Contenuto Pubblicitario
Più dell’onor poté il digiuno. La fame di spazi web spinge Vienna ad esibirsi su OnlyFans

Più dell’onor poté il digiuno. La fame di spazi web spinge Vienna ad esibirsi su OnlyFans

10 Novembre 2021 0 Di Katia F. Mazza

Il Vienna Tourist Board apre una pagina su Onlyfans, sito celebre per il soft porno. Ed è polemica.

Impossibile ma vero. Da qualche settimana l’ente del turismo viennese, Vienna Tourist Board, è presente con una pagina web su OnlyFans: sito dedicato principalmente all’intrattenimento per adulti dove professionisti e dilettanti del porno si esibiscono, per esempio, in foto di nudo e guadagnano denaro in base al favore degli utenti, i fan, che fruiscono del servizio in cambio di un canone mensile.

Ma quale nesso può sussistere fra il Vienna Tourist Board e il frequentatissimo nonché discusso luogo virtuale? Vero è che su OnlyFans, in rete dall’anno 2016, trovano spazio già da tempo anche figure come chef, esperti di fitness e musicisti. Il che può bastare a rendere comprensibile la singolare scelta? Quasi certamente no. Soprattutto se, approfondendo la notizia, scopriamo che i contenuti proposti dal Tourist Board sono opere d’arte. La selezione comprende veri e propri capolavori come alcuni dipinti di Egon Schiele, indiscusso maestro dell’espressionismo e protagonista della Secessione viennese. E, insieme all’irrequieto Schiele, anche la più placida Venere di Willendorf, scultura paleolitica risalente a circa 25.000 anni addietro, oggi custodita nel Museo di Storia Naturale di Vienna. Il mistero si infittisce. Forse un’operazione di didattica museale inclusiva?

Il nudo d’arte nell’era dei social network

L’iniziativa, come dichiarato, nasce soprattutto con l’intento di portare alla ribalta delle cronache internazionali l’ormai annosa questione del veto che, non di rado, social network come Facebook, Instagram o Tik Tok  operano nei confronti del nudo d’arte. In particolare i musei lamentano ostacoli o difficoltà allorquando dei nudi si trovano ad essere protagonisti delle loro campagne promozionali. In alcuni casi si tratta di questioni legate ai regolamenti interni. Altre volte, la responsabilità viene attribuita agli algoritmi.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Amor Vincit Omnia.

Un po’ di storia

Risale al 2010 uno dei primi esempi noti di questo fenomeno. Poco più di un decennio addietro: periodo che, calcolato in tempi informatici, equivale ad ere geologiche. Protagonista L’origine del mondo, olio su tela del francese Goustave Courbet. Appartenuta per lungo tempo alla collezione personale dello psicoanalista Jacques Lacan, l’opera, realizzata nel 1866, è un nudo femminile senza compromessi. Un totale disincanto risolto dall’intelligenza del titolo che, con l’impareggiabile maestria della metafora, disegna su questo corpo un velo di pudore fino a concedergli una grazia quasi angelica.

Non abbastanza però secondo quelli che all’epoca erano gli standard della community di Facebook. Almeno così ha continuato a sostenere, nel corso di una lunga contesa giudiziaria, un utente francese che si è visto chiudere il proprio profilo in seguito alla pubblicazione dell’opera e, per tale ragione, ha deciso di muovere causa contro il colosso di Menlo Park.

La sentenza sul caso, pronunziata nel 2018 da un tribunale francese, stabilisce che Facebook non ha adempiuto ai propri obblighi contrattuali disattivando l’account senza preavviso e senza spiegazioni. Ma dichiara infondata l’accusa mossa dal parigino Frédéric Durand-Baissas, non riscontrandosi un nesso causale fra la pubblicazione del dipinto e la contestata disattivazione. Ad ogni modo, una volta chiuso il procedimento legale, Facebook Francia ha dichiarato che da quel momento il dipinto di Courbet avrebbe trovato spazio fra le proprie pagine.

Attualmente risulta che il social network di Mark Zuckerberg ammetta esplicitamente immagini di nudo artistico. Tale aggiustamento pare però incidere poco sulla realtà delle cose. Come anticipato, la sciagurata sorte di Courbet non è un caso isolato. In tanti continuano a cadere sotto i colpi di questa scure virtuale che, piuttosto che decapitare, scorpora.

E a più riprese si legge di illustri opere inesorabilmente bollate col ‘marchio d’infamia’ del porno. Come il Cupido attribuito a Michelangelo Buonarroti recentemente esposto al Castello Sforzesco di Milano. Una statuetta di marmo la cui rappresentazione viene considerata una ˜violazione degli standard su nudo o atti sessuali”. Questo, almeno, quanto comunicato alla rivista Finestre sull’Arte la cui pagina Facebook è stata sottoposta a misure restrittive quali rallentamento del traffico e limitazione delle condivisioni da parte degli utenti. Medesima sorte, nel 2016, era toccata a un altro Cupido e ad un altro Michelangelo. Ci riferiamo a Michelangelo Merisi da Caravaggio e al Cupido di Amor Vincit Omnia, anch’esso bandito da Facebook.

Fra i social network più famosi, c’è poi il caso di Tik Tok che si dichiara consapevole del fatto che alcuni contenuti rimossi in base alle proprie linee guida “potrebbero essere di pubblico interesse” e si dice pronto a effettuare alcune eccezioni, ivi comprese quelle relative a documentari scientifici o artistici.

Ma, oltre a questo, niente di più. E ancora Instagram che, a causa di un nudo del 1910, ha censurato la pittrice russa Natalia Goncharova in mostra, a Firenze, nelle sale di Palazzo Strozzi.

La censura informatica del nudo d’arte

Diversi i tentativi di difesa da parte dei social. Quando le proibizioni non arrivano per questioni di policy  − particolarmente restrittive, poi, quelle sugli annunci pubblicitari −  a porre il veto sarebbero degli algoritmi. Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di algoritmi? In sostanza gli algoritmi sono istruzioni che servono a far funzionare le macchine da sole. Secondo Treccani con un algoritmo:

“si tende a esprimere in termini matematicamente precisi il concetto di procedura generale, di metodo sistematicamente valido per la soluzione di una certa classe di problemi”.

Va da sé che il problema in questione è quello di discriminare un’opera d’arte da una immagine pornografica. Ma non essendo ancora perfezionati al punto di poter sempre elaborare la complessità dell’esistente,  gli algoritmi preposti alla censura del porno finiscono per sospendere e disattivare innocenti profili social per riparare a quelle di volta in volta riconosciute come violazioni del regolamento. Dando vita, nei fatti, ad una sorta di reductio ad unum (riduzione a una cosa sola): processo interpretativo che riconduce e, mai come in questi frangenti, riduce fenomeni diversi ad un unico principio esplicativo.

L’intento è nobile. Oltre a questioni di buon gusto, si cerca con questi strumenti di contrastare piaghe sociali quali adescamento, pedopornografia o il più recente fenomeno del revenge porn. In troppe occasioni però sembra di trovarsi di fronte a quella che appare a tutti gli effetti una sorta di censura postmoderna.

Traslocare su OnlyFans. Che fare, poi, con gli inciampi degli algoritmi ?

Gli algoritmi sono uno strumento potente e capace, se ben gestito, di regalare meraviglie. Ma, come evidenzia la querelle sul nudo d’arte, possono avere degli inaspettati inciampi. Viene in mente l’epocale scena di Idiocracy, film distopico che prefigura un mondo dove il valore medio dell’intelligenza umana è colato a picco e dove in un lercio ospedale le macchine sono lasciate sole a fare, e anche a sbagliare, diagnosi mediche.

Ma ragionando di Intelligenza Artificiale − perché è  questo uno dei cardini del nostro discorso  − viene in mente anche una storia della serie What if, pubblicata sulla rivista The Economist, dove si immaginano scenari futuribili basati, fra le altre cose, sulle attuali conoscenze scientifiche.

Qui, una intelligenza artificiale di nome YOULIA, riceve il premio Nobel per la medicina dopo aver salvato 4 milioni di vite risolvendo il problema dell’antibiotico-resistenza. Due immagini ben differenti che meritano un eguale livello di riflessione. Ma che fare, ora, per agire sui nostri futuri possibili? E, nello specifico, che fare in attesa che gli algoritmi, queste sequenze finite di passi che specificano le istruzioni per risolvere un problema, vengano educati alla fotografia, alla pittura e alla scultura? Esistono soluzioni meno estreme rispetto a quella messa in campo dal Vienna Tourist Board? Attendiamo risposte a regola d’arte.

Contenuto Pubblicitario
Banner Istituzionale Italpress 666x82