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Lo Stato Islamico è vivo e si appresta a colpire ancora

Lo Stato Islamico è vivo e si appresta a colpire ancora

18 Agosto 2022 0 Di Corrado Corradi

Il redivivo «Stato Islamico» installato nell’Africa sub-sahariana si appresta a colpire: lo temono gli esperti di antiterrorismo africani.

Lo Stato Islamico è vivo e si appresta a colpire ancora

Il redivivo «Stato Islamico», già noto come ISIS-DAIISH, si é installato nell’Africa sub-Sahariana e si appresta a colpire.

Gli esperti africani di antiterrorismo (tutti formatisi alla Scuola dell’antiterrorismo israeliano) prevedono una imminente recrudescenza delle azioni jihadiste (attentati, attacchi e rapimenti)… quali siano i modelli di azione é relativamente facile immaginarlo, soprattutto per un analista:

  • Attentati nei centri urbani maggiori specie contro alberghi;
  • Attacchi con armi da fuoco e prese di ostaggi in alberghi e aeroporti;
  • Attacchi con esecuzioni di massa a scopo punitivo nei villaggi dell’entroterra;
  • Caccia all’occidentale a diporto nell’entroterra a scopo rapimento.

Tutto sommato, nulla di nuovo sotto il sole del jihad.

C’é da dire che, purtroppo, malgrado qualcuno lo avesse già segnalato (questa testata tra le prime), il fenomeno del jihad africano è stato preso sotto gamba e non si è valutato il fatto che i gruppi jihadisti componenti ISIS che avevano sbaraccato dallo Shamm (Est Siria-Nord Iraq) hanno trovato ottimi alleati sia nei gruppi jihadisti algerini del Sahel-Sahara, sia nel Boko-Haram, sia tra alcune frange del Polisario e, cosa non trascurabile, anche tra i gruppi di contrabbando e preda che solcano quell’area dall’Est della Mauritania fino alla Libia.

Ancora non sappiamo come si autodefinirà il jihad che ormai si è installato nella regione compresa tra il sud del Maghreb e il Bourkina Faso (dove ormai il jihad detta legge) ma lo sapremo appena avrà firmato la sua prossima azione la quale verosimilmente colpirà la presenza straniera occidentale sia nelle sue manifestazioni commerciali che in quelle non a scopo di lucro.

È dal 2015 che il gruppo jihadista nigeriano Boko Haram si é alleato con ISIS appena installatosi nel Sahel-Sahara e così pure hanno fatto alcune frange del Polisario.

Forse è un po’ presto per dirlo, ma l’impressione è che l’ISIS abbia pretese pan-africane perché da allora ha installato alcuni suoi gruppi in Burkina Faso jihadizzandola e sappiamo che ha aperto delle «filiali» anche in Mozambico e Repubblica Democratica del Congo.

C’é un dato che da ragione al mio pessimismo: la metà delle uccisioni che avvengono nella regione sub-sahariana sono attribuibili ad azioni jihadiste…

È vero, si tratta di un dato grezzo ma è comunque indicativo e dovrebbe suonar la sveglia per chi in quella regione ci bazzica per lavoro o per diporto.

Tanto più che una voce di peso ha già lanciato l’allarme senza nascondere la testa sotto la sabbia, ed é stato il ministro degli esteri marocchino il quale, in sede di riunione della coalizione internazionale contro lo Stato Islamico tenutasi a Marrakech l’11 maggio scorso ha chiosato:

«Nous restons tout à fait clairs sur l’état de la menace [de l’État islamique], qui n’a pas diminué. Aujourd’hui, 27 entités terroristes basées en Afrique sont inscrites sur la liste des sanctions du Conseil de sécurité de l’ONU. C’est une indication claire de leurs connexions aux groupes terroristes mondiaux principaux»

Che tradotto in linguaggio non diplomatico dice che la minaccia dello Stato Islamico non é diminuita, anzi, in Africa sono state censite 27 entità jihadiste che hanno connessioni con i principali gruppi terroristi mondiali.

Il jihadismo africano é molto più articolato di quello che conoscevamo e affonda le sue radici nel jihadismo algerino degli anni 93-97 filiato dal Fronte Islamico di Salvezza.

Dopo la trasformazione di Al Qaida in AQMI (al Qaida nel Maghreb Islamico) sapevamo che ISIS-DAIISH era giunto nel Sahel Sahara (regione  nell’immediato ridosso sud del Maghreb) ed aveva iniziato a federare AQMI e tutti i gruppi riconducibili al jihadismo algerino (GSPC, Al Ansar, Al Forkane, etc).

La situazione attuale è difficilmente esplicabile sia per la complessità dell’articolazione geografica sia perchè i dati a disposizione sono confusi, pertanto cerchero’ di fare un po’ di chiarezza ricorrendo a una descrizione schematica.

  • La regione dell’Africa nord-occidentale che va dall’Est della Mauritania al lago Tchad, é ora definita dalla movenza jihadista come «Provincia d’Africa dell’Ovest dello Stato Islamico» (ossia PAOEI-Province de l’Afrique de l’ouest de l‘Etat Islamique). Attualmente è la più importante filiale del jihadismo africano e conta oltre 5 mila combattenti sostenuti da una rete di complicità basata anche su relazioni parentali e claniche con i capi tribù delle popolazioni nomadi subsahariane.
  • A sud di tale regione (evidentemente francofona) vi é il nigeriano Boko-Haram, già resosi «vassallo» di ISIS e che tra gennaio e luglio 2022 ha rivendicato ben 181 attacchi  (nel 2021 gli attacchi sono stati solo 44). L’ISIS installatosi nel Sahel Sahara ha generato una sorta di Stato Maggiore del Jihad e in pratica ha federato quei gruppi già presenti nel sud Algeria, le frange del Polisario, il Shabab somalo, i gruppi jihadisti del nord del Mozambico, i gruppi spuri del Burkina Faso, il Boko Haram del nord Nigeria, e ha jihadizzato i gruppi della guerriglia nell’RDC… in pratica in Africa insiste ora una piovra che presto chiarirà qual’é la sua nuova identità apponendo la sua firma in qualche azione eclatante.

Già nel marzo scorso, lo EIGS, ossia «L’État islamique dans le Grand Sahara» sarebbe stato ribattezzato «wilayat al-Sahel» (governatorato del Sahel) ossia, il jihad riconducibile a ISIS-DAIISH ha impiantato un suo governatorato in quella regione.

Ma: In questi ultimi 20 anni gli USA e la NATO contro chi hanno fatto la guerra? A me risultava contro il terrorismo jihadista.

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