Matteuccio vuole ancora contare nel Pd, il voto lo distruggerebbe
14 Marzo 2018Pd, e se le dimissioni di Renzi fossero una ritirata strategica? Perché arrivare al voto anticipato lo distruggerebbe.
Matteuccio vuole contare nel Pd
Dalle parti del Nazareno e tra gli osservatori aleggia sempre più insistentemente il sospetto che si sia trattato di una ritirata strategica, per finta, quella messa in atto da Matteo Renzi.
Un sospetto alimentato anche dalle parole dello stesso Giovanotto: “Tengo duro, non mollo, il futuro ritorna”.
Parole pronunciate per darsi coraggio, parole pronunciate per non deprimere la truppa o parole pronunciate per avanzare una velata minaccia?
E’ inquietante che un politico bastonato dal popolo, che un politico sconfitto, si renda autore di messaggi dagli oscuri risvolti.
Roba da scout…
In ogni caso la ancora incerta posizione all’interno del Pd dell’ex Segretario Dem disturba e complica lo scenario post-voto.
Inutile dire che di fronte ai rancori, di fronte alle sibilline parole di Renzi una soluzione drastica – nel caso il confronto tra M5s e Lega restasse in alto mare – sarebbe la più opportuna.
La soluzione drastica è ovviamente quella di immediate nuove elezioni.
L’ex Rottamatore vuole ancora contare nel Pd, il voto anticipato lo distruggerebbe.
Senza peraltro dire che il solo preannuncio di voto anticipato potrebbe avere l’effetto di stanare molti inquilini di Palazzo Madama e di Montecitorio.
“E’ più facile uccidere un elefante a schiaffi che convincere un neoeletto a lasciare anticipatamente poltrona e pagnotta appena conquistate”, ha non a caso sarcasticamente affermato in merito il direttore di Libero Vittorio Feltri.
Un preannuncio di voto anticipato che quindi potrebbe avere l’effetto di fare chiarezza nella nebbia che avvolge l’attuale quadro politico
Una fitta nebbia in uno scenario nel quale resta inquietante il ruolo dell’ormai Convitato di Pietra di Rignano sull’Arno.
Uno scenario in cui il Convitato è decisamente di troppo, bisogna spingerlo dietro le quinte…
E allora…
E allora assodato che l’ultimo avvelenatore in ordine di tempo della Sinistra è l’ex Rottamatore rottamato;
certificato che l’affossatore dei diritti dei lavoratori è l’ex Capo Scout di Rignano sull’Arno;
acclarato che il demolitore dell’italico welfare è il suddetto Giovanotto;
verificato che – nonostante le dimissioni da Segretario Pd – il Ragazzo intende ancora avere voce in capitolo nella vicenda politica italiana in virtù della presenza di fedelissimi in Parlamento in seguito a candidature blindate,
resta soltanto una via d’uscita per liberare il Paese da Matteo Renzi.
La via di uscita è quella di nuove elezioni.
Un taglio netto per disintossicare il Paese dal renzismo, un taglio netto privare il Giovanotto dei sempre genuflessi e disponibili scudieri e palafrenieri.
Per restare in gioco, il Ragazzo si fa forte di costoro, obbedienti depositari della maggioranza nei gruppi parlamentari Dem.
Una certezza – la sua – però non a prova di bomba.
Una certezza tra l’altro smentita dalla amara esperienza fatta da Pierluigi Bersani ad inizio della scorsa legislatura.
Anche Bersani disponeva della maggioranza dei parlamentari. Ma finì come finì…
Non sempre però la storia si ripete.
E allora per chiudere definitivamente il capitolo Renzi, per liberare il Pd e il Paese dall’ arrogante quanto incapace Giovanotto, la via delle urne appare salvifica.
Sarebbe il modo più sicuro per “disarmarlo”.
Non più Segretario, privato dei galloni, non toccherebbe più a Lui il potere di formare le liste.
Di conseguenza: molti fedelissimi renziani potrebbero finire fuori dalle stesse.
E, una volta privato della prima poltrona del Partito e di buona parte di parlamentari fedelissimi, al Giovanotto potrebbe restare molto tempo per giocare a flipper in uno dei bar del suo paese…