Libia, attacco mirato alla base di Al Watiya: e se fossero gli aerei russi di Haftar?
08 Luglio 2020Ignoti gli autori dell’attacco aereo mirato che ha distrutto i sistemi antiaerei forniti dalla Turchia ad Al Sarraj. Potrebbero essere stati gli aerei russi arrivati dalla Siria?
Alla fine di maggio abbiamo segnalato che in Libia il generale Khalifa Haftar, il “governo ribelle” di Tobruk, grazie a aerei da combattimento russi, ha recuperato la supremazia aerea sulle forze di Fayez al Sarraj, il capo del governo di Unità nazionale di Tripoli sostenuto militarmente dalla Turchia e politicamente da Onu, Gran Bretagna e Italia. Ebbene, è di ieri la notizia di un “mirato” attacco contro la base aerea di Al Watiya.
Ho usato il termine “mirato” per una ragione militarmente semplice: quell’attacco ha distrutto i sistemi antiaerei forniti dalla Turchia alle forze di Al Sarraj e niente più… un attacco “mirato” appunto, ma non massiccio.
Chi ha compiuto questo attacco dai contorni, diciamo così, altamente professionistici? Al momento ci sono molti sospetti ma nessuna certezza. Il che fa pensare a uomini (piloti), vettori e sistemi d’arma se non d’avanguardia, sicuramente così performanti da far escludere uomini (piloti), vettori e sistemi d’arma rimasugli dell’arsenale da guerra libico.
Al-Watiya, che nella Seconda Guerra Mondiale era l’aeroporto militare alleato dal quale partivano gli aerei che bombardavano l’Italia, è una base aera nell’pvest del Paese, tra Tripoli e la Tunisia, che le forze di Al Sarraj, sostenute dalla Turchia, hanno recentemente riconquistato sottraendola al generale Haftar.
Gli elementi sui quali puntare per far luce su chi sia stato e quale effetto un simile attacco avrà sui futuri tira-molla sul terreno tra le forze di Haftar e quelle di Al Sarraj sono sostanzialmente due.
Primo, sicuramente, pur rimanendo nella mani di Al Sarraj, la base aerea colpita ha perso il suo potenziale strategico sia difensivo dell’area il cui perno è Tripoli, sia offensivo in vista di eventuali proiezioni sulla Sirte.
Ovviamente l’attacco è stato portato positivamente a termine dalle forze che sostengono Haftar… ma l’interrogativo suscettibile di far capire passato prossimo, presente e futuro altrettanto prossimo, rimane interrogativo, ossia chi ha pilotato gli aerei d’attacco, chi li ha guidati sull’obiettivo accecando i sistemi di difesa?
A questo punto non posso che riportare i sospetti degli osservatori la cui attendibilità è legata solo ed esclusivamente a una attività di intelligence e di analisi più o meno attendibili perché, guarda caso, quel segreto militare, chi, come, perché, non è trapelato e, a naso, mi sa che non trapelerà a breve termine.
Si fa menzione di aerei degli Emirati Arabi Uniti, tipo Mirage decollati dalla base di Sidi Barrani in Egitto (un’altra base il cui ricordo rimanda alla Seconda Guerra Mondiale).
Qualcuno dice di aver visto arrivare gli aerei dal mare e sulla base di non meglio specificate cognizioni li ha identificati per essere dei Rafale francesi.
Qualcuno, più sommessamente, avendo cura di non smentire nessuna versione, avanza l’ipotesi che si potrebbe trattare di aerei provenienti dalla base di al-Jufra… niente più.
Ed è proprio questo niente più che dovrebbe far drizzare le orecchie a chi è interessato a capire cosa sta succedendo in quel teatro…
Al Jufra è infatti una base controllata dai russi, dove sono stati rischierati quegli aerei russi e quei piloti russi che probabilmente sono giunti dalla Siria ove si sono fatti le ossa e hanno “lisciato la carena” combattendo contro quella cosa informe, segretamente sostenuta dalla Turchia, che era Isis o Daiish che dir si voglia.
Riporto la conclusione del mio articolo del 25 maggio:
“Arrivano 8 aerei russi, Haftar recupera supremazia aerea. Il rischieramento di quegli 8 aerei da combattimento sposta la supremazia aerea decisamente a favore del LNA, disponendo il GNA di soli 4 o 5 vetusti velivoli (Mirage e MIG-21). La presenza di quegli 8 aerei appare più quella che in gergo si chiama una “Display Determination” e sembra in sintonia con la strategia alla quale ci ha abituato la Russia fin dai tempi dell’intervento in Siria: entrare in lizza con discrezione e in progressione. In Siria, dove i turchi, anche se in maniera meno marchiana, c’erano lo stesso, quella strategia ha portato degli ottimi risultati… Staremo a vedere cosa succederà in Libia.”