Il successo della Provincia del Trentino Alto Adige non fa dimenticare lo stato del trasporto pubblico nel resto d’Italia. Mobilità sostenibile ancora lontana.

Fiat 500 alla 17esima Italian Classic Parade sul lungolago di Bardolino il 13 settembre 2020 (Ph. In24 / Carlo Carugati).

Una prova generale per l’Italia? Magari. I bus a idrogeno sono pronti per circolare a Bolzano. Ma solo lì.

Prima ancora di ricevere i soldi europei previsti a questo scopo dal Piano di ripresa e resilienza, la Provincia di Bolzano e la società SASA hanno presentato nei giorni scorsi 12 mezzi spinti dall’idrogeno.

Possono circolare senza problemi per 350 chilometri e la loro prossima messa in esercizio rilancia la discussione sulla necessità di accelerare sulla cattura dell’idrogeno da fonti pulite.

L’idrogeno verde si ricava dall’elettrolisi dell’acqua rispetto a quello catturato dal gas ritenuto poco adatto per l’ambiente.

La svolta italiana richiede, però, investimenti mirati, per cui bisogna pianificare la creazione di impianti ad hoc.

Se, come dice il Ministro Roberto Cingolani, l’Italia non può perdere questo treno é bene mettersi al lavoro subito.

Grandi aziende ci stanno lavorando, ma dobbiamo sperare che sia lo Stato a promuovere iniziative industriali di qualità.

Sul cambio di passo nei trasporti Cingolani é un autorevole sostenitore.

In questo ambito, ha chiarito, è previsto un investimento di oltre 3 miliardi di euro per il rinnovo del parco autobus impiegato nel trasporto pubblico locale con l’acquisto di mezzi elettrici e a idrogeno per tutte le aree urbane.

Si tratta di un Piano lungo almeno fino al 2026, quando il Recovery fund europeo dovrà tirare le somme di quanto si è scritto in queste settimane.

Il governo italiano ha presentato sì un piano ambizioso, ma attenzione a non avere eccessive illusioni.

Il Trentino Alto Adige – ecco un punto di discussione – fa da apripista nel trasporto green, ma nel resto del Paese il sistema della mobilità va rivoluzionato da cima a fondo.

Indietro nella intermodalità, carente nell’uso di sistemi alternativi all’uso dell’auto negli spostamenti extraurbani, in pena con i bilanci delle aziende di trasporto, l’Italia ha bisogno di ridurre gli impatti inquinanti dovuti a carburanti ed emissioni di Pm10.

Nel PNRR si dice di voler

“dare vita a un trasporto locale più sostenibile e meno inquinante anche attraverso la creazione di nuovi servizi, lo snellimento delle procedure di valutazione dei progetti nel settore, il rafforzamento della mobilità soft”.

É vero, non si possono cercare gli obiettivi della decarbonizzazione al 2030 se non si comincia a pianificare lo spostamento delle persone, la loro libertà di scelta, incentivare l’uso di bus ed altri mezzi anche dal punto di vista tariffario.

Ci sono proposte praticabili a breve? Il Paese vuole uscire dalla pandemia in ogni modo.

Ma esistono territori dove l’uso del mezzo privato é più conveniente di quello pubblico.

Se si attiva soltanto la leva del funzionamento dei mezzi, si fa un lavoro a metà. E l’organizzazione? Gli interscambi tra metro, bus, parcheggi a disposizione dei pendolari sono quanto di più arretrato esista in vaste zone del Paese.

Le azioni da mettere in campo rapidamente fanno capo a due Ministeri – Transizione ecologica ed Infrastrutture – oltre a Regioni, Città Metropolitane, Comuni, Consorzi.

Un elenco di soggetti pubblici che dovranno gestire i 3 miliardi di euro di cui parla Cingolani ma anche tutta la filiera degli acquisti, delle manutenzioni, dei depositi a norma, delle fermate.

In attesa che l’Ue liberi i primi soldi, non é il caso di aprire un confronto serio con tutti i soggetti del trasporto?
La conferma dell’urgenza di un countdown la troviamo nel IV Rapporto MobilitAria dove si racconta di 22 città di medie dimensioni che hanno adottato i Piani Urbani di Mobilità sostenibile (PUMS).

Le altre devono provvedere , organizzare al meglio il modo di muoversi, rinunciando anche a qualche rendita di posizione se é il caso, perché In città si continua a soffrire di malanni provenienti da fonti inquinanti di ogni tipo.

Greenpeace contro il carbone
Tornando alla Provincia di Bolzano, ha fatto investimenti propri, ma non è così dappertutto.
“L’innovazione, la sostenibilità e l’uso intelligente delle risorse locali sono la chiave per il riavvio di progetti proprio come quelli della sperimentazione di autobus ad idrogeno, dice Arno Kompatscher , Presidente della Provincia di Bolzano. Ma l’Italia è lunga fino alla Sicilia. Ad attraversarla si gode di luoghi incantevoli, molti per lungo trascurati e non protetti dal punto di vista ambientale. Iniziare dai mezzi pubblici é una buona intuizione che abbatte le emissioni dei vecchi bus a gasolio. Ma i motori ad idrogeno per ora girano solo a Bolzano. E non é una buona notizia.

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