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Mugello, l’incredibile storia del piccolo Nicola e del suo felice ritrovamento

Mugello, l’incredibile storia del piccolo Nicola e del suo felice ritrovamento

23 Giugno 2021 0 Di Claudia Svampa

Dopo 36 ore durante le quali tutta Italia é rimasta con il fiato sospeso dal Mugello arriva questa mattina la bella notizia: il piccolo Nicola Tanturli, di ventuno mesi, scomparso da casa lunedì sera, é stato ritrovato, vivo e in buone condizioni, dal giornalista Giuseppe Di Tommaso, inviato sui luoghi dalla trasmissione Rai  “La vita in diretta“.

 

É un sospiro di sollievo il ritrovamento, sano e salvo, di Nicola Tanturli il piccolino di 21 mesi scomparso la sera di lunedì da casa in maniera inspiegabile. 

Eppure le storie di cronaca non sappiamo più raccontarle, perché, se così non fosse, apparirebbe inverosimile tutta la vicenda. 

La ricostruzione

Alle nove di lunedì sera i genitori mettono a letto il piccolo Nicola, secondogenito di 21 mesi. I genitori abitano in una cascina nella zona boschiva del Mugello insieme al fratellino maggiore di 4 anni. I bimbi sono abituati a giocare all’aperto e a muoversi con sicurezza intorno all’abitazione, nella misura in cui ciò possa essere compatibile con le capacità di un bimbo di neanche due anni. 

Tre ore dopo, a mezzanotte, i genitori entrano nella camera per sorvegliare il piccolo e trovano il letto vuoto. Si presume che inizino le ricerche del bambino in autonomia e la mattina seguente, molte ore dopo la scomparsa, allertano le forze dell’ordine. 

Le ricerche

Per tutta la giornata di martedì e la nottata tra martedì e mercoledì si cerca il bambino con grande dispiegamento di uomini e mezzi: elicotteri con termoscanner, droni, cani molecolari, pattugliamenti a piedi e nei boschi del Mugello. I sommozzatori si immergono nel vicino laghetto, per scongiurare il peggiore dei pericoli, l’ annegamento. 

Il ritrovamento

Questa mattina alle 9,30 del tutto fortuitamente il cronista de “La vita in diretta” Giuseppe Di Tommaso, che con la troupe stava raggiungendo l’abitazione dei genitori di Nicola in auto, ha un attacco di panico in macchina e scende a tre km di distanza dalla casa, fermandosi sul ciglio della strada per respirare profondamente. Avanza a piedi ancora un po’ cercando di rilassarsi e sente dei lamenti. Chiama il nome del piccolo che a sua volta risponde invocando la mamma. A quel punto il giornalista ferma una pattuglia dei carabinieri e insieme raggiungono Nicola praticamente illeso dopo due notti e una giornata nel bosco e lo traggono in salvo. 

L’inverosimile

Nicola, ripetiamo 21 mesi, sarebbe uscito di casa tra le 21 e le 24, indossando magliettina e scarpette da solo (presumiamo sia stato messo a dormire scalzo e con il pigiamino), avrebbe percorso circa tre km a piedi, precipitando, fortunatamente senza ferirsi in un dirupo nei boschi, sarebbe rimasto quasi due giorni senza mangiare e bere, e avrebbe trascorso due notti da solo nel bosco. Non si disidrata, non va in ipotermia, non diventa afono per il pianto e la paura, e non si sporca neanche la suola delle scarpine, perfettamente allacciate e pulite quando lo trovano. 

Il suo ritrovamento – nonostante il massiccio e tecnologico dispiegamento di uomini e mezzi – é avvenuto grazie al provvidenziale quanto fortuito  attacco di panico di un giornalista Rai. 

Questa é la narrazione dell’accaduto che facciamo. E che ci obbliga a porci domande perché ha dell’inverosimile.

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