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Primo giorno di quotazione, Bitcoin col botto alla borsa di Chicago

Primo giorno di quotazione, Bitcoin col botto alla borsa di Chicago

11 Dicembre 2017 0 Di Pietro Nigro

Cresce la frenesia per Bitcoin, che esordisce col botto alla prima giornata di quotazione dei futures legati alla criptovaluta.

Esordio con il botto per i futures quotati in Bitcoin

Le quotazioni delle azioni salgono, con le borse asiatiche che spingono anche quelle europee, la volatilità dei titoli è arrivata al minimo storico. Si attendono le decisioni sul ribasso dei tassi Usa del Governatore della Federal Reserve e quelle al rialzo dei tassi euro di Mario Draghi. Ma ad alimentare la frenesia del mercato, per non dire l’ossessione, sono i Bitcoin, la criptovaluta che questa mattina ha fatto il suo primo ingresso – e che ingresso – nei mercati mondiali dei titoli. Occhi puntati, infatti, sui primi contratti futures in Bitcoin, che hanno debuttato oggi al Cboe, il mercato delle option di Chicago e che consentono agli operatori di scommettere sul prezzo del Bitcoin a tre distinte scadenze: la prima è il 17 gennaio 2018, la seconda il 14 febbraio e l’ultima il 14 marzo del 2018.

Il titolo XBT, infatti, che ha esordito alla mezzanotte di oggi (ora italiana) sulla piattaforma Gemini, e che era quotato a mille dollari, ha aperto a 15.850 dollari, per poi schizzare fino a 18.600 (+22 per cento) ed attestarsi poi a 16.431 (“solo” +13 per cento). Insomma, un guadagno arrivato anche al 21 per cento. E un vero e proprio record, se si pensa che la valutazione del tutto virtuale del Bitcoin è salita da inizio anno del 1.600 per cento.

Un boom che sorprende, che alimenta le più frenetiche speculazioni, che ha già provocato qualche considerevole arricchimento ma che al contempo allarma e insospettisce istituzioni e operatori. Questi ultimi ben comprendono che non ci sono legami veri tra le valutazioni speculative, in questo caso quelle sui contratti futures, cioè contratti basati sul verificarsi di una condizione futura, in questo caso il Bitcoin, e il suo valore reale.

E ci sono perfino broker che non vogliono saperne di entrare nel gioco delle contrattazioni di questi nuovi futures, anche per il rischio eccessivo che li caratterizza.

Anche perché, il Bitcoin è una moneta che per la prima volta non è stata emessa da alcuna autorità e che viene scambiata su diverse piattaforme libere, con sbalzi di valutazione i più impensabili. Non a caso, gli operatori ritengono che, con l’inizio delle quotazioni di future basati sulla criptomoneta, almeno si avranno quotazioni ufficiali, precise e controllate, con un guadagno in trasparenza, efficienza sulle quotazioni, ampia liquidità e un sistema centralizzato di gestione degli ordini.

L’esplosione delle quotazioni di Bitcoin sta ponendo una serie di interrogativi sulla affidabilità e credibilità delle piattaforme dove si possono vendere e acquistare le valute virtuali, ma soprattutto c’è ancora incertezza su come devono essere qualificate le criptovalute.

Che non sono strumenti finanziari, visto che nessuno emette prospetti, e il Financial Stability Board non ha ancora capito se si tratti di una moneta. E che potrebbe anche diventare una versione tecnologicamente spinta della cara vecchia catena di Sant’Antonio.

Insomma, per ora i Bitcoin, come i cugini Litecoin, restano un fenomeno mediatico, un fatto eclatante di cui si parla sempre più, e anche un caso da osservare e studiare.

Invece, cresce sempre più il numero dei consumatori di tutto il mondo che li compra e li utilizza come valuta soprattutto per l’acquisto di beni e servizi on line. E iniziano a diffondersi perfino i prestiti valutati in Bitcoin.

Con buona pace di chi segue la crescita delle borse mondiali fino ai massimi del periodo, le notizie positive sui commerci cinesi e il dato in crescita dell’occupazione negli Stati Uniti comunicato venerdì scorso.

 

Settimana di decisioni per i tassi

Bitcoin a parte, quella che si è aperta oggi è una settimana di grandi decisioni politico economiche in tutto il mondo.

La più attesa, mercoledì prossimo, quella della Federal reserve, che quasi sicuramente comunicherà il rialzo dei tassi di interesse Usa, sulla scia di una stagnante crescita dei salari e dell’inflazione negli Stati uniti.

Al contrario, tutti si aspettano che la Banca d’Inghilterra e la Banca centrale europea confermeranno gli attuali tassi di sterlina ed euro, in ossequio a una pressione inflazionistica che sembra ancora trascurabile e nel tentativo di sostenere la normalizzazione per via monetaria delle rispettive economie.

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