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Italia green: i dati 2020 del Gestore Servizi Energetici danno fiducia

Italia green: i dati 2020 del Gestore Servizi Energetici danno fiducia

28 Maggio 2021 1 Di Nunzio Ingiusto

Il consuntivo del Gestore Servizi Energetici è una buona base per crescere ancora. Le responsabilità della politica e le attese delle aziende energetiche.

Italia green: i dati 2020 del Gestore Servizi Energetici danno fiducia

I più soddisfatti sono i tecnici del Ministero della Transizione ecologica. Il piano green al 2026 a cui stanno lavorando ha avuto una buona base già nel 2020. Nell’anno, 42 milioni di tonnellate di CO2 (come il consumo di 109 milioni di barili di petrolio) non sono state immesse in atmosfera grazie al sostegno alle rinnovabili.

L’energia elettrica italiana è stata prodotta, infatti, in gran parte da fonti rinnovabili. Se il  trend è in crescita lo si deve soprattutto a 15 miliardi di euro di incentivi erogati nei 12 mesi passati.

Il consuntivo 2020 del Gestore dei Servizi Energetici ha rafforzato la fiducia nella strategia di sostenibilità del governo Draghi. I dati resi noti sono di qualità ed oltre a rappresentare un solido pilastro per costituire un nuovo sistema di economia circolare, comportano per il governo la necessità di ridurre gradualmente i sussidi alle fonti tradizionali.

Il punto è aperto e non ha trovato ancora una sintesi soddisfacente per tutte le parti in causa. É noto che non tutti nei partiti di governo sono favorevoli a ridurre gli aiuti alle aziende che sfruttano petrolio e gas. I prossimi mesi saranno decisivi.

Nonostante gli impatti della pandemia, il GSE nel 2020 ha favorito l’attivazione di oltre 2 miliardi di euro di nuovi investimenti.

Sia il pubblico che i privati hanno messo risorse in impianti e tecnologie. L’analisi dei costi del solo GSE evidenzia, tuttavia, una compensazione dei ricavi di circa 1 miliardo di euro, provenienti dalla vendita di energia verde ritirata dal Gestore stesso e messa sul mercato elettrico nell’ambito del sistema del ritiro dedicato.

Il futuro è un nuovo equilibrio tra obiettivi climatici  e uso di risorse. Ora, spiega il Report,  «il conseguimento dei target clima-energia al 2020 non sarebbe stato possibile senza una classe imprenditoriale all’altezza della sfida. Senza  il suo fondamentale impegno propulsivo e senza la mobilitazione delle migliori energie non è neppure pensabile riuscire ad onorare gli impegni ancora più gravosi che attendono il Paese».

La serietà delle proposte deve spingere verso meccanismi di collaborazione -al centro e in periferia – che non possono essere solo istanze di aiuti economici.

«La transizione energetica costituisce la chiave principale per superare il momento storico così complesso che ci troviamo a vivere e per puntare decisi alla decarbonizzazione al 2050» commenta Francesco Vetrò, presidente del GSE.

Come accade, però, in queste settimane per gli altri manager, anche Vetrò guarda ai soldi del Piano di ripresa e resilienza.

C’è interesse a capire quando e come i primi fondi saranno realmente disponibili e in che modo il sistema energetico nazionale governerà i vari passaggi. Attese che impattano sui piani delle aziende, ma soprattutto sui budget.

Eni, Enel, Snam, i cui top manager nelle settimane scorse hanno incontrato il governo, sebbene impegnate a riconvertire produzioni e sistemi, hanno bisogno di sapere in che misura i soldi europei previsti dal Piano italiano entreranno nei rispettivi business.

Di sicuro, dice il documento GSE, tra le rinnovabili il fotovoltaico sarà protagonista anche nel 2021. In campo ci sono i progetti sull‘autoconsumo collettivo e sulle Comunità energetiche.

Per questo sul sito sono state pubblicate anche le regole per le istanze di accesso agli incentivi. Un altro contributo a costruire un Paese più verde, ma che deve fare (come sempre) i conti con la politica.

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