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Informazione e vecchie regole: appello alla politica.

Informazione e vecchie regole: appello alla politica.

09 Giugno 2025 Off Di Nunzio Ingiusto

La riforma dell’editoria non è nell’agenda della politica. Un dibattito a Roma fa il punto sui bisogni reali del Paese.

Per cominciare con una battuta diciamo che per cambiare le regole sull’editoria in Italia non c’è nessun referendum alle porte. Meno male. La principale legge ha  quasi mezzo secolo di vita ed è inadeguata a regolare il mondo dell’informazione. Il prossimo 5 agosto compirà 44 anni. Quella dell’Ordine dei giornalisti è ancora più anziana: è del 1963. La rivoluzione nel mondo dell’informazione è iniziata molti anni fa, non è  compiuta, ma editori, giornalisti, nuovi comunicatori si barcamenano tra queste due colonne traballanti. È il momento di pensare seriamente su quello che è accaduto ? Cominciare a tracciare una strada per non veder crollare definitivamente un fondamento della democrazia ? É un’emergenza o no ? La politica ha messo in agenda il tema ? Domande sempre aperte anche in questi giorni di dibattito sulla partecipazione dei cittadini a legiferare.

“ Viviamo in un’altra era geologica, ma il quadro normativo è ancora dato da quella legge e delle numerose modifiche e integrazioni arrivate nel corso degli anni”, dice la segretaria della Federazione Nazionale della Stampa italiana Alessandra Costante. Interessante, allora, la recente giornata di studio su ‘Meriti, limiti e prospettive della legge del 1981 sull’editoria’, organizzata dalla Fondazione sul giornalismo italiano Paolo Murialdi e dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia. C’è stato un dibattito moderato da Stefano Folli, presidente dell’associazione Amici della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, dove oltre a Costante sono intervenuti Giancarlo Tartaglia, segretario della Fondazione Murialdi, Giampiero Spirito, presidente della Murialdi, Alberto Ferrigolo del Comitato scientifico Fondazione Murialdi, Giovanni Pascuzzi, Consigliere di Stato. Esponenti autorevoli e competenti.

Emergenza o no ?

Nel 1981 la legge sull’editoria rappresentò un punto di svolta nel settore dei media alle prese con una forte crisi economica ma anche di identità dell’informazione. L’identità è stata stravolta da tecnologie e dall’arrivo di soggetti  che hanno messo nel piatto dell’informazione ingredienti a volte indigeribili. L’allora presidente della Fnsi, Paolo Murialdi e il presidente del Consiglio, giornalista di lunga esperienza, Giovanni Spadolini, furono convinti sostenitori della nuova legge. La rivoluzione digitale non si scorgeva e i cosiddetti editori puri lentamente scomparivano. Eppure negli ultimi 25 anni la rivoluzione è stata “colossale” per usare le parole del presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti. Dalla fine degli anni ’90 i quotidiani hanno perso copie per la concorrenza del web, l’informazione è cambiata nel profondo, “le redazioni si sono svuotate grazie a una legge che consente agli editori di prepensionare un giornalista all’età di 58 anni con 18 anni di contributi” e via di seguito, ha spiegato Ferrigolo. I tavoli e le proposte per cambiare la legge, rivedere il sistema, non si contano più, gravati dallo sconforto del nulla di fatto.Tanto dalla destra, quanto dalla sinistra o dai tecnici al governo. Una battaglia di civiltà non percepita. Ma evidentemente anche la categoria dei giornalisti avrebbe dovuto osare di più, riconoscere a se stessa il ruolo di mediazione, di “rispecchiamento della realtà” con maggiore forza. Oggi, secondo Riffeser Monti, tutta la filiera deve capire come agevolare soluzioni per rilanciare il settore. E come sempre in ogni iniziativa industriale, si parte dai soldi. “Noi chiediamo stabilità finanziaria per pianificare gli investimenti e regole precise per i social e big della rete ” ha spiegato Riffeser alla giornata di studio. D’altra parte lo Stato aiuta molte testate a sopravvivere con finanziamenti pubblici. Ridefinire le regole è essenziale, ma scrivere una nuova legge è complicato, ha spiegato Giovanni Pascuzzi ” perché complicati sono i fenomeni da regolare, perché non è facile formare volontà politiche omogenee e il compromesso non sempre favorisce l’emanazione di buone leggi”. Ma chi pensa al compromesso ? Perché i progetti di legge falliscono  ?

Informazione tra tecnologie e investimenti

Le ragioni per la nuova governance dell’informazione devono arrivare dall’interno della categoria che fa i conti con la necessità di imparare, studiare, capire, i fenomeni complessi della società per poterli raccontare e accrescere il proprio prestigio. Quante materie dell’oggi sono padroneggiate dai giornalisti ? Quanto tempo viene dedicato nelle redazioni all’approfondimento, alla cura dei testi, alla buona selezione delle fonti, senza compromettere i tempi di lavorazione del prodotto giornalistico ?   Il rapporto, difficile, con gli Over the top, l’avvento dell’Intelligenza Artificiale in redazione, la categoria dei giornalisti che diventa sempre più precaria e anziana, sono solo alcuni dei nodi da sciogliere, ammette la FNSI. Il giornalismo deve ripensare se stesso. Affrontare i temi di maggiore impatto significa dare respiro a un mondo dell’informazione che in Italia continua a battersi contro leggi bavaglio, querele temerarie lavoro nero, precariato. Una nuova legge definisce l’ambito nel quale si muovono migliaia di protagonisti, i quali  a garanzia di tutti devono possedere requisiti trasparenti per fare informazione senza confusione di ruoli e di scopi. Nel nostro Paese è diventata urgente anche la riforma della diffamazione a mezzo stampa che paralizza una parte essenziale del giornalismo d’inchiesta e di approfondimento. Vi si ricorre con facilità anche quando l’onorabilità del ricorrente è compromessa dall’inizio. Ogni discussione su questi punti deve trovare porte spalancate per riavvicinare il pubblico/ i pubblici alla qualità del racconto giornalistico. Soprattutto in questo mondo dove la differenza tra produttori e fruitori di notizie è sempre più fragile. “ La legge sulla stampa è del 1948, quella dell’Ordine del 1963, la 416 del 1981: come possiamo pensare di governare il cambiamento ? ” ha detto Alessandra Costante. Servono leggi adeguate ai nostri tempi e risorse certe, con parametri chiari ma elastici per garantire la sopravvivenza di un settore che resta pilastro della democrazia. La visione del sindacato vede nel rinnovo contrattuale dei giornalisti  l’occasione  per  “costruire insieme, giornalisti editori e istituzioni, un nuovo quadro di regole che ci consentano di affrontare il presente e immaginare il futuro”. Un dibattito tra esperti è il riflesso di un disagio crescente per un Paese intero che ha il diritto di avere un informazione corretta  curata da professionisti.

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