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Occhio al Medioriente, a Gerusalemme è di nuovo alta tensione

Occhio al Medioriente, a Gerusalemme è di nuovo alta tensione

01 Maggio 2022 0 Di Corrado Corradi

Tra Sacro Fuoco dei protestanti, Pasqua ebraica e Ramadan, a Gerusalemme è escalation di scontri tra palestinesi e israeliani, e la polizia limita accessi e manifestazioni religiose.

Occhio al Medioriente, è di nuovo alta tensione

Quest’anno, durante la Pasqua ortodossa a Gerusalemme si è sfiorato un “major clash” con la comunità cristiana mediorientale dopo che la polizia israeliana ha inaspettatamente limitato gli accessi alla Basilica del Santo Sepolcro in occasione della cerimonia del «Fuoco Sacro» o «Sacra Luce».

Il rito del “Fuoco Sacro” si svolge la mattina prima della Pasqua ortodossa ed è presieduto dal Patriarca Greco-Ortodosso all’interno dell’edicola del Santo Sepolcro in cui, secondo numerosi testimoni, il fuoco delle candele si accende per autocombustione di una luce blu; in tale occasione i fedeli attingendo a quel fuoco sacro accendono le proprie candele e se le portano a casa.

Le autorità israeliane, adducendo motivi di sicurezza, hanno limitato l’accesso al sacro rito a sole quattromila persone (In passato si è arrivati a ricevere anche diecimila fedeli) lasciando fuori dalla porta circa duemila cristiani egiziani malgrado fossero detentori di un regolare permesso.

In tale contesto, il Padre Francescano, Ibrahim Faltas, della Custodia di Terra Santa, ha lanciato un appello che potrebbe anche suonare un po’ eccessivo: «La comunità internazionale deve intervenire. Se non ci sarà pace a Gerusalemme, difficilmente ci sarà pace nel mondo»…

Padre Ibrahim Faltas è di origine egiziana, vive a Gerusalemme da molti anni, laureato in filosofia e teologia, è un sacerdote impegnato nel dialogo interreligioso.

Tuttavia tale appello va inquadrato nel giusto contesto perché, presi come siamo da quella guerra demenziale, raccontata in maniera farlocca, che è la guerra russo-ucraina, ci siamo dimenticati di accorgerci che in quel periodo di circa una decina di giorni che intercorre tra la Pasqua Cattolica e l’Ortodossa si sono verificati brutali scontri tra palestinesi e israeliani, con numerosi feriti.

Poco male, si dirà, un po’ più a Nord-Nord-Ovest si combatte una guerra, cosa vuoi che siano numerosi feriti in terra mediorientale, avvezza a questo tipo di disordini politico-religiosi!?

Ebbene, proprio per evitare di cadere dal pero come siamo caduti quando è scoppiata la crisi russo-ucraina, è bene tener presente due fattori fondamentali:

  • mai dimenticare che la regione mediorientale è un focolaio di affrontamenti che coagula in sé le spinte religiose ma anche politiche di mezzo mondo, ossia l’occidente europeo e americano in seno al quale è schierato lo stato di Israele, il mondo pan-ebraico diasporizzato tra America, Europa e Maghreb, il mondo cristiano e quello arabo-islamico che conta una nutrita comunità di arabi-musulmani residenti in Israele. Una situazione più complessa e articolata di così non si trova in nessun’altra parte.
  • Visto che per ragioni di sicurezza le autorità israeliane hanno ridotto di oltre il 50% le autorizzazioni per l’accesso al Santo Sepolcro, adesso che si avvicina la fine del Ramadan (due o tre Maggio), quale sarà la riduzione che intendono operare nei confronti di una comunità, quella musulmana, che per quanto attiene alle proprie ricorrenze è molto più intransigente e molto meno propensa ad accettare restrizioni?

Infatti, Padre Faltas conclude il suo grido di allarme con un’affermazione che giustifica le sue preoccupazioni: «…E si temono nuovi incidenti per la fine del Ramadan».

Per la fine del Ramadan migliaia di musulmani arriveranno sulla Spianata delle Moschee luogo che gli ebrei chiamano Monte del Tempio, il luogo più santo per l’Ebraismo e del quale resta un tratto del muro di cinta, chiamato Muro del Pianto.

Il Governo israeliano è evidentemente preoccupato e il ministro degli Esteri è stato categorico: «Non mi sento a mio agio con l’idea che gli ebrei non abbiano libertà di religione nello Stato di Israele e che siano cacciati da quello che ritengono sia un luogo sacro» ma ha aggiunto, (lasciando di stucco chi si aspettava una rigida presa di posizione negazionista in linea con la rigidità israeliana quando è in ballo la sicurezza) «La polizia ha ricevuto precise istruzioni per assicurarsi che lo status quo rimanga, e lo status quo significa che i musulmani possono pregare sul Monte del Tempio e le altre religioni no».

Di primo acchito sembra quindi che le autorità israeliane siano orientate a stemperare gli animi dei musulmani… staremo a vedere.

E’ dal 1967, dalla fine della della Guerra dei Sei Giorni, che ad ebrei e cristiani è permesso di visitare la Spianata, ma è loro vietata la sosta per la preghiera.

Chi si oppone a questo accomodamento é Hamas e Hezbollah ma anche alcune organizzazioni dell’estrema destra israeliana da sempre propensa alla provocazione con proditorie passeggiate nell’area musulmana dello Haram Essharif, ed è notizia di poco tempo fa che il servizio interno israeliano avrebbe sventato una di queste provocazioni pianificata proprio in occasione della fine del Ramadan quando alcuni estremisti ebrei avevano pensato bene di effettuare proprio nell’area sacra ai musulmani il sacrificio dell’Agnello pasquale… immaginate un po’ come sarebbe andata a finire, in pratica si sarebbe scatenata l’ennesima intifada.

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