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Nissan, l’arresto di Ghosn e i rischi per l’alleanza con Renault

Nissan, l’arresto di Ghosn e i rischi per l’alleanza con Renault

22 Novembre 2018 0 Di Pietro Nigro

Francia e Giappone sotto choc per l’arresto del capo di Nissan Carlos Ghosn. E scoppia il giallo economico finanziario che minaccia l’alleanza con la Renault.

Nissan sotto choc per l’arresto del top manager

E’ finito in carcere con una pesante accusa il top manager della Nissan Carlos Ghosn, il super manager che ha salvato la casa automobilistica giapponese dal fallimento e l’ha portata a costruire una grande alleanza con Renault prima e Mitsubishi Motors poi.

Ghosn, che dell’alleanza Nissan Renault Mitsubishi  è presidente e che ha nazionalità brasiliana, libanese e francese, sarà licenziato giovedì prossimo. E’ probabile che anche Mitsubishi Motors lo licenzierà, mentre la Renault ha preferito nominare il direttore operativo Thierry Bollore come amministratore delegato per guidare temporaneamente l’azienda in questa delicata fase.

Ma intanto il 64enne manager è stato arrestato lunedì e deve restare in carcere almeno altri dieci giorni, come ha stabilito il tribunale giapponese. L’accusa che gli viene mossa dalla magistratura del Sol Levante è di aver provocato un’inaccettabile malversazione di fondi della società.

Miliardi di yen di compensi nascosti alla Nissan e al fisco

il Ceo della Nissan Carlos Ghosn

il Ceo della Nissan Carlos Ghosn (ph. Nissan Image Library).

All’origine ci sarebbe una indagine interna, partita dalla soffiata di un informatore che avrebbe rivelato gli illeciti commessi da Ghosn.

Secondo i pubblici ministeri giapponesi che lo hanno fatto arrestare, Ghosn e il direttore Greg Kelly, pure arrestato, avrebbero sistematicamente sottostimato i suoi compensi per un arco di almeno cinque anni.

In pratica Ghosn si sarebbe attribuito un compenso legato al prezzo delle azioni di circa 4 miliardi di yen per un periodo di cinque anni fino a marzo 2015. Perno dell’operazione, una società controllata olandese, attraverso cui Ghosn si sarebbe attribuito i compensi, e che li avrebbe tenuti segreti, perché i report finanziari ufficiali della Nissan riportavano solo la cifra di 2,9 miliardi di yen. Il che significherebbe una colossale evasione fiscale. E anche altri dirigenti avrebbero beneficiato pro quota del meccanismo messo a punto – e condiviso – da Ghosn.

Ma l’indagine si sta allargando a macchia d’olio, e starebbe rivelando anche altri comportamenti illeciti.

Si sospetta ad esempio che Ghosn abbia utilizzato residenze in Brasile, Francia, Libano e Paesi Bassi, tutte acquistate da una consociata olandese e da altre entità senza pagare l’affitto, o che ne abbia beneficiato come parte del suo compenso.

Ora Ghosn e il suo complice rischiano una pena fino a 10 anni di carcere, una multa fino a 10 milioni di yen, o entrambi.

E anche la Nissan rischia, sebbene abbia collaborato con la magistratura nelle indagini sulle malversazioni.

Secondo la legge giapponese, infatti, anche la Nissan avrebbe precise responsabilità, e potrebbe essere chiamata a pagare una multa fino a 700 milioni di yen.

Un terremoto per l’alleanza Renault Nissan Mitsubishi

Ma la vicenda sta assumendo i contorni di un giallo economico finanziario con profonde ripercussioni sulla Nissan, sull’alleanza strategica con la Reanult e la Mitsubishi e forse sull’intera industria mondiale dell’auto.

Non è un caso che giovedì a Parigi si terrà un delicato colloquio del ministro dell’industria giapponese Hiroshige Seko con il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire.

L’alleanza tra Nissan Renault e Mitsubishi, di cui Ghosn è stato il grande artefice per tutti questi anni, ha permesso ai tre gruppi di unirsi e di creare uno dei poli mondiali dell’auto.

L’alleanza è avvenuta con uno scambio azionario tra Renault e Nissan. E negli ultimi mesi, lo stesso Ghosn, che è presidente di tutte e tre le aziende, stava lavorando a completare l’opera: la definitiva fusione dei tre marchi.

Ma in Renault, oltre a Nissan, è presente anche un altro socio, e per giunta di peso, il governo francese.

Parigi detiene una quota consistente della Renault, il 15 per cento, ed i suoi voti valgono il doppio.

Inoltre, Renault detiene una quota del 43,4 per cento in Nissan, che a sua volta detiene una quota del 15 per cento nella casa automobilistica francese e del 34 per cento nella Mitsubishi Motors.

E proprio Parigi avrebbe chiesto a Ghosn di arrivare alla fusione dei tre marchi.

La fusione non piaceva a tutti

Ma la fusione non piaceva a tutti.

A ben guardare, infatti, la Nissan, che è molto più grande della Renault, ha una presenza limitata nella compagine azionaria francese, mentre la Renault detiene una quota molto significativa della casa giapponese.

Insomma, secondo certe versioni, più che fusione sarebbe un tentativo di invasione dei francesi nell’industria giapponese, che qualcuno potrebbe aver tentato di blocccare attraverso lo scandalo fiscale e finanziario che ha travolto Ghosn.

Anche senza orchestrare grandi manovre, il rapidissimo licenziamento di Ghosn dalla Nissan potrebbe essere proprio un modo per sconfessare l’alleanza a cui Ghosn stava lavorando.

Al contrario, sulle rive della Senna si getta acqua sul fuoco. I vertici della Renault si sono rifiutati, per ora, di allontanare Carlos Ghosn.

E il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire, alla vigilia dell’incontro con il ministro giapponese dell’economia, ha detto di voler vedere le prove delle colpe di Ghosn prima di giungere a qualsiasi conclusione.

A sua volta, però, il Ceo di Mitsubishi Motors, Osamu Masuko, ha dichiarato martedì scorso che, venendo meno Ghosn, la fusione sarà un processo molto più difficile da gestire.

Non a caso, in borsa, le azioni Renault, che nei giorni scorsi sono crollate del 9 per cento, sono  risalite dell’1,3 per cento. E Nissan ha chiuso a +0,4 per cento, dopo essere scesa di quasi il 6 per cento il giorno prima. Idem per Mitsubishi Motors, che ha chiuso a 1 per cento dopo aver perso quasi il 7 per cento martedì.

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