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Pet in Italia, sono oltre 60 milioni e sono amatissimi dalle famiglie

Pet in Italia, sono oltre 60 milioni e sono amatissimi dalle famiglie

23 Maggio 2018 0 Di Francesca Pierpaoli

Nelle case degli italiani si stima vivano 30 milioni di pesci, poco meno di 13 milioni di uccelli, 7,5 milioni di gatti, 7 milioni di cani e 3 milioni tra piccoli mammiferi e rettili per un totale di circa 60 milioni e 400 mila pet.

Gli amici a quattro zampe sono ormai membri riconosciuti delle nostre comunità, in cui godono di nuove possibilità e servizi e dove, sempre più, forniscono anche un proprio contributo. È quanto emerge dal Rapporto AssalcoZoomark 2018, compendio annuale sul mondo dei pet, curato da Assalco (Associazione Nazionale tra le Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia) e da Zoomark International* con il contributo di Centro Studio Sintesi, di IRI Information Resources e dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI).

Il riconoscimento dei pet, tuttavia, va ben oltre l’ambito familiare. Sono numerose, ad esempio, le aziende che consentono ai lavoratori di recarsi in ufficio con il proprio animale da compagnia. 

Gli animali d’affezione, inoltre, hanno sempre più un ruolo attivo in società, con “incarichi di rilievo”. Per citarne qualcuno, oltre a fornire assistenza ai non vedenti, i cani oltre che in situazioni di emergenza possono prestare soccorso alle persone affette da diabete, grazie alla loro capacità di identificare le variazioni di glucosio nel sudore o nella saliva. I pet contribuiscono, inoltre, ai percorsi di riabilitazione più diversi: negli ospedali, ma anche nelle carceri e nelle terapie di supporto a ragazzi vittime di bullismo e cyberbullismo.

Gianmarco Ferrari, Presidente di Assalco, ha commentato: “Il Rapporto restituisce la fotografia di un Paese che denota una crescente sensibilità rispetto al ruolo sociale dei pet, radicata al punto da tradursi in richieste di una maggiore riconoscimento anche a livello giuridico ed economico. Seppur il “sentir comune” non abbia ancora trovato una piena traduzione nello sviluppo di norme, strutture e sistemi, l’attenzione per questi temi è alta. Sia da parte delle istituzioni e delle diverse parti politiche, sia degli enti e associazioni più autorevoli”.

Maggiore attenzione ai diritti degli animali

Negli ultimi cinque anni, parlamentari di tutti gli schieramenti hanno presentato DDL legati ai temi della tutela dei pet al ritmo di uno al mese (58 nel periodo 2013-2018). Nessuno, però, è stato approvato e la discussione sul testo non è mai iniziata per la maggior parte.

Le richieste avanzate sono molteplici. A partire da questioni legate allo “status” dei pet come l’inserimento dei pet nello stato di famiglia, che permetterebbe di formalizzare un processo che nei fatti è già in atto, o l’introduzione nella Costituzione italiana del principio della tutela degli animali, che allineerebbe l’Italia a Paesi più evoluti in materia come Austria, Germania e Svizzera.

Parallelamente, a livello amministrativo, da più parti si auspica la realizzazione di un’anagrafe nazionale degli animali d’affezione, che tenga traccia di passaggi di proprietà, trasferimenti e decessi. Rappresenterebbe un utile strumento nella lotta al randagismo e all’abbandono e consentirebbe di rintracciare più facilmente i pet in caso di smarrimento. Insieme all’inclusione degli animali d’affezione nel censimento della popolazione italiana del 2021, permetterebbe, inoltre, di avere una fotografia ufficiale di un fenomeno sociale ormai di primaria rilevanza.

Nonostante la crisi economica non abbia intaccato le cure che gli italiani riservano ai propri pet, tra le varie proposte emerge anche l’esigenza di riduzione della pressione fiscale. A oggi, infatti, l’aliquota IVA è al 22% per prestazioni veterinarie, farmaci e alimenti per animali da compagnia; al pari di un bene di lusso e tra i più alti livelli in Europa andando a penalizzare i bilanci delle famiglie.

 

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