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Pd, ira di Olga D’Antona: “Quello in casa nostra mangia pop corn con piedi sul tavolo”

Pd, ira di Olga D’Antona: “Quello in casa nostra mangia pop corn con piedi sul tavolo”

20 Maggio 2018 0 Di Marino Marquardt

Lo sdegno di Olga D’Antona, vedova del giurista ucciso dai terroristi: “Ragazzi fermate Matteo Renzi. Sta distruggendo il Pd”.

Olga D’antona: “Martina cosa fa? Non può permettere tutto questo…”

“E Martina cosa fa? Non può permettere tutto questo. Ragazzi fate qualcosa, quello è entrato in casa nostra, ha sfasciato tutto il mobilio e adesso si è messo a mangiare i pop corn coi piedi sul tavolo”. Olga D’Antona, moglie del giurista Massimo ucciso il 20 maggio in un attentato terroristico, esprime così tutto il suo disappunto verso l’operato di Matteo Renzi. E’ il suggello su una giornata tra le più nere del Pd. E’ la metafora che meglio rende l’immagine dell’ex Capo Scout di Rignano sull’Arno oggi ancora padrone del Pd.

Pd senza bussola e senza anima

Il giorno dopo l’Assemblea Nazionale terminata a tarallucci e fischi il Partito sempre più senza bussola, senza anima, senza futuro. Dalla Direzione del 12 marzo scorso all’Assemblea Nazionale di ieri  nulla è cambiato. Con Matteo Orfini croupier, si gioca a prender tempo, si decide di non decidere sulla spinosa questione del Segretario. Gli Zombie continuano a vagare lamentandosi nella Morgue del Nazareno, il Becchino di Rignano resta ancora ufficialmente in ferie ma sempre pronto a rientrare in servizio in caso di necessità, nel caso occorra atterrare, seppellire, inumare qualcuno…

Ricco di uomini senza qualità, strabordante di Quaquaraquà, il Pd appare sempre più inadatto ad avere una parte nella commedia proposta dal nuovo scenario politico frutto delll’esito del voto del 4 marzo.

Il Pd è un Partito senza qualità e non è in grado di rappresentare neanche la più lontana parodia di ciò che una volta si intendeva come forza politica di sinistra.

Il Pd è roba vecchia al pari di Forza Italia. E i rispettivi Leader impersonano il peggio nell’interpretare i ruoli-guida.

Renzi e Berlusconi, due facce della stessa medaglia

Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, due facce della stessa medaglia, due facce polverose, due teste incanutite nonostante la differenza anagrafica. Entrambi appartengono ormai al passato. E non a caso si ritrovano a far fronte comune contro la rivoluzione nata dal voto di marzo.

Lo strappo nel Centrodestra, le parole di Berlusconi contro Matteo Salvini, la piccata replica di questi e la critica della Leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni alla autocandidatura a premier del Padrone di Forza Italia non lasciano presagire nulla di buono per la coalizione. Uno strappo – insomma – che potrebbe essere prodromico all’abbrarccio tra l’ex Capo Scout di Rignano e il Condannato riabilitato di Arcore. Un incontro tra due debolezze. Senza futuro e con sguardo rivolto al passato.

Senza più iscritti e in debito di elettori, il potere interno nel Pd ormai può essere esercitato soltanto attraverso il controllo e la gestione delle Liste elettorali. E poco importa se il Leader non sia politicamente un’aquila. Importa che sappia tutelare amici e fedelissimi. Ancora una volta Quaquaraquà contro, dunque. Ma non su un progetto politico, non sulle idee. E la prossima battaglia – quella annunciata – sarà ancora una volta sulla scelta del nome di chi dovrà vergare i nomi degli aspiranti nominati in Parlamento. Affari privati, questioni di bottega…

Deprimente spettacolo di immensa tristezza.

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