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Lavoro e precariato, il Governo approva il Decreto Dignità proposto da Di Maio

Lavoro e precariato, il Governo approva il Decreto Dignità proposto da Di Maio

03 Luglio 2018 0 Di Pietro Nigro

E’ stato adottato dal Consiglio dei ministri il Decreto Dignità, il provvedimento proposto da Conte e Di Maio per ridare dignità ai lavoratori, ridurre il precariato e modificare Redditometro e Spesometro.

Il governo vara il Decreto Dignità. Di Maio: E’ la Waterloo del precariato

luigi di mai ministro lavoro

Il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio.

Un decreto legge, denominato Decreto Dignità, è il provvedimento proposto dal primo ministro Giuseppe Conte e dal ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio, è il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione serale di lunedì 2 luglio. Nel decreto legge, “misure urgenti” per la dignità dei lavoratori e delle imprese.

“Abbiamo appena concluso il Cdm e approvato il primo provvedimento economico di questo governo, il Decreto Dignità – ha commentato il ministro Di Maio in un video diffuso su Facebook – Ve lo avevo promesso, di fare guerra al precariato, alla burocrazia, al gioco d’azzardo e alle delocalizzazioni. Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto”.

“Non voglio fare proclami perché c’è ancora tanto da fare ma grazie al nostro decreto si disattiva il redditometro e lo spesometro prevede un solo adempimento a fine anno e basta e lo split payment non esiste più per i professionisti. E’ la Waterloo del precariato, è finito il precariato senza ragioni, basta abusare dei contratti a tempo determinato e aumentate le penali per gli ingiusti licenziamenti sui contratti a tempo indeterminato”.

“E’ un primo passo per dire che non si può rinnovare all’infinito un contratto a tempo determinato per i giovani – ha ribadito Di Maio – e per le dolocalizzazioni ora chi delocalizza ci deve ridare i soldi con gli interessi pari a due o quattro volte quello che si è preso, e se si prendono i soldi e si delocalizza e poi si licenzia, gli chiediamo i soldi con gli interessi. Infine il gioco d’azzardo: abbiamo vietato la pubblicità per il gioco d’azzardo”.

Decreto dignità, ecco il contenuto del provvedimento

Vario il contenuto delle misure introdotte nel decreto, che si occupano in primis del precariato, dei contratti a tempo determinato e della loro durata.

Per quanto riguarda questo aspetto, lo scopo del governo è di ridurre in qualche modo il precario: per questo il decreto limita l’utilizzo dei contratti a tempo determinato e incentiva il ricorso a quelli a tempo indeterminato. Il contratto a tempo determinato, infatti, viene riservato ai casi di reale necessità del datore di lavoro.

A questo scopo, il decreto conserva la possibilità per datori e lavoratori di stipulare liberamente il primo contratto a tempo determinato, che però non potrà superare i 12 mesi di lavoro in assenza di specifiche causali. Ma l’eventuale rinnovo di questo contratto  sarà possibile esclusivamente se ci sono esigenze temporanee e limitate.

In presenza di una di queste condizioni già a partire dal primo contratto sarà possibile apporre un termine comunque non superiore a 24 mesi.

Si vuole poi spingere i datori di lavoro a preferire l’utilizzo di forme contrattuali stabili; per questo il Decreto Dignità prevede l’aumento dello 0,5 per cento del contributo addizionale – attualmente pari all’1,4 per cento della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, a carico del datore di lavoro, per i rapporti di lavoro subordinato non a tempo indeterminato – in caso di rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione.

Altre misure puntano a salvaguardare i livelli occupazionali e contrastare la delocalizzazione delle aziende che hanno ottenuto aiuti dallo Stato per impiantare, ampliare e sostenere le proprie attività economiche in Italia.

Nel decreto sono inseriti anche provvedimenti specifici per contrastare il fenomeno delle ludopatie: per questo si introduce il divieto di pubblicità di giochi o scommesse con vincite in denaro.

Sul fronte della semplificazione fiscale e al contempo della lotta all’evasione fiscale, viene revisionato il redditometro, si rinvia alla prossima scadenza l’invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (il cosiddetto “spesometro”), e si abolisce lo split payment per le prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni dai professionisti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto.

Le nuove norme prevedono, innanzitutto, che il decreto ministeriale che elenca gli “elementi indicativi di capacità contributiva” attualmente vigente (il redditometro, appunto) non ha più effetto per i controlli ancora da effettuare sull’anno di imposta 2016 e successivi.

Inoltre, si prevede che il Ministero dell’economia e delle finanze possa emanare un nuovo decreto in merito dopo aver sentito l’Istat e le associazioni maggiormente rappresentative dei consumatori.

Riguardo alle comunicazioni dei dati di fatturazione relativi al terzo trimestre del 2018, infine, si interviene prevedendo che essi possono essere trasmessi telematicamente all’Agenzia delle entrate entro il 28 febbraio 2019, anziché entro il secondo mese successivo al trimestre.

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