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Legge Anticorruzione, dove batte il cuore della pubblica amministrazione

Legge Anticorruzione, dove batte il cuore della pubblica amministrazione

25 Marzo 2019 0 Di Davida Camorani

Intervista a Ermelindo Lungari, docente al Master Anticorruzione di Tor Vergata: ecco i meriti e i limiti applicativi di una legge troppo importante per il cittadino.

Grazie agli scopi che l’associazione Italian Excellence in the World promuove, tra i quali il ripristino della legalità, ho avuto il piacere di entrare in contatto con Ermelindo Lungaro, nella foto, docente al Master Anticorruzione dell’Università di Tor Vergata e autore di diversi articoli, pubblicati su Linkedin, dedicati allo “Stato dell’Arte” della materia da lui trattata.

Ermelindo Lungaro, docenteo al Master Anticorruzione dell'università Tor Vergata di Roma.

Ermelindo Lungaro, docente al Master Anticorruzione dell’università Tor Vergata di Roma.

Di recente, Lungaro ha scritto una lettera dopo aver appreso che il presidente dell’Anac Raffaele Cantone ha presentato domanda al Csm per avere incarichi presso le procure della Repubblica di Perugia, Torre Annunziata e Frosinone.

Dopo quasi otto anni dall’entrata in vigore della legge 190/12 (la cosiddetta Legge Anticorruzione) e quasi cinque da quando la presidenza dell’Anac è stata affidata a Cantone, Lungaro ha ritenuto giusto far sentire la sua opinione vestendo in primis la veste di cittadino, data l’importanza dei valori in campo che risultano fondanti per il futuro del nostro Paese, ovvero il contrasto ad un fenomeno complesso e connaturato all’essere umano come quello della corruzione.

Ho incontrato Lungaro a Roma, il 19 marzo scorso, alla cerimonia di intitolazione del Compendio di Sant’Eusebio, sede della Direzione Centrale di Sanità, al vice-brigadiere di pubblica sicurezza Pietro Ermelindo Lungaro, medaglia d’argento al valor militare e suo nonno, alla presenza del capo della segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza il prefetto Mario Papa, del direttore centrale di sanità Fabrizio Ciprani e del capo della Polizia e direttore generale della Pubblica Sicurezza Franco Gabrielli.

Cerimonia d’intitolazione del Compendio S. Eusebio, sede della direzione Centrale di Sanità, al ViceBrigadiere di Pubblica Sicurezza Pietro Ermelindo Lungaro – medaglia d’argento al valor Militare, alla memoria. Ph: Matteo Losito

Buon sangue non mente ci dice il proverbio. E il dottor Ermelindo Lungaro con grande merito ha raccolto l’eredità del nonno nel proseguire il cammino per il ripristino della legalità. E al termine della commovente cerimonia allieta noi tutti donandoci “Crociati contro la corruzione”, il libro della dottoressa Sara Lisetti, diplomatasi al Master Anticorruzione 2016-2017 con una tesi di cui è relatore proprio Lungaro.

“Il cuore della pubblica amministrazione”, intervista a Lungaro

Spesso il cittadino guarda al funzionario pubblico con occhio spregevole, e, su di lui vengono a ricadere le malefatte delle pubbliche amministrazioni.

Con questa intervista spero di far emergere il “Cuore della pubblica amministrazione“, senza il quale tutta la macchina cesserebbe di funzionare, ma soprattutto l’operato di tanti dipendenti pubblici che, ogni giorno svolgono il loro lavoro con rettitudine e umiltà.

Il “Cuore della pubblica amministrazione” inizia il suo battito da tutti coloro che accolgono nelle portinerie di ogni stabile il cittadino, figure fondamentali per ogni amministrazione pubblica, persone che svolgono un ruolo di grande attenzione e filtro per la sicurezza. Loro sono i primi ad incontrare ed indirizzare il cittadino al servizio che egli richiede, quando non eseguito on-line.

Da qui il cittadino entra in contatto con molteplici figure amministrative o tecniche, figure che eseguono compiti o, direttive, scaturite da scelte politiche. Da qui ha inizio la mia intervista.

Dottor Lungaro, di cosa si occupa precisamente?

Da diversi anni svolgo attività di ricerca e docenza per l’implementazione di Sistemi di prevenzione della corruzione e trasparenza presso le pubbliche amministrazioni mediante corsi di formazioni organizzati dai responsabili per la prevenzione della corruzione. A questo accompagno un attività di studio e di ricerca continua nell’individuazione di buone pratiche e soluzioni organizzative per facilitare l’applicazione della Legge Anticorruzione 190/2012.

Ad esempio con l’Anci Lombardia, nel settembre 2016, abbiamo elaborato una nuova versione delle linee guida per la prevenzione della corruzione – con suggerimenti per i piccoli comuni ed aggregazioni.

Proprio in questi giorni stiamo completando una ricerca finalizzata ad individuare, con il contributo del Comune di Milano degli indicatori di “anomalia anticorruzione” in alcune aree con particolare profilo di rischio, come ad esempio i sub appalti e/o la concessione di contributi.

Si sente tanto parlare di questa Legge Anticorruzione ma nel contempo si sente sempre più spesso parlare di corruzione e malaffare. Il cittadino storce il naso e si convince che più di qualcosa non torna, come mai secondo lei?

Faccio una premessa, la prevenzione della corruzione potrebbe essere a portata di mano visto che l’Italia, quantomeno in linea teorica, ha degli anticorpi che gli altri Paesi neanche si sognano.

La legge Anticorruzione è sicuramente un’ottima legge ma, per poter poter raccogliere i risultati occorre pazienza e sicuramente bisogna proseguire il percorso avviato dall’Anac, e staremo a vedere se così sarà a prescindere dalla permanenza o meno del suo attuale presidente il quale, ha sicuramente gettato un ottimo seme, ma, che sta a tutti noi continuare ad innaffiare ogni giorno!

Personalmente sono molto grato a quello che ha fatto e mi auguro che rimanga alla guida dell’Anac fino alle fine del suo mandato… ma capisco anche la sua posizione.

Devo però dirle che riscontro due fattori che vanificano questi “anticorpi”, uno di tipo culturale, l’altro legato a un problema di competenze.

Il primo, dipende da un’ignoranza diffusa: in pochi sanno come funziona davvero la legge, che rimane il più delle volte solo un pezzo di carta.

La Legge Anticorruzione prevede, ad esempio, l’attuazione di piani di prevenzione, ma in molti enti e società pubbliche questi programmi non vengono né aggiornati, né concretamente applicati. A monte, c’è, anche e, soprattutto, un problema politico.

Dovrebbe essere la classe dirigente a dare l’input, ma spesso manca la volontà, o per superficialità o peggio ancora per tornaconto personale.

Con la Legge Anticorruzione abbiamo iniziato una vera e propria rivoluzione che necessita però di un coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti.

La legge e, gli strumenti ci sono, ma è necessario che politici, dipendenti pubblici, imprese, Cittadini, Associazioni e Associazioni di categorie, laici, cattolici ecc..ecc..si assumano le loro responsabilità nel rispetto delle proprie competenze e soprattutto si facciano attivamente partecipi di un cambiamento radicale. Pensate che anche il Santo Padre, Papa Francesco, pochi giorni fa ha modificato lo Statuto del Revisore Generale dei Conti per estendere i suoi poteri anche alla prevenzione della corruzione.

Per prevenire la corruzione non si può improvvisare, bisogna avere grande esperienza, anche perché la stessa normativa richiede di andare oltre l’approccio formale: prevede un lavoro fino, direi chirurgico, per andare a scovare le aree grigie dove si annida il malaffare. Purtroppo, il più delle volte, i Responsabili per la Prevenzione della Corruzione non sono all’altezza del compito, hanno un deficit di preparazione e si limitano al compitino, al meccanico adempimento dei Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione o, peggio ancora, anche se volessero non hanno un adeguato committment da parte dell’Organo di Indirizzo Politico.

Ecco lo spirito della Legge Anticorruzione

Dottor Lungaro, mi spieghi meglio, qual è lo spirito della Legge Anticorruzione?

Lo spirito della Legge è quello, come già accaduto più di quindici anni fa, con il D. lgs. 231/01 in materia di responsabilità amministrativa per gli enti privati, di rafforzare all’interno della Pubblica Amministrazione il livello di responsabilizzazione al rispetto della legalità, attraverso un approccio sistemico risk based e facendo leva sul concetto di colpa organizzativa.

Prendendo in prestito una formulazione usata spesso dalla Corte dei Conti, si ha colpa di organizzazione in presenza di un’organizzazione pubblica organizzata confusamente, ovvero gestita in modo inefficiente, non responsabile e non responsabilizzata.

Ecco, la Legge Anticorruzione chiede alla Pubblica Amministrazione di guardare al suo interno al fine di eliminare le aree grigie e di costruire, nell’ambito di una programmazione triennale, coordinata con le misure delle performance, dei Piani che definiscano in modo efficace ed efficiente i presidi di controllo interno.

Tali presidi devono essere introdotti e verificati per prevenire la cattiva amministrazione e quindi, anche gli sprechi.

Quando si trova in Aula cosa percepisce dagli allievi considerando che i suoi studenti sono pubblici dipendenti in formazione? in quale stato emotivo li trova sull’argomento?

Non posso negare che spesso mi sono trovato a gestire “forti mal di pancia”, mal di pancia anche nei confronti dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione (Anac), verso la quale si nutriva/nutre ancora una grande speranza.

Mi capita di incontrare persone sfiduciate e/o demotivate che denunciano il loro isolamento e la loro impotenza, che non si sentono supportati dalla stessa classe politica nel migliorare i processi amministrativi al fine di evitare che, la cattiva amministrazione continui ad operare, essendo proprio questa, la finalità della legge.

E lei docente come si rapporta a questo malcontento?

In primis il mio compito è non far perdere loro la speranza di un cambiamento, tenendo accesa la lampadina della motivazione e della passione senza la quale saremmo perduti.

Li ascolto accogliendo i loro vissuti, ma anche mi interrogo, vedendo il contesto in cui mi trovo, chiedendomi se li sto illudendo o generando in loro false aspettative.

A questo dilemma, ad oggi, non sono riuscito a dare una risposta se non quella di persistere dando loro speranze. Ma, nel contempo, li esorto a restare con i piedi ben ancorati a terra, rappresentando loro i potenziali ostacoli operativi/organizzativi con cui si devono misurare, come l’assenza di un concreto supporto strategico da parte di un organo di indirizzo politico orientato sempre più al breve termine per raccogliere il consenso.

E’ in quest’ultima causa che si va a produrre un deficit di progettualità e di continuità di azione.

A tratti sembra di essere tornati ai tempi di Tomasi di Lampedusa il quale diceva che: “Occorre che cambi tutto perchè nulla si cambi”.

Insomma, a mio modo di vedere, spesso i manager pubblici non sono messi nella condizione di poter avere un periodo nell’arco del quale poter operare nell’interesse primario del Paese senza interferenze e, soprattutto, in un arco di tempo congruo per poter essere misurati sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Subire la corruzione o alfabetizzare alla legalità?

Ma allora non c’è speranza, siamo condannati a subire la corruzione. Cosa possono fare i cittadini e cosa si può fare per velocizzare una maggior presa di coscienza?

La sfida è grande, ma la posta in gioco è ancora più grande: il futuro dei nostri figli. Spero sinceramente che, aldilà della scelta del dottor Cantone, l’Anac continui ad operare nel solco di quel cambio di rotta da parte della stessa tanto caldeggiata con il sostegno del Governo e, ancora prima, con il contributo di un dibattito concreto e costruttivo all’interno dell’opinione pubblica.

Penso infatti che il vero cambiamento si potrà avere solo con una cittadinanza maggiormente informata / formata su questi temi. Il dibattito sarà utile affinchè possa indirizzare / giudicare le performance dei politici anche sulle strategie che gli stessi adottano per mettere la figura del dipendente pubblico nelle condizioni di poter essere giudicato / premiato in funzione dell’efficienza dei processi amministrativi e della qualità dei servizi pubblici.

Per arrivare a questo obiettivo, le Istituzioni e i mass media dovrebbero parlare di più di prevenzione della corruzione valorizzando i benefici che un serio contrasto del fenomeno porta alla società, affinchè l’opinione pubblica possa realmente partecipare al processo di prevenzione della corruzione e come si suol dire, fare sistema.

Devo dire che i social stanno dando un buon contributo in questo, anche se il cammino è molto lungo. Spesso si va a caccia della brutta notizia piuttosto che fare una corretta e sana informazione che educhi alle legalità… Penso che si dovrebbe investire di più nell’alfabetismo della legalità.

Ci fa qualche esempio di benefici derivanti da una corretta applicazione della legge?

La costruzione e la vigilanza dei Piani triennali di prevenzione della corruzione, oltre ad evitare la responsabilità disciplinare e / o da danno erariale del responsabile per la Prevenzione della Corruzione, può produrre dei benefici a livello organizzativo all’interno degli enti pubblici.

Per esempio, mi riferisco all’omogeneizzazione dei procedimenti amministrativi, ad una più chiara e formale assegnazione degli ambiti di autonomia e di responsabilità del personale interno ed esterno (ad esempio i collaboratori) e alla formale definizione, nei confronti delle società partecipate e / o controllate, di politiche di indirizzo improntate alla trasparenza e all’integrità, con obbligo di rendicontazione verso l’amministrazione al cui controllo sono soggette.

In virtù delle numerose normative richiamate dalla Legge, le amministrazioni pubbliche potrebbero inoltre valutare l’opportunità di introdurre al loro interno una Funzione di Internal Audit & Compliance, con il compito di rafforzare il sistema di controllo interno e di assicurare la conformità dei comportamenti alle norme.

Tale funzione potrebbe far aumentare la trasparenza, creando un patrimonio informativo unico, condiviso, aggiornato, accessibile a tutti, e aiutare ad individuare eventuali fenomeni di frode, peculato, truffa e / o di corruzione sconosciuti che permettono di migliorare efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa.

Ma il beneficio indotto più sostanziale potrebbe essere quelle di eliminare ogni margine gestionale in capo agli organi politici, nel presupposto che le decisioni debbano essere attuate in piena autonomia e nel rispetto dei regolamenti introdotti in attuazione del Piano di Prevenzione della Corruzione dagli organi tecnici specializzati, che, almeno in linea teorica, dovrebbero essere più preparati e professionalmente più “affidabili” degli organi politici, oltre ad essere, sempre in linea ipotetica, meno esposti a condizionamenti e / o pressioni da parte di cittadini – utenti, ma anche elettori.

Cosa potrebbe fare il legislatore per supportare questo cambiamento culturale?

La legge, ribadisco, è una buona legge anche se, forse, alcuni ambiti di miglioramento ci sono come nella normazione della sua applicazione all’interno delle società pubbliche che hanno diverse peculiarità.

Si pensi ad esempio alle quotate, non lasciando tale compito all’Anac, piuttosto che eliminando l’ipocrita previsione all’interno della legge, di applicarla a costo zero.

Chiunque di noi sa che, se occorre svolgere attività con una progettualità a medio lungo termine, questa ha un costo in termini di risorse umane pubbliche, e che, spesso, le Amministrazioni Locali, si trovano oberate di incombenze.

Per cui per poter avere dei risultati a mio modesto avviso occorrerebbe liberare risorse finanziarie, magari attingendo dai fondi europei per investirli sia per accrescere le competenze interne in materia di prevenzione della corruzione, sia per essere utilizzate in risorse operative che possano assolvere a tutta una serie di attività previste dalla legge e quindi, di Piani di Prevenzione della Corruzione.

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