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Marocco: l’Islam da non temere e le opportunità da non perdere

Marocco: l’Islam da non temere e le opportunità da non perdere

11 Aprile 2022 0 Di Corrado Corradi

Il Marocco è il più solido presidio dell’Islam “tollerante”: per questo all’Italia conviene averci rapporti stretti.

Marocco: l’Islam da non temere e le opportunità da non perdere

La foto parla chiaro, siamo in Marocco, nel mese del Ramadan, il Mese Sacro del digiuno, e sono migliaia i fedeli che alle 22 si accalcano nel piazzale della Moschea Hassan II di Casablanca per recitare, in un periodo che a dir poco é preoccupante per le sorti dell’orbe, la preghiera del «Tarawih» che si aggiunge, secondo una sequenza più o meno lunga di prosternazioni e suppliche, alla consuetudinaria preghiera della rottura del digiuno serale verso le 20.

Eppure, mi si creda, non é estremismo religioso e meno ancora radicalismo, ma é solo la sincera preghiera che il fedele marocchino rivolge ad Allah, il primo fattore identitario di un popolo che si identifica in una realtà più alta e coinvolgente espressa con un «trittico» di parole che il nostro arido relativismo ignora: «Allah, al Watan, al Malik» ossia «Dio, la Patria e il Re» e che rimanda a una realtà che il Foscolo ha riassunto con una chiosa più laica ma che, pur tacitata, alberga nei nostri cuori: «Certezza di tetto, di campi, di are, di sepoltura»… la Patria, l’identità fisica e spirituale di un popolo.

Quella preghiera é una prolungata preghiera che nelle intenzioni é simile a quella che nella chiesa di «Saint François» in Rabat ho recitato durante la messa officiata dal Nunzio Apostolico, per la dedicazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore di Maria.

Ma ritorniamo al fattore primo: perché quella manifestazione oceanica di fedeli non deve spaventarci? Perché non dobbiamo temere l’Islam professato in Marocco e perché dobbiamo augurarci il suo consolidamento nella sponda sud del Mediterraneo e magari fino all’Africa sub sahariana?

Vediamo il perché per sommi capi, in quanto l’argomento é complesso e articolato e richiederebbe approfondimenti che esonderebbero dai limiti imposti dalla contenuta lunghezza di un articolo.

Quella folla oceanica della foto testimonia che il Marocco é un paese musulmano a tutto tondo e i marocchini tutti professano l’Islam in maniera ortodossa e con profonda convinzione.

Sono sostanzialmente dei «pii» (secondo l’accesso islamico al termine); eppure, io testimonio che in Marocco non vi é traccia di estremismo religioso e le religioni in competizione monoteista con l’Islam, il cristianesimo e l’ebraismo, hanno il loro spazio; nessuno le contesta ed ebrei e cristiani vivono la loro libertà di culto «in terram fideliorum» ove l’Islam é vicariante e costituisce l’irrinunciabile fattore identitario del popolo marocchino.

E testimonio anche che analoga situazione si viveva nell’Iraq pre guerra, in Siria, in Giordania e anche in Egitto, e, in maniera minore, stante la recente svolta islamista, in Tunisia.

Quanto all’Algeria, costituisce una realtà a parte perché deve ancora smaltire la sbornia dell’islamismo militante del FIS del periodo fine ’80 – fine ’90).

La tolleranza per le altre religioni è più consolidata

Ma in Marocco la propensione alla tolleranza nei confronti della altre due religioni abramitiche é maggiormente consolidata.

Perché una situazione di così «idilliaca» tolleranza in seno ad un paese così profondamente musulmano?

Beh, Intanto, l’Islam marocchino é l’unico in seno al mondo arabo-islamico che é «disciplinato» da un Papa, il Sovrano del Marocco, il quale é anche «Amir al Mouminine», ossia Principe dei credenti, garante per le tre religioni del libro (l’ebraica e la cristiana oltre che l’Islamica).

Tale figura, attualmente assicurata dal Re Mohammed VI, garantisce che l’Islam mantenga la sua impronta ad elevata speculazione teologico-mistica (ispirata al sufismo).

E non degeneri in ideologia politica sulla scia dell’attivismo della Fratellanza musulmana, la quale, senza mezzi termini proclama che «Allah è il nostro Obiettivo. Il Profeta è il nostro Leader. Il Corano è la nostra Legge. Il Jihad è la nostra Via. Morire sulla via di Allah è la nostra più alta Speranza» che, di fatto, cassa ogni altro modo di intendere Dio e manda al diavolo la tolleranza, fattore al quale il Sovrano del Marocco si é sempre appellato.

Per descrivere l’Islam marocchino, l’Islam di quel paese musulmano che mi ha accolto quand’ero migrante nel 1965 e che mai ha spinto i miei genitori e me stesso alla conversione e che mai ci ha impedito di professare la nostra fede, sono solito ricorrere al «discorso di Toumliline», pronunciato nel 1950 dall’allora Principe Ereditario (futuro Re Hassan II, padre dell’attuale Sovrano Mohammed VI) in occasione dell’inaugurazione dell’omonimo monastero benedettino posto sulle montagne dell’Atlante; tale discorso costituisce la cifra spirituale del Marocco.

Discours d’accueil de SAR Moulay Hassan
Dans ce pays que Sa Majesté le Roi espère voir devenir le trait d’union entre l’orient et l’occident… mesdames et messieurs, vous êtes chez vous. Car l’homme de bien, le croyant, l’homme honnête est partout chez lui… Alors, ce pays qui est le votre, est surtout la maison de Dieu, elle est celle de tous les croyant, celle de tous les hommes qui ont des aspirations égales dans un monde meilleur.

E’ su queste premesse che il dialogo tra Islam e Cristianesimo può dare i migliori frutti; ed é su queste basi che l’Islam troverà, come l’ha trovata il Marocco, la via dell’apertura e dello sviluppo nel rispetto della tradizione.

Marocco, sta a noi europei capire l’opportunità e coglierla

E sta a noi europei capire l’opportunità e coglierla; di sicuro un Mattei, un Andreotti o un Craxi non si sarebbero fatti scappare l’occasione di orientare la loro azione politica estera a favore del Marocco anche se non ha le stesse ricchezze del sottosuolo di cui godono l’Algeria o la Libia o i Paesi del golfo.

Politici avveduti come quelli della Prima repubblica avrebbero capito che questo Paese costituisce la «pietra angolare» in grado di arginare quella spinta di un Islam degenerato in jihad e che investe da est a ovest i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e da est a sud-est quelli dell’Africa sahel-sahariana fino ad estendersi a quella sub-sahariana.

Oltre alla storia, la geografia stessa sembra avergli conferito questo mandato, infatti guarda caso il Marocco é situato nell’angolo estremo nord-ovest dell’Africa dove l’espansione del mondo arabo islamico si é fermata e ha virato a nord verso la Spagna da dove ha dato vita a un emirato totalmente indipendente dall’originario fulcro situato tra la Damasco e la Baghdad dell’VIII d.C., dando vita ad un crogiolo culturale influenzato dall’Europa mediterranea.

Povero in materie prime il Marocco, ma ricco di storia e tradizione…

Consiglio, a questo proposito, “Marocco” il diario di bordo che Edmondo de Amicis scrisse per narrare il suo viaggio compiuto nel Paese nel 1875, insieme ad altri personaggi della diplomazia italiana.

E, da almeno 15 anni, nel mirino di chi vuol «eternizzare» il jihad sia contro gli infedeli (noi), sia contro i musulmani considerati reprobi (i marocchini), il Marocco ha sviluppato una efficace strategia Intelligence di prevenzione e contrasto contro le minacce provenienti dal radicalismo islamista.

Per cui potrebbe essere un ottimo partner nel settore della sicurezza e nel controllo delle comunità islamiste da noi incistate e che si sono consolidate avendo sviluppato consuetudini spesso in contrasto con le nostre regole.

Paese stabile politicamente, socialmente e anche economicamente

Last but not least (passatemi un inglesismo ogni tanto), il Marocco, paese stabile politicamente e, malgrado la crisi del covid, anche socialmente, vive un periodo di sviluppo economico e si presenta come un irrinunciabile hub per penetrare commercialmente i paesi della fascia sub sahariana dal Mali fino al golfo di Guinea dove il sistema bancario marocchino ha attivato una vasta rete di filiali e dove l’imprenditoria marocchina, in primis quella delle telecomunicazioni, si é consolidata e in cui la compagnia aerea di bandiera di riferimento per quei paesi é la Royal Air Maroc.

E, ancora «last but not least» (ci ho preso gusto con gli inglesismi), il Marocco ha inviato in quei paesi africani imam formati nelle «madrase» marocchine con l’incarico di estendere il suo Islam tollerante in quella regione, immunizzandola così dalla penetrazione della militanza islamista che costituisce il primo gradino della dinamica jihadista.

Questo mio articolo non vuol essere una sviolinata in favore di un Paese al quale sono legato da vicende personali che affondano le loro radici nella mia gioventù, e non vuol nemmeno essere uno spot pubblicitario.

Il Marocco é troppo conosciuto a livello turistico per cui non servirebbe a nulla.

Ma proprio perché conosciuto solo per il turismo, sarebbe ora che i nostri decisori politici orientassero i loro distratti sguardi verso questo paese, troppo a lungo negletto perché, in maniera miope, preferiscono la più instabile e inattendibile Algeria per via del gas e del petrolio, tralasciando le altre opportunità sia affaristiche (in direzione dell’Africa sub Sahariana), sia di stabilità politica e di sicurezza della regione occidentale del Mediterraneo minacciata dal radicalismo islamista.

E in questo campo, solo il Marocco ci può aiutare.

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