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Le Grandi potenze si dividono sulle bombe chimiche in Siria

Le Grandi potenze si dividono sulle bombe chimiche in Siria

05 Aprile 2017 0 Di Pietro Nigro

Scambio di accuse e polemiche tra Usa e Russia per i gas chimici che l’esercito siriano di Assad avrebbe lanciato sui civili e che hanno ucciso 70 persone a Idlib.

Bombe chimiche in Siria, 72 morti

Siria bombe chimiche

Alcune vittime delle bombe chimiche usate nella regione di Idlib, in Siria e girate sui social network.

La comunità internazionale si indigna per le bombe chimiche lanciate lunedì a Idlib, in Siria e che hanno ucciso almeno 72 persone, tra cui molti bambini. Ma i leader dei grandi Paesi si dividono sulle responsabilità: per gli Usa è tutta colpa del presidente Bashar-al-Assad, la Russia lo difende.

La notizia, per come è stata diffusa tra gli ambienti istituzionali internazionali, è circolata ieri in tutta la sua devastante gravità. Un bombardamento ha colpito martedì mattina Idlib, la zona nord occidentale della Siria, in mano alle fazioni ribelli nazionaliste o islamiche. Attacco condotto con bombe chimiche, probabilmente gas Sarin o cloro. Una morte atroce ha colpito dunque le vittime del bombardamento. Sarebbero almeno 72 i morti, praticamente tutti civili, e tra loro molti bambini.

Tra i primi a segnalarlo, osservatori internazionali, medici e soccorritori che operano nell’area in mano ai ribelli e teatro di una lunga e cruenta guerra civile.

I video girati sui circuiti internazionali mostrano uomini, donne e bambini lacerarsi tra gli spasmi provocati dai gas, e infine morire soffocati dal gas con la schiuma alla bocca, senza che fosse possibile far nulla per soccorrerli o salvarli.

Se confermato, l’episodio che sarebbe accaduto nella città di Khan Sheikhoun sarebbe il più sanguinoso accaduto in Siria dall’agosto 2013. Quell’anno, infatti, il Sarin ha ucciso alcune centinaia di civili a Ghouta vicino a Damasco.

Incerto tuttavia l’atroce conteggio delle vittime del bombardamento di ieri. Secondo l’autorità sanitaria della provincia di Idlib, dopo il bombardamento avvenuto alle 6.30 del mattino, i morti sarebbero almeno 50 e gli ospedali della zona sarebbero traboccanti di feriti, almeno 300.

Secondo l’Unione delle Organizzazioni sanitarie, una struttura internazionale di coordinamento delle agenzie umanitarie internazionali che finanzia gli ospedali in Siria, si tratterebbe di almeno cento morti. E anche l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che ha sede a Londra, parla di almeno 58 morti.

Le foto diffuse nei circuiti internazionali mostrano civili ed operatori di soccorso cercare di respirare con maschere antigas e respiratori, ma anche le file di cadaveri allineati alla meglio.

 

Usa e Russia divisi da Assad

Il presidente Usa Donald Trump non ha dubbi ed ha immediatamente puntato il dito contro il responsabile dei bombardamenti, il presidente siriano Bashar-al-Assad. Quasi certamente, secondo l’inquilino della Casa bianca, i bombardamenti sono stati effettuati da forze a lui fedeli e che avrebbero utilizzato il micidiale Sarin. Trump critica anche Obama, suo successore, reo di aver avuto un polso debole nei confronti del dittatore Assad.

Alcuni testimoni locali hanno riferito che a compiere il bombardamento sarebbero stati aerei militari, e tra questi almeno una ventina di Sukhoi, velivoli di produzione russa in dotazione alle forze armate siriane.

Invece, i vertici dell’esercito siriano ha smentito decisamente di aver mai utilizzato gas o bombe chimiche nel conflitto che dura ormai da sei anni. “Neghiamo completamente l’uso di qualsiasi sostanza chimica o di materiale tossico oggi nella città di Khan Sheikhoun oggi. E l’esercito non ha mai usato né userà questo materiale in qualsiasi luogo o tempo né nel passato né nel futuro”.

Anche il ministero della Difesa del governo russo, che impiega i suoi soldati in Siria a sostegno del governo di Damasco, ha negato che i suoi aerei possano aver effettuato l’attacco.

Ma intanto martedì Francia, Gran Bretagna e Usa hanno portato al Consiglio di sicurezza dell’Onu una risoluzione di condanna dell’attacco e delle forze di Assad.

L’attacco, secondo i governi inglese e francese, è gravissimo, e altrettanto grave sarebbe la posizione di Assad se ne venisse provata la responsabilità.

Per questo nella Risoluzione si chiede al governo siriano di fornire i piani di volo di tutti gli aerei militari e i nomi dei comandanti di reparto. Inoltre, Assad dovrebbe consentire l’accesso di ispettori internazionali alle basi aeree dove potrebbe essere custodito il Sarin.

Contemporaneamente anche l’Unione europea si sta muovendo in direzione di una condanna pubblica del regime di Assad.

Invece, la Russia, da lungo tempo alleata del regime di Assad a cui fornisce anche aiuto e supporto militare, difende il suo protetto e nega che il regime siriano abbia responsabilità dirette nel bombardamento.

Secondo il portavoce del ministero russo della difesa Igor Konoshenkov, nella zona c’erano laboratori che producevano armi chimiche per i ribelli. Le stesse che sono state usate lo scorso autunno ad Aleppo. Ed anche i sintomi di avvelenamento che si vedono nelle foto girate sui social sono gli stessi. La conclusione dei russi è dunque che i gas si sono diffusi da quei depositi che sono stati colpiti durante il bombardamento.

In realtà è da anni che entrambe le parti e i loro alleati internazionali si accusano a vicenda – e negano – di aver usato Sarin, Cloro o zolfo. E diverse inchieste internazionali hanno anche provato che le varie parti in guerra hanno utilizzato armi chimiche. Ed ogni volta lo scontro si ripete in seno alle Nazioni unite.

A sua volta, l’opposizione interna al regime di Assad, collegata ai ribelli del nord ovest, in qualche modo contesta anche Trump. La Casa bianca, infatti, considera prioritario colpire ik militanti Isis presenti in Siria più che deporre Assad. Se il presidente o il segretario di Stato Rex Tillerton non includono il regime siriano tra le loro priorità, è l’accusa mossa all’amministrazione americana, in pratica danno al ras l’alibi per rimanere al suo posto ed agire impunemente.

E anche la Francia potrebbe essere dello stesso avviso: il ministro degli Esteri Jean-Marc Ayrault ha detto che l’attacco, che va attribuito alle forze governative, potrebbe essere un modo per Assad per sondare le reazioni di Trump e per capire se e quanto Washington segue le vicende siriane.

Insomma, la sensazione è che, ancora una volta, le bombe chimiche in Siria fanno parte della guerra diplomatica almeno quanto di quella militare combattuta sul terreno.

 

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