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La transizione energetica all’insegna della de-carbonizzazione e della digitalizzazione, intervista a Paolo D’Ermo, Segretario Generale “World Energy Council Italia”

La transizione energetica all’insegna della de-carbonizzazione e della digitalizzazione, intervista a Paolo D’Ermo, Segretario Generale “World Energy Council Italia”

06 Febbraio 2020 0 Di Vittorio Zenardi

L’intera filiera energetica è in fase di transizione ad un modello produttivo de-carbonizzato, che tenda a soluzioni sostenibili e sicure, la digitalizzazione tra i protagonisti di questo processo.

Aidr. Dott. D’Ermo, può spiegarci di cosa si occupa il WEC mondo ed in particolare la WEC Italia?

Paolo D’Ermo. Il World Energy Council è nato come primo network mondiale della dell’energia, fondato nel 1923, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo e la diffusione di forme moderne di energia per tutte le popolazioni. A poco meno di cento anni di storia il WEC oggi è rappresentato in circa 100 paesi da altrettanti Comitati Nazionali e raccoglie 3.000 tra i principali attori Governativi, Aziendali, del mondo dell’Accademia e della Ricerca a livello internazionale. La mission del WEC resta ancora valida oggi se si pensa al miliardo e più di persone che non hanno ancora oggi accesso a moderne forme di energia. A tale sfida si è aggiunta negli ultimi decenni l’urgenza climatica che ci impone una transizione verso la de-carbonizzazione dei nostri fabbisogni di elettricità, calore e carburanti.

La natura multi-energy e multi-stakeholder del WEC ha da sempre consentito all’Organizzazione di essere una piattaforma ricca di punti di vista differenti e con una visione globale sui trend dell’energia nelle diverse Regioni. Allo stesso tempo le competenze eterogenee dei membri appartenenti al network consentono al WEC di elaborare studi e analisi globali e regionali tra cui mi piace ricordare il “World Energy Issues Monitor”, il “World Energy Trilemma Report” e il “World Energy Scenarios 2040”. Questi studi sono un utile strumento di indirizzo sia per i policy makers sia per il top management delle aziende fornendo indicazioni rispettivamente sull’evoluzione delle politiche energetiche nelle varie regioni, sulla consistenza e le prospettive di crescita delle risorse nonché di sviluppo delle tecnologie per il loro utilizzo, e sui possibili scenari energetici di lungo termine (per chi volesse approfondire www.worldenergy.org).

Allo stesso modo il World Energy Congress, evento di punta triennale del WEC, insieme alle World Energy Week e Leaders’ Summit annuali rappresentano le piattaforme di dialogo attraverso cui l’Organizzazione promuove lo sviluppo del dibattito energetico mondiale con al centro una Transizione che deve necessariamente comprendere oggi tre dimensioni fondamentali: sicurezzaaccessibilità/equità sociale e sostenibilità ambientale dell’energia prodotta e consumata; il cosiddetto Energy Trilemma  

A livello nazionale, WEC Italia è stato fondato nel 1988 con il patrocino del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero degli Affari e della Cooperazione Internazionale. Nella sua veste di Comitato Italiano coordina la partecipazione degli stakeholder energetici nazionali alle attività internazionali del WEC e, in parallelo, realizza conferenze, workshop, studi e analisi, nonché attività di formazione per i nostri associati su politiche, modelli di business, tecnologie e scenari che caratterizzano l’evoluzione delle diverse filiere dell’energia. Tra i temi che abbiamo seguito più da vicino negli ultimi anni mi piace ricordare: l’integrazione delle fonti rinnovabili nei sistemi energetici; l’utilizzo del gas naturale liquefatto e dei biocarburanti per i trasporti stradali, navali e aerei; la sicurezza informatica delle infrastrutture energetiche; lo sviluppo della mobilità sostenibile; la digitalizzazione pervasiva delle filiere energetiche; le politiche e misure di efficienza energetica.

Aidr. L’accordo Conference de Parties 21 svoltosi a Parigi si è posto come obiettivo di contenere il riscaldamento terrestre al di sotto dei 2°C, definendo un piano d’azione globale. Può darci un flash sulla situazione a livello globale?

Paolo D’Ermo. La geografia della domanda energetica mondiale in questi ultimi anni è cambiata in modo significativo. Solo per dare alcuni elementi, la domanda energetica mondiale è sempre più trainata dai paesi al di fuori dell’area OCSE. L’Unione Europea, in particolare, è destinata a pesare sempre meno sulla domanda globale e sulle emissioni conseguenti di CO2. Secondo i dati dell’International Energy Agency, al 2035 le emissioni di CO2 da usi energetici dell’Unione Europea peseranno per poco più dell’8% sulle emissioni globali. Dunque anche un loro eventuale dimezzamento o azzeramento su base unilaterale inciderebbe in modo marginale sulle emissioni mondiali. Questo elemento deve spingere l’Unione Europea ad affiancare al suo ruolo di leadership nelle politiche ambientali anche quello di facilitatore della cooperazione multilaterale in tema di energia e ambiente al fine di un efficace coinvolgimento anche dei paesi principalmente responsabili, quali Cina e USA, delle emissioni di COa livello globale.

Dal punto di vista del mix di fonti, nell’ultimo decennio il gas naturale ha ampliato, grazie a nuove tecnologie, la base delle risorse disponibili anche in paesi che sembravano prossimi a diventare grandi importatori (a partire dagli USA). Importanti avanzamenti si sono registrati per le fonti rinnovabili innovative (fotovoltaico ed eolico) con un significativo incremento nei mix di produzione elettrica dei paesi dell’Unione Europea. Inoltre, sebbene al di fuori dall’UE (es. Cina e Brasile) gran parte dell’energia da fonti rinnovabili proviene da rinnovabili tradizionali quali l’idroelettrico e i biocarburanti di prima generazione, l’evoluzione delle tecnologie e la disponibilità di sole e vento in altre regioni dell’America Latina, Nord America, Africa stanno favorendo una rapida espansione delle rinnovabili innovative nella generazione elettrica. Sulla scia di questi fenomeni, le previsioni dell’International Energy Agency indicano un superamento della soglia del 40% della produzione mondiale di elettricità proveniente da rinnovabili entro il prossimo ventennio.

In tale quadro, la parallela crescente penetrazione del vettore elettrico prodotto da rinnovabili nei consumi finali di energia sta accelerando la de-carbonizzazione del sistema energetico globale favorita anche dalla de-centralizzazione e digitalizzazione delle produzioni, trasporto-distribuzione e utilizzi di energia. 

Peraltro, questi due trend, de-centralizzazione e digitalizzazione stanno interessando in modo trasversale tutte le filiere energetiche (figura 1) e mi piace ricordare qui alcuni esempi: le operazioni di upstream oil&gas utilizzano tra i calcolatori più potenti al mondo; la filiera del gas naturale ha avviato una progressiva de-centralizzazione con infrastrutture di stoccaggio e distribuzione di “piccola taglia” che utilizzano il gas naturale liquefatto (small scale LNG); la diffusione degli impianti di piccola taglia da fonti rinnovabili richiede ai gestori di rete soluzioni digitali sempre più avanzate per governare la crescente complessità dei flussi; la domotica e l’”Internet of things” stanno favorendo nuovi modelli di gestione e consumo dell’energia che mettono al centro il consumatore.

Tuttavia, sono ancora pochi oggi i sistemi energetici nazionali che presentano un efficace bilanciamento dell’Energy Trilemma che citavo in precedenza: sicurezza (fisica e informatica) delle forniture, economicità/accessibilità all’energia, sostenibilità ambientale. Questa è, e sarà, la sfida maggiore delle politiche energetico-ambientali che dovranno creare un quadro normativo e regolatorio in grado di favorire il miglioramento in parallelo di tutte e tre le dimensioni senza privilegiarne una; pena la non efficacia delle strategie nazionali rispetto al perseguimento di una “Transizione giusta” come quella a cui la nuova Commissione Europea a guida Von Der Leyen si ispira. Politiche, regolamenti e procedure autorizzative devono essere allineate alle istanze energetico-ambientali poste dalla transizione per poter rendere attrattivi e realizzabili nei tempi auspicati gli ingenti investimenti in soluzioni sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale.  

In tale quadro, è bene sottolineare che non esistono percorsi unici o tecnologie che da sole possono soddisfare il “trilemma dell’energia” così come non c’è una singola filiera energetica che potrà assicurare da sola la transizione. C’è bisogno di contaminazione e collaborazione tre le diverse competenze ed eccellenze maturate in tutti i settori, dalle energie storiche a quelle più innovative.

Vista da un’altra prospettiva il percorso di lungo termine della transizione energetica va costruito attraverso la collaborazione tra “elettroni” e “molecole”. Ad esempio, così come il vettore elettrico prodotto da rinnovabili avrà un ruolo crescente negli usi residenziali e nella mobilità “leggera”, allo stesso modo la produzione e utilizzo di molecole sostenibili (metano, biocarburanti-biogas, idrogeno rinnovabile, gas di sintesi) potranno consentire una parallela de-carbonizzazione in ambiti di utilizzo come il calore ad alta temperatura per l’industria e i trasporti pesanti su lungo raggio (camion e navi in primis).

Aidr. L’energia rientra tra le infrastrutture critiche e la digitalizzazione con la sua diffusione aumenta l’esposizione a possibili minacce provenienti dal cyber spazio. A riguardo la direttiva NIS raccomanda una condivisione di informazioni tra pubblico e privato, a livello sia nazionale che internazionale, per prevenire e contrastare attacchi o danneggiamenti che possano pregiudicare il funzionamento delle infrastrutture. Può riferirci qual è lo stato dell’arte?

Paolo D’Ermo. Il settore energetico negli ultimi anni è sempre più preso di mira dagli attacchi informatici in quanto gestisce infrastrutture “critiche” basilari per l’economia e per il benessere delle società. La complessità di questo sistema, che presenta un’amplissima varietà di realtà monopolistiche e concorrenziali e operatori di ogni dimensione, è accentuata dalla fase di profonda transizione che stiamo attraversando con i fenomeni prima accennati della decentralizzazione e digitalizzazione.

In particolare, il WEC ha approfondito le sfide e opportunità della digitalizzazione pervasiva dei sistemi energetici con lo studio dal titolo “Cyber challenges to the Energy Transition”. 

Senza entrare troppo nei dettagli (per chi fosse interessato lo studio è disponibile sul sito www.wolrdenergy.org), le sfide principali che aprono a possibili vulnerabilità del sistema energetico digitalizzato sono state riassunte in:

  1. Velocità dell’innovazione digitale
  2. Complessità tecnologica
  3. Condivisione dei dati e interconnettività degli asset
  4. Crescente sofisticazione degli attacchi informatici
  5. Attrattività del settore energetico per gli hacker informatici

Rispetto a questi fenomeni e al tema intrinseco della sicurezza informatica, ciò che oggi osserviamo nel settore è la differenza tra quanto già implementato in termini di programmi, sistemi digitali e protocolli di difesa informatica da grandi gruppi e aziende rispetto ai soggetti più piccoli (sia pubblici che privati) che sono più vulnerabili di fronte alla dinamicità e complessità della digitalizzazione/cybersecurity. Questo elemento è di importanza critica, poiché come ricordano gli esperti di sicurezza informatica: il livello di sicurezza di un’azienda è determinato dal livello di sicurezza di tutti i soggetti con cui è interconnessa lungo la “supply chain”. In Italia, negli ultimi anni, in parallelo al dispiegamento del piano Industria 4.0 sono state adottate misure fiscali che hanno favorito gli investimenti in tecnologie e formazione sulla sicurezza informatica. E’ importante proseguire su questa strada poiché in un tessuto industriale come quello italiano fatto per gran parte da imprese medio piccole e da gestori di pubblica utilità talvolta di piccole dimensioni è di importanza strategica favorire il reperimento di risorse da destinare a investimenti, in risorse umane e tecnologie, per la digitalizzazione e cybersecurity.

Peraltro sono la velocità stessa dell’innovazione digitale e la complessità tecnologica che impongono di mettere al centro delle strategie aziendali una formazione continua e tempestiva delle risorse umane anche rispetto alla cybersecurity. In tale ambito, un trend positivo che ormai riscontriamo da qualche anno è l’uscita della cybersecurity dall’ambito delle tematiche tecniche e il suo riconoscimento come elemento di cultura aziendale, trasversale a tutte le funzioni e livelli.

Allo stesso modo, la velocità e complessità dei fenomeni correlati al digitale richiedono una tempestiva comunicazione e circolazione delle informazioni su attacchi e minacce informatiche al fine di contrastarle efficacemente. Su questo fronte possiamo dire che l’Europa e i suoi Paesi membri hanno avviato un importante percorso che con il recepimento della direttiva NIS introducendo l’obbligo della comunicazione alle autorità preposte di informazioni relative a minacce o attacchi subiti da parte di soggetti che gestiscono infrastrutture critiche.

Come sempre dove ci sono sfide ci sono anche opportunità. Lo sviluppo di norme, regole, strategie e tecnologie per la cybersecurity sta consentendo di cogliere le enormi potenzialità della digitalizzazione dei sistemi energetici: per esempio l’adozione di tecnologie intelligenti, inclusa l’Intelligenza Artificiale, per il controllo e il monitoraggio dei sistemi energetici sta abilitando nuovi modelli di business e una migliore efficienza nella gestione degli asset delle aziende; così come nuove sinergie stanno nascendo dall’unione dei sistemi operativi, sistemi IT e di comunicazione all’interno delle organizzazione e tra le differenti filiere dell’energia.

Aidr. Riguardo la nostra Associazione Italian Digital Revolution, come valuta le nostre iniziative?

Paolo D’Ermo. Ho conosciuto la vostra associazione lo scorso ottobre durante l’evento sulle potenzialità delle tecnologie “blockchain” per il settore energetico. Mi è sembrato un incontro riuscito sia nella scelta del tema sia per l’ottima partecipazione di relatori e pubblico.

Per consentire al tema della digitalizzazione e della sicurezza informatica di dispiegare le loro potenzialità a pieno è molto importante che si continui a favorire un dialogo multi-stakeholder e multi-disciplinare. In particolare, la complessità crescente che si accompagna allo sviluppo tecnologico e alla digitalizzazione richiede di indagare insieme alle istituzioni, aziende, esperti di diritto, di regolazione e di Information Technology le sfide e le opportunità delle diverse soluzioni, così come fatto con il vostro convegno insieme all’Associazione Ambiente e Società.

Negli ultimi anni, sul tema della blockchain c’è stato molto entusiasmo rappresentandola come una rivoluzione alle porte anche per il settore energia. In realtà oggi siamo ancora in una fase di non maturità tecnologica e molto c’è ancora da fare per mostrare la scalabilità tecnico-economica delle soluzioni blockchain applicate per esempio ai contratti di scambio dell’energia tra singoli consumatori. C’è un gran bisogno di uscire dall’ambito della fascinazione e fare divulgazione sulle applicazioni concrete che possono portare a cogliere i benefici di questa tecnologia. Solo per fare alcuni esempi che dimostrano la necessità di confronto e approfondimento ulteriore cito alcune le principali risultanze di un assessment condotto dal WEC nel 2018 con grandi gruppi energetici che stanno studiando le potenzialità della blockchain: 1) si pensa che i dati di una blockchain non possano essere manomessi poiché il processo è molto costoso, tuttavia la non economicità della manomissione non equivale alla impossibilità della stessa 2) si pensa che gli scambi attraverso la blockchain siano legalmente vincolanti, non lo sono se non c’è un parallelo contratto stipulato tra le parti 3) si pensa che la blockchain sia il database migliore che si possa avere, ma questo non è necessariamente vero rispetto all’affidabilità dei database tradizionali, mentre in un ambiente dove si rimuovono le intermediazioni e si consentono scambi diretti tra gli utenti (ambiente con scarsa fiducia) è certamente una soluzione molto valida.  

Intervista a cura dell’Osservatorio Aidr per la Digitalizzazione dell’Ambiente e dell’Energia

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