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Medici Senza Frontiere cacciata dalla Libia. Una settimana per lasciare in Paese

Medici Senza Frontiere cacciata dalla Libia. Una settimana per lasciare in Paese

29 Ottobre 2025 Off Di Redazione Italia Notizie 24

L’organizzazione ha ricevuto una lettera dalle autorità ed entro il 9 novembre deve abbandonare tutto.

Medici Senza Frontiere (MSF) dovrà lasciare la Libia. L’organizzazione umanitaria ha fatto sapere di aver ricevuto una lettera dal ministero degli esteri della Libia con la quale le viene ordinato di lasciare il Paese entro il 9 novembre. A marzo era già arrivato l’ordine di sospendere le attività dopo l’interrogatorio di diversi membri del suo staff. Non si conoscono le motivazioni e il personale non riesce a spiegarsi un atteggiamento cosi restrittivo che priverà migliaia di persone di assistenza medica.

Preoccupati per le conseguenze

Secondo l’Agenzia di stampa Dire, l’espulsione dal Paese riguarda anche altre 9 organizzazioni umanitarie che operano nella parte occidentale della Libia. “Siamo profondamente rammaricati per questa decisione e preoccupati per le conseguenze che avrà sulla salute delle persone che assistiamo ”ha detto Steve Purbrick, responsabile dei programmi di MSF in Libia. “Riteniamo di avere ancora un ruolo importante da svolgere in Libia, in particolare nella diagnosi e nel trattamento della tubercolosi, nel supporto al sistema sanitario libico, ma anche nel garantire l’accesso all’assistenza sanitaria ai rifugiati e alle persone migranti che sono escluse dalle cure e soggette a detenzioni arbitrarie e gravi violenze”. Nessuna spiegazione è arrivata dal governo per giustificare l’espulsione  delle organizzazioni umanitarie.

MSF rivendica di aver sempre collaborato con le autorità nell’interesse della popolazione indigena e dei migranti. Soltanto  nel 2024 ha effettuato visite mediche su oltre 15mila persone, 3 mila sessioni di salute mentale individuali e 2 mila visite per la tubercolosi. Le restrizioni umanitarie sono un altro segnale del caos in cui  si trova la Libia che in teoria nel giro di 18 mesi dovrebbe arrivare a elezioni in tutto il Paese secondo  una “roadmap” presentata a settembre. Intanto sono le stesse organizzazioni umanitarie a denunciare violazioni dei diritti umani,  detenzioni abusive, sparizioni forzate di persone e abusi su migranti e rifugiati. La comunità internazionale non ha ancora preso posizione.

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