. E se mal interpretato rischia veramente di degenerare da religione in ideologia.

Abbiamo, però, comunque il dovere di sforzarci di capire lo stato d’animo di popolazioni, quelle del mondo arabo-islamico, che a partire dagli anni ’20 del Novecento (quindi ben dopo i tempi delle Crociate e verso la parte finale del periodo del colonialismo) ha assistito ad alcuni fatti inconfutabili:

  • solenni accordi internazionali sono diventati in un attimo carta straccia;
  • sono stati ridisegnati a tavolino confini già consolidati;
  • sono state imposte sovranità del tutto arbitrarie;
  • la Palestina, é stata subdolamente occupata e ancora oggi ne vive la frustrazione a causa della continua massiccia colonizzazione dei territori della West bank, in spregio a ogni risoluzione internazionale.

E nel frattempo, sono state intraprese due guerre palesemente immotivate contro l’Iraq, un paese arabo a maggioranza musulmana in cui i cristiani vivevano in tutta tranquillità.

A questo punto non si può non rilevare che la questione palestinese e le demenziali guerre intraprese dagli Yankee e dai loro alleati hanno colpito quella parte di Islam tollerante e hanno contestualmente rinforzato quell’altra parte minoritaria dell’Islam, la wahhabita.

Un bel capolavoro.

Cercare nelle Crociate le frustrazioni degli islamisti è eccessivo

Andare indietro nella storia fino alle Crociate per indicare le frustrazioni subite dalle popolazioni arabo-islamiche é veramente eccessivo. L’analisi storica ha dimostrato che gli arabo-islamici di quei  tempi hanno considerato le crociate come un «lascia/prendi» in voga a quei tempi e non sono stati pochi quegli emiri locali che si sono alleati con i capi crociati per scucire un vantaggio rispetto ad un emiro con il quale erano in contrasto.

Solo nel secolo XX, in pieno sfaldamento del colonialismo, i colonizzati arabo-islamici hanno rispolverato le crociate per mettere ulteriormente in mora gli ormai frusti colonizzatori francesi.

Con il Colonialismo, conseguenza diretta del pensiero positivista, invece, gli elementi suscettibili di stimolare negativamente l’amor proprio arabo-islamico sono maggiormente influenti.

Più che al Colonialismo, si guardi al Positivismo razzista

Uno su tutti: quel razzismo positivista che induceva il francese a guardare gli arabi dall’alto al basso, ritenendoli inferiori per il solo fatto di detenere la titolarità del progresso industriale e scientifico al quale il Positivismo attribuiva le più formidabili promesse di sviluppo economico, sociale e storico.

Tuttavia mi pongo spesso alcune domande che di primo acchitto potrebbero anche sembrare oziose o quanto meno fuori luogo, specie in un periodo come questo in cui é di moda la professione del politicamente corretto.

Per esempio: se i colonizzatori fossero stati gli africani, gli arabi e gli indiani, questi si sarebbero comportati meglio di francesi, inglesi, tedeschi, belgi, spagnoli, portoghesi e italiani?

Ossia, i musulmani, gli indù e gli animisti si sarebbero comportati meglio dei cristiani?

E, trascorso il tempo di quel colonialismo, avrebbero maturato gli stessi complessi di colpa che noi continuiamo ad alimentare dopo ben tre generazioni che il Colonialismo ha smesso di esistere?

E non da ultimo, nelle nostre campagne e città avrebbero essi lasciato quello che abbiamo lasciato noi nelle loro?

Sono personalmente convinto di no, perché, faccio riferimento al periodo coloniale in cui comunque, a parte la deleteria ideologia positivista che ha generato un arido razzismo razionale, e fatta la tara degli eccessi commessi da alcuni coloni fetenti, il rapporto colonizzato/colonizzante si basava su un’etica cristiana.

Cosa sarebbe successo se fossimo stati colonizzati noi?

Al contrario, se fossimo stati colonizzati da etnie musulmane saremmo dovuti diventare musulmani o avremmo dovuto accettare la condizione di dhimmitudine.

Se fossimo stati colonizzati dagli indiani saremmo stati ostaggio di una condizione di privazione di diritti come ne sono privi gli uomini delle caste inferiori. E comunque, dove imperano gli induisti, ai cristiani che non abiurano é riservata una vita ben grama: basti guardare cosa avviene in Bangla-Desh o in India e che è tutt’altro che un poetico ed esotico «namasté».

E se fossimo stati colonizzati da africani, magari guidati da capi di stato come Bokassa, Idi Amin Dada, Menguitszu, Ciombé, Mugabe e compagnia bella, é facile intuire che non avrebbero avuto le stesse remore, ancorché a volte tradite, che i coloni bianchi hanno avuto nel trattare il colonizzato.

Quanto al lascito post coloniale, analizzati i livelli tecnologici, costruttivi, organizzativi, produttivi, dei paesi già colonizzati (fatte le dovute eccezioni), non penso proprio che avrebbero potuto contribuire al nostro sviluppo come noi colonizzatori abbiamo contribuito, pur con tutte le contraddizioni, ipocrisie, financo cattiverie, al loro.

Consiglio di consultare un Calendario Atlante «De Agostini» degli anni 30-40 e scorrere le pagine di alcuni paesi dell’Africa italiana (Etiopia e Libia ad esempio) ove anche nei paesi dell’interno il colono italiano aveva realizzato ambulatori medici e veterinari, stazioni degli autobus, uffici postali, etc.

Circa il colonialismo… Avendo vissuto in Marocco la mia giovane età e vivendoci ancora adesso, e avendo bazzicato a lungo i paesi del Maghreb, ex colonie francesi, so che bisogna mettere in conto che prima o poi, in una discussione conviviale, ricicci fuori l’abusato argomento colonialismo, sia da chi è interessato a palesare il suo pensiero libertario, sia dagli ex colonizzati come strumento per mettere in mora gli ex, vecchi e ormai frusti colonizzatori: i nostri cugini francesi.

Al mio intimo patrimonio di ex emigrante appartiene un’analisi casereccia sul colonialismo fatta da un amico marocchino, il quale un giorno mi ha detto, più o meno:

“I francesi ci hanno oppressi e sfruttati imponendoci di sopportare quel loro caratteristico atteggiamento di derisione; ci siamo liberati di loro dopo una lotta di indipendenza sanguinosa, anche se molto meno traumatica di quella algerina, e con ricadute sul futuro del nostro paese molto meno disastrose…ma la loro dominazione non pio’ essere considerata solo una iattura, senza di essa adesso non avremmo quegli ‘acquis’ che costituiscono la ricchezza del mio paese… conosci un marocchino che serbi rancore per il Maréchal Lyautay ? (era il Governatore francese durante il protettorato) …C’è addirittura un apprezzato liceo francese a lui intitolato a Casablanca e nel cortile del Consolato di Francia, ben visibile dalla piazza più importante della città, campeggia addirittura la sua statua equestre! (nda: Sarebbe un po’ come se da noi a Milano fosse visibile da piazza del duomo la statua equestre di Radetszki). È la storia amico mio! ci lascia sempre dei doni, basta saperli individuare e farli fruttare”.

Qual vera verità! … una onesta visione della storia scevra da quei rancori suscettibili di reiterare gli odi.

Il colonialismo non ha dato solo frutti avvelenati

Questo tanto vituperato colonialismo, a mio avviso, non ha dato solo frutti avvelenati, anzi!

E non tutti i francesi, inglesi, tedeschi, italiani colonizzatori erano spocchiosi come comanda la vulgata novecentesca post-bellica.

E non tutti i francesi, inglesi, tedeschi, italiani colonizzatori erano spocchiosi come comanda la vulgata novecentesca post-bellica.

La storia moderna ci dice che non siamo stati così cattivi come ci autodenunciamo, e loro (gli ex colonizzati, in gran parte musulmani) non sono stati sempre buoni.

E la storia attuale ci dice che siamo stati più ipocritamente cattivi di loro.

Basti pensare a come sono state disattese le promesse fatte alle popolazioni arabe durante il primo conflitto mondiale.

Oppure ai pretesti inventati di sana pianta per dichiarare querra all’Iraq e più recentemente alla Siria.

Ma é evidente che, dopo un po’ di titubanza, loro hanno iniziato a riguadagnare le posizioni perse e adesso, quanto a ipocrisia, ci hanno raggiunto e superato… basti pensare al silenzio omertoso adottato da gran parte delle loro istituzioni religiose di fronte alle stragi di cristiani.

Riconosco trattarsi di un discorso generale ma é bene tenerlo a mente per evitare altrettanto generali complessi di colpa e, altrettanto generalmente, attribuire agli altri meriti e/o colpe.

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