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Operazione Coccodrillo, economia collusa: imprenditori agli arresti

Operazione Coccodrillo, economia collusa: imprenditori agli arresti

13 Marzo 2021 0 Di Fabiana Mele

Il mondo dell’economia mescolato a quello della criminalità organizzata: questo è lo spaccato emerso dall’operazione  ‘Coccodrillo’, realizzata dalla Guardia di finanza sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro e dei magistrati Nicola Gratteri e Vincenzo Capomolla.

Operazione Coccodrillo, economia collusa: imprenditori agli arresti

Economia e professioni, impresa e pubblica amministrazione, in un intricato intreccio con la criminalità organizzata: è questo il quadro che emerge dall’indagine condotta dalla Guardia di Finaza di Catanzaro sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro e dei magistrati Nicola Gratteri e Vincenzo Capomolla. Indagine che ha portato ieri alla Operazione Coccodrillo, con la quale sono state eseguite 7 ordinanze di arresto, 3 interdittive e un sequestro di beni per 50 milioni di euro.

Al centro dell’indagine, la famiglia Lobello e l’articolata rete di imprese edili, alcune anche intestate a prestanome, che alla famiglia faceva capo, dalla Cal.Blin.srl alla Cantieri Edili – Iniziativa 83 srl, alla Strade Sud srl, e poi la Trivellazioni Speciali Srl, il Consorzio Stabile Zeus, Consorzio Stabile Genesi, e perfino una azienda, la Marina Cafè Srls, operante nella ristorazione.

I Lobello, secondo le deduzioni degli inquirenti, sapevano di essere finiti sotto la lente degli inquirenti, perché diverse società in passato sono state destinatarie di misure antimafia della locale Prefettura,

Per questo avrebbero provato negli anni a correre più veloce degli accertamenti delle forze dell’ordine, mutando gli assetti sociali per continuare a partecipare agli appalti pubblici.

“Riuscivano a mimetizzarsi, usando un vocabolario diverso a seconda dell’interlocutore”.

I fatti

In una delle tante intercettazioni vengono spiegate alcune dinamiche mafiose. “Come, e ora fai parte della mafia?” “Non posso entrare alle aste perché ho il certificato antimafia bloccato. Capito?

E allora cosa fare per aggirare questo problema? Detto fatto. Dal momento che con le aziende principali non potevano agire perché colpite da interdittive, questi signori avrebbero creato cinque società intestate a prestanome, in modo tale da poter operare nel mondo degli appalti pubblici.

L’organizzazione, secondo gli inquirenti, sarebbe stata ben collaudata: a capo ci sarebbe stato Giuseppe Lobello, il quale avrebbe avuto anche il compito di riscuotere le estorsioni della cosca Arena, evitando in questo modo che esponenti della cosca si esponessero sul territorio.

Poi i parenti, i cognati, i coniugi (la moglie di uno dei soggetti era a capo di un’azienda); in seguito i professionisti come Vincenzo Pasquino, ora ai domiciliari, che avrebbe gestito i conti; infine, commercialisti e ragionieri che si sarebbero occupati di fatture e assegni.

Quello che emergerebbe dalle indagini, secondo gli inquirenti, è lo spaccato chiarissimo di un gruppo imprenditoriale che avrebbe scelto la collusione con la criminalità organizzata. Le sue attività sarebbero state realizzate grazie al sostegno e alla protezione di gruppi criminali di Catanzaro e Reggio Calabria.

L’attivismo di Giuseppe Lobello, in particolare, sempre secondo gli inquirenti, dimostrerebbe una relazione di reciproco sostegno con il gruppo di Mazzagatti di Oppido Mamertina e con gli Arena di Isola Capo RIzzuto e altre coscìhe del Crotonese, come quella di Nicolino Grande Aracri.

Questa opera di intermediazione e lo stretto legame con gli esponenti della cosca Arena e con altri clan operanti sulla fascia ionica-catanzarese, avrebbe garantito alle imprese del Gruppo Lobello un monopolio assoluto che avrebbe consentito di aggiudicarsi vari appalti:

  • la collaborazione su opere specifiche come la Statale 106;
  • opere sia pubbliche che private in provincia di Catanzaro e Crotone;
  • l’esecuzione di lavori edili e forniture di calcestruzzo su Catanzaro e provincia,
  • nonché la protezione da interferenze estorsive di altri gruppi criminali, quale imprenditore “intoccabile”.

Catanzaro: 7 arresti, 3 interdittive e un sequestro da 50 milioni di euro

Il gip di Catanzaro ha disposto la misura cautelare nei confronti di sette persone (di cui una in carcere e sei agli arresti domiciliari) e la misura cautelare interdittiva nei confronti di altri tre indagati, nonché il sequestro preventivo di beni per un valore stimato di 50 milioni di euro circa.

Vari sono i reati contestati: concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, favoreggiamento reale ed estorsione.

Antonio Lobello e Daniele Lobello sono agli arresti domiciliari con l’accusa di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio. Giuseppe Lobello è indagato anche per concorso esterno in associazione mafiosa, oltre ai reati contestati agli altri suoi congiunti.

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