MFGS 2021, l’industria della moda guarda al futuro con ottimismo
28 Ottobre 2021La seconda e la terza giornata del Milano Fashion Global Summit 2021 sono marcate da un forte senso di ottimismo dell’industria della moda. Tra gli speaker Brunello Cucinelli, Maria Grazia Chiuri e Alfonso Dolce.
MFGS 2021, l’industria della moda guarda al futuro con ottimismo. Cucinelli: “Da qui riparte una nuova visione del mondo che sarà la base del nostro secolo”
La seconda e la terza giornata del Milano Fashion Global Summit 2021 sono marcate da un forte senso di ottimismo dell’industria della moda italiana. Gli speaker, tra cui ad esempio Brunello Cucinelli, Maria Grazia Chiuri e Alfonso Dolce, guardano al futuro con la speranza di un nuovo inizio per il Made in Italy, che ha una grande opportunità per affermarsi ulteriormente a livello globale. È questo uno dei temi salienti del MFGS 2021, la conferenza di tre giorni sullo stato dell’industria della moda italiana.
“L’export italiano sta andando molto bene, la crescita è del 4.9% rispetto al 2019 nei primi otto mesi del 2021. Il contributo al PIL è superiore al 12%, i mercati sono ripartiti. Se parliamo di moda, abbiamo 11 accordi di e-commerce per il settore con tante piccole e medie imprese incluse nel mercato del medio oriente“, spiega Carlo Maria Ferro, Presidente dell’ICE, in diretta dall’Expo di Dubai.
I numeri della finanza e degli economisti sono accolti con un sorriso dagli stilisti, sopratutto quelli legati al territorio. Tra questi spicca Brunello Cucinelli, che nel suo intervento al MFGS sottolinea l’importanza storica di questo momento: “Da qui riparte una nuova visione del mondo che sarà la base del nostro secolo. Questo periodo doloroso ha abbassato il tasso di arroganza, e ci ha reso più attenti alla povertà. Da Platone, ad Aristotele a Rousseau si parla di ‘contratto sociale‘, credo che ora dovremo crearne uno nuovo ma stavolta con il creato: con l’aria, con la terra, con gli animali, i pesci, e con gli esseri umani“.
“Da qui riparte una nuova visione del mondo che sarà la base del nostro secolo”, Brunello Cucinelli
Cucinelli ripercorre il dramma della pandemia, ma lo fa con la sua elegante tranquillità affidandosi alle parole di Tommaso Moro: “Oh mio Dio, aiutami ad accettare ciò che non posso cambiare. Aiutami a cambiare ciò che io posso cambiare“. Dopo due mesi di dolore, nel momento più angoscioso per l’Italia, arriva un video dalla Cina dei dipendenti di Brunello Cucinelli in cui le persone andavano a lavoro con le mascherine, in totale sicurezza. Il giorno dopo, lo stilista convoca una riunione e annuncia che non ci saranno licenziamenti, ne diminuzioni nei salari, e che tutta la merce non venduta sarà destinata ad un progetto per l’umanità. Ed ecco la filosofia di Moro: cambiare ciò che posso cambiare. Ma in che modo?
“Il grande tema è tenere conto di dove sta l’anima. La mia anima sta nella mia terra. Voglio che l’impresa si sviluppi in armonia con il creato, vivendo e lavorando in maniera semplice e tranquilla”, risponde Cucinelli. E continua: “Riprogettare, riequilibrare. Io credo che stiamo vivendo un bel momento per l’Europa e sopratutto l’Italia. Siamo tornati ad essere credibili, gli investitori stanno tornando nel nostro paese“.
“Siamo tornati ad essere credibili, gli investitori stanno tornando nel nostro paese”, Brunello Cucinelli
Lo stilista conclude il suo intervento al MFGS 2021 con un’ode all’Italia e alla nostra artigianalità: “Stiamo dando insieme una sorta di immortalità alla filiera. Siamo lo 0.7% della popolazione al mondo ma siamo la settima potenza al mondo. Abbiamo il miglior stato sociale, su questo credo che nessuno mi possa contraddire. Le nostre famiglie hanno i risparmi più importanti dell’umanità. Allora rinfranchiamoci un po’, siamo i migliori manifatturieri al mondo secondi solo alla Germania“.
L’ottimismo domina anche il tema del climate change, in vista della riunione a Glasgow dei leader mondiali tra pochi giorni COP26. “Come dice mio babbo che ha cent’anni, stiamo tornando ad essere persone per bene“.
Ottimismo anche dalle aziende e dalla finanza. Parlano Andrea Bonomi, Arcangelo D’Onofrio e Alfonso Dolce
Anche dagli esperti di economia arrivano segnali molto positivi al MFGS 2021.
A rappresentare la Finanza che investe in Fashion, Food and Furniture Andrea Bonomi, fondatore e presidente dell’Industrial Advisory Board di Investindustrial. A inizio Dicembre, Bonomi farà sbarcare un brand familiare italiano, Ermenegildo Zegna, a Wall Street. La fiducia in questo tipo di progetto nasce dall’ottimismo per le condizioni dell’Italia a seguito del 2020.
“L’Italia come ha detto Brunello è in un momento straordinario, credo che abbia la più grande opportunità che abbia mai avuto. Dopo anni grigi, oggi la globalizzazione, la tecnologia e i capitali ci danno la possibilità di trovare il posto giusto nel mondo, che è molto, molto più importante di quello che abbiamo ora.”
“L’Italia ha la più grande opportunità che abbia mai avuto“, Andrea Bonomi, Investindustrial
Arcangelo D’Onofrio, CEO di Temera, fa eco. “La filiera gode di ottima salute“, è il suo verdetto. L’obiettivo è saper gestire le richieste facendo un po’ di massa critica senza perdere la voce dell’imprenditore.
Anche per Alfonso Dolce, CEO di Dolce&Gabbana, bisogna trovare un equilibrio tra finanza e arte: “Serve un balance tra non perdere mai di vista lo stato patrimoniale dell’azienda e lasciare libero il valore artistico, la creatività e lo stimolo imprenditoriale, affiancando sempre la collaborazione del mondo della finanza che seppur stretta non deve essere vincolante“.
Sostenibilità, è iniziato il conto alla rovescia per brand e filiere. Sciuccati: “la moda è notevolmente in ritardo per il 2030”
Flavio Sciuccati, Senior Partner di The European House Ambrosetti, sceglie un titolo provocatorio per il suo intervento, un titolo che piacerebbe agli attivisti di Extinction Rebellion: “Sostenibilità, per brand e filiere il conto alla rovescia è iniziato“.
Con il rimbalzo del fatturato dell’industria, l’attenzione torna inevitabilmente al tema della sostenibilità nella moda. “Non bisogna farne un fattore competitivo. Tutte le aziende devono rimettersi a posto nei prossimi anni seguendo le linee guida dei governi e l’industria deve fare un grande lavoro. La sostenibilità è complicata, in quanto legata ai processi, ai materiali. Le aziende si sono mosse ad oggi in maniera confusa, è stata un po’ una giungla e non va bene. Non ce lo chiede solo il pianeta, ma il genere umano.”
“Se l’accordo di Parigi che ha stabilito gli obiettivi per il 2030 è il punto di riferimento, la moda è notevolmente in ritardo. Con i dati di oggi arriviamo al doppio”
Mettendo tutto sulla bilancia, l’esito è negativo. “Se l’accordo di Parigi che ha stabilito gli obiettivi per il 2030 è il punto di riferimento, la moda è notevolmente in ritardo“, spiega Sciuccati. “Con i dati di oggi arriviamo al doppio“.
I punti di riferimento per monitorare l’industria sono tre: materiali, processi e animal welfare. Su questo ultimo aspetto, l’Italia è molto indietro. “La pelle è uno dei nostri fiori all’occhiello, quindi dobbiamo stare molto attenti ad essere trasparenti“, sottolinea Sciuccati.
Moda e politica? Per Maria Grazia Chiuri non si possono separare
Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, si collega da Parigi per dire la sua al MFGS 2021. La Chiuri è il primo direttore creativo donna nella storia del brand francese, e ha ben presente le differenze tra i due paesi:
“La realtà francese è molto legata alla couture, ben indirizzata verso la comunicazione di questo valore dell’eccellenza. La realtà italiana invece ha avuto uno sviluppo successivo ed è esplosa con il prêt-à-porter negli anni 70, enfatizzando l’aspetto creativo ed imprenditoriale del Made in Italy.
Sicuramente è stato molto importante per me nel venire a Parigi, ho capito anche di più la forza del Made in Italy, la forza della nostra filiera. La realtà industriale italiana presenta degli aspetti unici, che ho voluto tenere presenti e valorizzare anche in questo periodo cosi duro dovuto al Covid“, spiega il direttore creativo di Dior.
Educata dalle sorelle Fendi e da Valentino Garavani al rapporto stretto con sarte e artigiani della filiera, Maria Grazia Chiuri ha ben presente l’importanza del lavoro d’equipe che la supporta.
Guardando al futuro della moda, il direttore creativo che ha esordito con le T-shirt “We should all be feminists” vede una contaminazione con la politica inevitabile. “Di sicuro in poco tempo è cambiato tantissimo, anche solo in questi ultimi cinque anni. Per esempio quando ho iniziato da Dior venivo accusata di essere una designer politica, oggi la moda tocca tantissimi elementi sensibili e tutto è un territorio altamente politico. Dal mio punto di vista ci vorrà maggiore consapevolezza di questi aspetti, le persone con cui dialogheremo, le nuove generazioni, sono molto preparate in questo senso“.
“Tutto è un territorio altamente politico. Ci vorrà maggiore consapevolezza di questi aspetti, le nuove generazioni sono molto preparate”, Maria Grazia Chiuri, Dior.