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Mottarone:  il video che no, noi non pubblichiamo

Mottarone: il video che no, noi non pubblichiamo

16 Giugno 2021 0 Di Pietro Nigro

No, noi non pubblichiamo il video choc della funivia del Mottarone. Ed anzi poniamo almeno tre domande.

Mottarone: il video che no, noi non pubblichiamo

No. Noi non pubblichiamo il video della funivia del Mottarone che precipita nel vuoto. Né integralmente, né parzialmente.

No. Noi non possiamo accettare che si sia potuti arrivare a questa deriva del giornalismo per una manciata di visualizzazioni o per qualche punto di auditel.

Noi pensiamo alle vittime, ai familiari, agli amici e conoscenti così come a tutti gli italiani che sono rimasti angosciati da questa tragedia, e proviamo vergogna per l’abisso nel quale é precipitata non solo la funivia ma anche la nostra professione. 

Noi non raccontiamo neanche ciò che quel video, ad uso esclusivo delle indagini, fa vedere: perché qualsiasi persona senziente non ha bisogno della telecronaca, secondo per secondo, dell’agonia di 14 persone per immaginare cosa possa essere accaduto in quei terribili secondi che hanno portato la funivia a schiantarsi al suolo. 

Non si tratta di esercitare il diritto di cronaca, ma semmai di contrabbandare il presunto diritto di pubblicare l’orrore.

Noi, al contrario, ci arroghiamo il diritto di porre qualche domanda, che resterà forse inascoltata ma che resta comunque legittima e del tutto pertinente. 

Come è stata ottenuta questa “esclusiva” del TG3 e del TgLa7?

Questo video, che “esce” dagli atti processuali e entra in una redazione giornalistica, e di qui in rete, più che un’esclusiva é un atto di sciacallaggio mediatico il cui iter andrebbe approfondito. 

Esiste ancora l’Ordine dei Giornalisti? 

Richiamare l’Ordine a vigilare e controllare sull’operato dei giornalisti sembra un po’ come chiedere a don Abbondio di farsi vaso di ferro dopo aver viaggiato a lungo da vaso di coccio.

Quindi la domanda diventa altra: quando il vaso, di coccio o di ferro che sia, potrà dirsi definitivamente colmo?

Sensazionalismo e voyerismo del dolore non sono ancora sazi?  

L’intera comunità nazionale è ancora convalescente dopo un anno e mezzo di informazione terrorizzante che, unita allo stress da pandemia, ha determinato non pochi disagi psicologici ed emotivi.

Abbiamo ancora bisogno di morbosa offerta e di morbosa domanda di “notizie” emotivamente e psicologicamente dilanianti? 

Forse, prendere atto di aver già raggiunto gli abissi dell’informazione malata potrebbe aiutare giornalisti e lettori a recuperare il senso dell’etica.

La Procura di Verbania prende le distanze

Riportiamo di seguito la nota diffusa dal Procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, circa la diffusione del video prelevato forse dagli atti del procedimento.  

“In riferimento al servizio mandato in onda dal TG 3 della RAI in data odierna, nel quale sono state trasmesse le immagini estrapolate dall’impianto di videosorveglianza della funivia Stresa-Alpino-Mottarone, immediatamente riprese e descritte da numerosi altri organi di informazione, preciso che tali immagini, contenute in un file video, risultavano depositate, unitamente a tutti gli atti di indagine, all’atto della richiesta di convalida del fermo e di applicazione di misura cautelare, con diritto degli indagati e dei rispettivi difensori di prenderne visione ed estrarne copia, diritti ampiamente esercitati.

Si tratta, tuttavia, di immagini di cui, ai sensi dell’art. 114 comma 2 c.p.p., è comunque vietata la pubblicazione, anche parziale, trattandosi di atti che, benché non più coperti dal segreto in quanto noti agli indagati, sono relativi a procedimento in fase di indagini preliminari.

Ma, ancor più del dato normativo, mi preme sottolineare la assoluta inopportunità della pubblicazione di tali riprese, che ritraggono gli ultimi drammatici istanti di vita dei passeggeri della funivia precipitata il 23 maggio scorso sul Mottarone, per il doveroso rispetto che tutti, parti processuali, inquirenti e organi di informazione, siamo tenuti a portare alle vittime, al dolore delle loro famiglie, al cordoglio di una intera comunità.

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