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Pisa, quando ha suonato l’ultima campana del Conte Ugolino

Pisa, quando ha suonato l’ultima campana del Conte Ugolino

04 Ottobre 2016 0 Di Enrico Zini

Il ritrovamento dei resti del palazzo del Conte Ugolino a Pisa: è stato distrutto il 1 luglio 1288, nel pieno dello scontro tra guelfi e ghibellini, quando il popolo si ribellò al suo Capitano.

Pisa, quando il popolo ha suonato l’ultima campana per il conte Ugolino della Gherardesca

Il 26 agosto scorso gli scavi nel giardino di Palazzo Franchetti a Pisa hanno portato alla luce le vestigia del palazzo del Conte Ugolino: il pavimento di un ambiente interno, le rovine dei muri perimetrali esterni e tramezzi interni. La casa sarebbe stata distrutta nei primi anni del XIV secolo fino alle fondamenta. Sono stati inoltre rinvenuti i resti di un grande edificio della prima metà del XII secolo, adoperato fino alla metà del XV secolo come dimostrano le ghiacciaie seminterrate realizzate nello stesso periodo.

Guardando ciò che rimane di quella che una volta doveva essere un lussuoso palazzo, la mente non può che correre a quel primo luglio del 1288, giorno che segnò l’inizio della fine del potere di quella nobile casata a Pisa. All’ora nona, le tre del pomeriggio, di quel dì, le campane suonavano a raccolta. Quella del Comune suonava per i ghibellini, mentre per Ugolino martellava quella del Popolo.

Ugolino della Gherardesca, dopo aver usato la fazione ghibellina per liberarsi dell’ingombrante nipote Nino Visconti, si era rifiutato di dividere il potere con questa. A complicare le cose, per il nuovo Capitano del Popolo, era sopraggiunta una carestia che gli aveva alienato le simpatie della popolazione, già diffidente nei suoi confronti per le onerose trattative di pace da lui portate avanti con Firenze e Lucca e per le sue responsabilità nella sconfitta della Meloria subita dalla Repubblica ad opera di Genova.

A peggiorare i rapporti tra l’arcivescovo Ruggieri, capofazione ghibellino, e Ugolino, interviene l’uccisione di un nipote del primo ad opera dello stesso della Gherardesca in un impeto di rabbia. È in questo clima che si arriva al Consiglio di San Sebastiano in Chinzica, una piccola chiesa del XIII secolo che si trovava dietro Logge di Banchi, demolita nel 1945 a causa dei bombardamenti subiti.

L’argomento in discussione era la pace con Genova che avrebbe dovuto consentire il ritorno di alcuni capi ghibellini, ma in ballo c’era molto di più. Infatti, terminato l’incontro con un nulla di fatto, Ruggieri viene a sapere che Nino detto il Brigata, nipote di Ugolino, stava facendo affluire in città fuoriusciti guelfi. Per impedirlo, l’arcivescovo Ruggieri, impugnata una croce, guida nella sua crociata contro l’odiato rivale tutte le famiglie nobili ghibelline appoggiate da gran parte del popolo.

Così Carlo Marenco da Ceva, nel secondo volume delle sue Tragedie, racconta la battaglia:

Una fiera battaglia a cavallo, ed a’ piè , e dalle torri con ferro e con fuoco e con sassi si combattè per le vie di S. Sebastiano, e di S. Sepolcro vicino al palazzo del ConteDurò da nona a vespro il sanguinoso conflitto: ma cedendo alla fine gli Ugolineschi, e tutti in palagio ridottisi, e quell’ultimo asilo gagliardamente difendendo, i nemici infieriti vi appiccarono il fuoco.

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