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L’economia circolare italiana:l’attesa è finita

L’economia circolare italiana:l’attesa è finita

06 Aprile 2022 1 Di Nunzio Ingiusto

Italiani migliori degli altri nel riciclo dei prodotti, ma l’economia circolare va incentivata ad ogni livello.

Tutte le volte che buttiamo o mandiamo al macero un prodotto dovremmo chiederci se stiamo facendo la cosa giusta. Nell’epoca della globalizzazione, ma anche delle battaglie per il clima e la sostenibilità ambientale, i rifiuti sono merce. Merce di scambio con mille implicazioni economiche e sociali e solo per lasciare ai nostri figli e nipoti un mondo migliore. Gli italiani nel riciclo o riutilizzo dei beni, mediamente, sono più oculati dei loro consimili tedeschi, francesi o spagnoli. L’economia circolare spontanea, cioè, sta prendendo piede nelle nostre abitudini. E questo nonostante la cura dell’habitat non sia esattamente in testa ai pensieri quotidiani. Pero’ non siamo al top. Il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia realizzato dal CEN (Circular Economy Network), in collaborazione con ENEA presentato a Roma,  dice che la crisi climatica e gli eventi drammatici degli ultimi due anni, con l’impennata dei prezzi di molte materie prime, dimostrano che il tempo dell’attesa è finito.” In pratica c’è bisogno di allungare il passo: noi e i politici che fanno le leggi.

 

 Il contesto è di interesse, dato che spesso molte materie prime mancano e, quando si trovano, i prezzi vanno alle stelle. La guerra in Ucraina dopo tutto non ha fatto altro che esasperare la fragilità energetica dell’Europa. Anzi, tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità dei prodotti è sceso dal 9,1% all’8,6% mentre i consumi globali all’interno dell’Ue crescevano oltre l’8%.  Gli esperti chiamano questo fenomeno disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse. “È arrivato il momento di far decollare senza ulteriori incertezze le politiche europee a sostegno dell’economia circolare”, dice Edo Ronchi Presidente del CEN ed ex Ministro dell’Ambiente. Quando la globalizzazione ha toccato il 70 % delle economie del pianeta scopriamo che le nostre economie sono fragili. “ Per aspetti strategici dipendono da materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di Paesi. È un nodo che rischia non solo di soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva.” E’ a questo stadio della situazione che l’economia circolare può fare la differenza. Come ? Trovando all’interno del singolo Paese le risorse che è sempre più costoso importare. In fondo è un obiettivo che l’Italia si deve porre,  al pari di quello di trasferire risorse all’interno del sistema economico. ENEA, del resto, dal 2010 ha sviluppato una piattaforma e una metodologia di lavoro che ha  permesso di realizzare progetti di circolarità con oltre 240 aziende e individuare circa 2 mila potenziali trasferimenti di risorse tra loro.

Con il PNRR i soldi ci sono ed è la principale ragione  per cui bisogna insistere per “ rendere performante la filiera del riciclo con interventi che recuperino le materie prime seconde” e sviluppino il paradigma dell’economia circolare, riducendo l’uso di materie prime di cui il Paese è carente. Nel 2022, inoltre, entrerà in vigore la Strategia nazionale sull’economia circolare che non solo aumenterà i controlli su rifiuti,  discariche,  acquisti verdi, riuso di cioè che acquistiamo, ma permetterà a ciascuno di noi di capire quanto siamo ecologisti. Evitando cosi’ di porci domande imbarazzanti davanti al secchio dei rifiuti.

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