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Kim Jong Un aspetta Trump e invita Papa Francesco in Corea del Nord

Kim Jong Un aspetta Trump e invita Papa Francesco in Corea del Nord

10 Ottobre 2018 0 Di Pietro Nigro

Mossa a sorpresa del dittatore della Corea del Nord: tramite il presidente sudocreano Moon invita Papa Francesco a visitare PyongYang. E a novembre potrebbe incontrare Trump.

Kim Jong Un invita papa Francesco a visitare la Corea del Nord

Un “caloroso invito” per Papa Francesco. A consegnarlo, il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, che verrà la prossima settimana in Vaticano. Ma a spedirlo è l’altro presidente coreano, quello del nord, Kim Jong Un, che ha fatto già sapere che Sua Santità, a Pyongyang, “è benvenuto”.

Con questa mossa, non c’è che dire, il leader nord coreano riconquista l’attenzione dei media internazionali e riporta l’attenzione sulla sua politica estera, ripresa con inusitato vigore lo scorso mese di settembre e che si appresta a reincontrare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Addirittura, l’annuncio ha praticamente messo in ombra gli altri appuntamenti, pure importanti, del presidente sud coreano in Italia, Francia, Belgio e Danimarca. Moon, che è un cattolico praticante, sarà in visita ufficiale alla Santa Sede dal 17 al 18 ottobre, e “cercherà di ottenere rinnovate benedizioni e sostegno del Vaticano per la pace e la stabilità nella penisola coreana”, come ha detto alle agenzie di stampa il suo portavoce.

In realtà, le trattative tra Roma e PyongYang, via Seul, procedono da tempo. Da ultimo, il mese scorso, durante l’incontro tra Moon e Kim al Monte Pektou, ha partecipato anche l’arcivescovo cattolico romano Hyginus Kim Hee-joong. E, stando a quanto riportato dall’agenzia NkNews, durante l’incontro, l’arcivescovo avrebbe detto a Kim di voler riferire a Roma che le relazioni intercoreane migliorano e stanno progredendo in direzione della pace, ricevendo l’approvazione del dittatore.

Non è dato di sapere ancora se la visita sia stata già organizzata, né se esistono dettagli. E nemmeno il Vaticano ha finora comunicato nulla.

Quel che è certo, però, è che a Roma il presidente Moon parteciperà ad una Santa messa per la pace nella penisola coreana che si terrà “nella Basilica di San Pietro il 17 ottobre, e che sarà presieduta dal Cardinale Pietro Parolin. E che da tempo Roma e Seul hanno aperto il fascicolo dei rapporti con la Corea del Nord.

Un invito simile, per la verità, al Vaticano era già arrivato, nel 2004, era indirizzato a Giovanni Paolo II, e giunse dopo un analogo incontro tra i capi di Stato delle due Coree. Ma non ha avuto seguito.

Ora un nuovo invito, che potrebbe però segnare un cambio di rotta nella politica estera nord coreana. Quattro anni fa, infatti, papa Francesco ha celebrato a Seul una messa per la pace in penisola coreana, a cui il dittatore nord coreano, sebbene invitato, non volle partecipare.

Quest’anno, invece, Papa Francesco ha manifestato un forte apprezzamento e sostegno al processo di pace in corso tra le due Coree, ed è arrivato a salutare il summit di Panmunjom del 27 aprile, quello in cui avvenne la storica stretta di mano tra i presidenti delle due Coree, come “una via concreta verso la riconciliazione e la riconquistata fratellanza con l’obiettivo di garantire la pace nella penisola coreana e nel mondo intero”.

Inoltre, a far pensare che sia la volta buona, e che il viaggio del papa in Corea del Nord non sia lontanissimo, è il nuovo dinamismo che il leader nord coreano sta mostrando usl piano delle relazioni internazionali.

La storica tretta di mano tra i presidenti di Corea del nord e del sud, Moon Jae-In e Kim Jong Un al vertice di Panmunjom il 27 aprile 2018 (ph. InterCorean Summit Press Corps).

La storica tretta di mano tra i presidenti di Corea del nord e del sud, Moon Jae-In e Kim Jong Un al vertice di Panmunjom il 27 aprile 2018 (ph. InterCorean Summit Press Corps).

Nuovo incontro tra Trump e Kim Jong Un, forse a novembre

Intanto, si avvicina il secondo summit tra Kim Jong Un e il presidente Usa Donald Trump, dopo quello storico di Singapore. Secondo quanto ha riferito lo stesso presidente Usa alla stampa, sono state prese in considerazione altre tre o quattro sedi alternative a quella del primo incontro.

“Singapore è stata fantastica – ha detto Trump – ma probabilmente questa volta faremo un percorso diverso – ha detto Trump ai giornalisti riuniti nello Studio Ovale – Vedremo, stiamo parlando di tre o quattro luoghi diversi. E i tempi non sono troppo lontani”.

Per la verità, Trump ha fatto anche una battuta, dicendo che avrebbe preferito tenere il vertice con Kim nel suo resort di Mar-a-Lago, ma ha anche aggiunto di non voler imbarazzare nessuno con un meeting sul suolo degli Stati Uniti.

Se la location è ancora oggetto di approfondimenti tra le due diplomazie, anche la data resta ancora incerta, anche se è sicuro che il vertice sarà dopo le elezioni di metà mandato.

Lo ha detto lo stesso Trump, che non può “lasciare il Paese nel periodo delle elezioni”.

Nel frattempo, domenica scorsa, a PyongYang, a incontrare Kim Jong Un è andato il Segretario di Stato Mike Pompeo, tra l’altro anche per discutere del prossimo meeting, e il viaggio, secondo Trump “è andato bene”.

“Mike Pompeo ha avuto un incontro molto, molto bello (con Kim) … Gli ho parlato a lungo ieri”, ha detto Trump.

E una riprova indiretta dei progressi diplomatici in corso tra Usa e Stati uniti potrebbero venire dai test atomici, che la Corea del Nord ha interrotto ormai da parecchio tempo.

Di sicuro, durante la visita di Pompeo in Corea, si è parlato infatti di denuclearizzazione, e, come ha detto l’agenzia di stampa nord coreana, Kim avrebbe espresso all’ospite americano il suo punto di vista e le sue idee in proposito. Nulla è stato deciso, di definitivo, dunque, ma secondo il Segretario di Stato Usa, almeno ora si vede il percorso da seguire per arrivare al traguardo finale.

“Penso che abbiamo fatto incredibili progressi, davvero incredibili – ha detto Trump proprio citando il tema della denuclearizzazione in penisola coreana, il rientro di cittadini statunitensi e il rimpatrio di salme di soldati uccisi durante la Guerra di Corea del 1954 – Hanno accettato la denuclearizzazione e continuano ad essere d’accordo. Le sanzioni rimangono in vigore, anche se mi piacerebbe rimuoverle. Ma per farlo dobbiamo ottenere prima qualcosa di concreto”.

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